Emiliano vuole le carte che fanno traballare la sua poltrona (attuale e futura)

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Emiliano vuole le carte che fanno traballare la sua poltrona (attuale e futura)

15 Marzo 2012

«Non è arrivata alcuna richiesta dal Comune e comunque credo che tecnicamente non abbia titolo ad avere le carte del fascicolo» E’ quanto ha dichiarato il capo della Procura di Bari, Antonio Laudati, a proposito dell’istanza che sarebbe stata presentata dal Sindaco Michele Emiliano per ottenere le carte dell’inchiesta De Gennaro al fine di poter avviare un’indagine amministrativa interna (e, nel mentre, dare una sbirciatina a cosa c’è dentro).

Clientele e malaffare rispuntano, come brutti incubi, nella politica pugliese. Sembrava che l’affaire Tedesco, con le sue inchieste sulla Sanità, fosse il risultato peggiore della primavera pugliese; invece, a quanto pare, si trattava solo della punta di un iceberg ben più grande e che sta pian piano affiorando in superficie.

Questa volta il governatore, Nichi Vendola, non è coinvolto: è il suo compagno di ventura, Michele Emiliano, a tremare per l’indagine della magistratura che ha portato agli arresti i fratelli De Gennaro tra cui Gerardo, il più grande sponsor politico dell’ex magistrato antimafia. L’imprenditore edile e consigliere regionale del Partito Democratico è accusato di aver gonfiato i bilanci per realizzare i fantasmagorici parcheggi sotterranei in Piazza Cesare Battisti e di aver instaurato un rapporto amichevole e clientelare con il Sindaco di Bari.

Secondo la magistratura, la Dec – l’impresa edile dei De Gennaro – avrebbe avuto la possibilità di gonfiare bilanci per gli appalti pubblici, modificare la destinazione di alcune palazzine costruite a Bari e danneggiare – irrimediabilmente – un orto botanico secolare. Il tutto sarebbe stato fatto sotto l’occhio, volutamente disattento, del Sindaco di Bari e del comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, anche lui indagato.

Michele Emiliano nega tutto e giura che questo sistema di potere, legato a edilizia e appalti pubblici, “non c’è mai stato”. Che qualcosa non quadrasse, a dire la verità, si era percepito già sul finire del 2011, quando l’assessore comunale “tecnico” Annabella De Gennaro consegnò in fretta e furia le dimissioni nelle mani del Sindaco. La giovane e rampante erede del gruppo Dec si giustificò con una dichiarazione laconica riguardante “problemi personali”, ma all’epoca non fu del tutto convincente. È probabile che nell’aria si sentisse già odore di indagini; forse, non ci si aspettava ancora il tintinnio di manette che martedì scorso ha sconvolto, ancora una volta, il centrosinistra pugliese.

Del resto, il rapporto tra Michele Emiliano e Gerardo De Gennaro ha radici profonde e le inchieste dimostrerebbero come non sia affatto incominciato nel 2010, quando l’imprenditore edile è stato eletto consigliere regionale nelle liste del Partito Democratico. L’amicizia risalirebbe indietro nel tempo, quando in occasione del Natale 2007, ad esempio, De Gennaro pare abbia regalato al Sindaco ostriche e champagne. Un pasto indigesto per Emiliano, che ora rischia di veder compromessa non soltanto la sua posizione da Sindaco ma anche – e soprattutto – la sua corsa verso la guida della regione Puglia. “È chiaro che la rappresentazione che viene data della mia persona mi fa soffrire – dichiara Emiliano – ma intendo ripristinare al più presto la verità dei fatti”. Verità che, senza dubbio, dovrà essere certificata dalla magistratura, con i tempi e i modi propri di uno stato di diritto.

Ma se per un giudizio penale della vicenda si dovrà legittimamente aspettare, le valutazioni di carattere politico sono già a portata di mano. La vicenda De Gennaro ha molto in comune con il caso Tedesco, che ha rivoluzionato il pianeta Sanità in Puglia. Ci sono i politici del Partito Democratico, ci sono gli affari, le ostriche e lo champagne – ironia della sorte, infatti, quel Natale 2007 Emiliano, Tedesco e Introna (all’epoca vicepresidente di giunta) ricevettero da un poco fantasioso De Gennaro lo stesso regalo. Ci sono, inoltre, i due maggiori esponenti di quella primavera pugliese che ultimamente ha infiammato le penne dei maître à penser levantini: Michele Emiliano e Nichi Vendola sono i leader politici che hanno in qualche modo – più o meno direttamente e consapevolmente, per questo bisognerà aspettare il giudizio dei magistrati – assecondato questi sistemi di potere. Proprio loro, sedicenti esponenti vivaci del vento del cambiamento e della morale irreprensibile.

Insomma, come ha commentato Gaetano Quagliariello, vice presidente vicario dei senatori Pdl, – e con lui altri esponenti del centrodestra pugliese – a prescindere dalle valutazioni di carattere penale evidenzia come “all’ombra delle amministrazioni Emiliano e Vendola sia proliferato un sottobosco di interessi, di legami poco chiari e di clientele, che dalla sanità alle opere pubbliche, passando dalla cultura, ha permeato i gangli vitali della vita pubblica e dei circuiti economici sul territorio”.

Lo scenario, già profondamente complesso, diventa nero per Emiliano se si allarga l’obiettivo e si tiene conto anche della vicenda del Petruzzelli. L’ente lirico è balzato agli onori della cronaca la settimana scorsa e l’eco delle polemiche su gestione e assunzioni non accenna a rientrare. "Se qualcuno può dimostrare che c’è solo uno di voi che è stato selezionato in maniera politica io mi dimetterò " aveva tuonato Emiliano. Alla luce degli eventi, magari il Sindaco di Bari dovrebbe cominciare a nutrire qualche preoccupazione.