Emergenza violenze sessuali in Svezia, perché omettere l’identità degli stupratori?

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Emergenza violenze sessuali in Svezia, perché omettere l’identità degli stupratori?

17 Novembre 2017

E’ vero, la legge è uguale per tutti, senza distinzione di razza, sesso o credo religioso. Ma forse è anche giusto che ogni cittadino sappia esattamente chi ha commesso un reato e perché lo ha fatto, se non altro per capire da chi, tendenzialmente, stare alla larga. Non la pensa così il ministro della Giustizia svedese, Morgan Johansson, che invitato dai moderati a dare spiegazioni sull’escalation di violenze sessuali ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di far sapere qual è il profilo “tipo” degli stupratori. 

Qual è il problema? Che male c’è nel condividere con l’opinione pubblica informazioni relative all’età, l’origine e all’estrazione sociale dei balordi che vanno in giro per la Svezia vomitando il loro odio sulle donne? Non occorre essere dei geni per capire che la reticenza del ministro, e non di uno qualunque, ma della Giustizia, ha il sapore terribile di quel politically correct che sta mandando in frantumi l’Europa. Ha forse, il ministro, paura di ammettere che tra gli stupratori ci sono molti immigrati, e magari, musulmani? A voi non interessa – è il suo ragionamento – sapere che lingua parlano, che Dio pregano, da quale parte del mondo arrivano: sono uomini, e tanto basta. 

Invece non basta affatto. Ammettere la verità ed, eventualmente, riconoscere gli errori di un progressismo smodato che la nazione intera sta pagando a caro prezzo è un atto di semplice onestà. Il dibattito interno ha ormai raggiunto livelli di tensione altissima, evidentemente proporzionale alla paura di nuove violenze. Il Governo però fa finta di niente, perché tutto, dice, è sotto controllo: proprio come sotto controllo era la radio che, in seguito a un attacco hacker, l’altro giorno ha diffuso per 30 minuti in tutta la Svezia una canzone usata dall’Isis per reclutare i suoi combattenti.   

La paura si vince mettendo a nudo il nemico, dandogli un nome e, possibilmente, un volto. Anche se a descriverlo è la statistica. Il ministro Johansson tiri fuori i dati: potrebbe essere un buon inizio per interrompere il vortice di violenza.