Eni, Enel, Finmeccanica, Poste. Il Berlusconi IV alla prova delle nomine

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Eni, Enel, Finmeccanica, Poste. Il Berlusconi IV alla prova delle nomine

13 Maggio 2008

Che la “golden share nelle mani del Governo si esprimerà nella direzione di una riconferma della massima parte dei dirigenti” delle grandi aziende partecipate dallo Stato, come da tempo dice Silvio Berlusconi, significa sicuramente che il neogoverno ragionerà in termini di performance e risultati ottenuti e non in base a logiche di potere. Ma questo non vuol dire che i board di Enel, Eni e Finmeccanica non saranno stravolti, non foss’altro perché lo spoil-system toccherà anche le ambitissime poltrone dei consiglieri d’Amministrazione. Infatti, se da una parte i tre “numero uno” delle più grandi aziende italiane a controllo pubblico quotate in Borsa, Fulvio Conti (Enel), Paolo Scaroni (Eni), Pierfrancesco Guarguaglini (Finmeccanica) continueranno a mettere in atto strategie di management vincenti volte alla crescita e al rafforzamento fino alla scadenza del prossimo mandato, dall’altra vedranno comunque cambiato l’assetto del Cda (sono giorni frenetici per i consiglieri espressi dall’Udc, per esempio). C’è poi qualche poltrona calda che rischia di liberarsi, come la presidenza di Eni ed Enel. Ancora: c’è il nodo-Poste, su cui sono puntati gli occhi della politica, del mercato e del mondo finanziario e manageriale in genere. E c’è, infine, la girandola di nomi che ruota attorno alla Rai.

Vale la pena partire da Poste, società per azioni il cui capitale è posseduto per il 65% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per il restante 35% dalla Cassa Depositi, trasformata nel 2003 in Spa e partecipata anch’essa dal Tesoro per il 70% e dalle Fondazioni bancarie per il restante 30%. Poste Italiane è sotto il controllo e la vigilanza del Ministero delle Comunicazioni e attualmente è guidata da Massimo Sarmi. Portato al vertice dell’azienda nel 2002 dall’allora vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini, Sarmi lascia dietro di sé una serie di risultati positivi ma nonostante goda della fiducia degli operatori del settore è vittima del fuoco incrociato in An. Perché in realtà, la partita-Poste si gioca su tutta all’interno del partito oggi guidato da Ignazio La Russa. Secondo quanto risulta a l’Occidentale il neopresidente della Camera, ma più di lui il ministro per i Trasporti e le Infrastrutture, Altero Matteoli, starebbero spingendo per “piazzare” ai vertici della società Marco Zanichelli, dirigente d’azienda oggi nel board di Finmeccanica ma di cui si ricorda soprattutto l’esperienza (secondo alcuni non brillante) in Alitalia – di cui è stato, per soli otto mesi (dal 24 febbraio al 7 maggio 2004) anche amministratore delegato.

Sebbene Zanichelli sia in cima alla lista, le varie anime di An spingono in più direzioni. Ormai da giorni circola il nome di Ferruccio Ferrante, ex di Sviluppo Italia e risulta ancora in lizza, per esempio, Giovanni Ialongo (arriva da Ipost). Indiscrezioni di stampa davano come candidato anche un altro interno a Poste, Massimo Bragazzi (nell’attuale organigramma occupa la carica di chief network and sales, una funzione legata alle attività di merchandising di Poste Italiane nei negozi “Shop-in-Shop” degli uffici postali). Insieme alla partita relativa alla presidenza, sarà anche curioso vedere come il nuovo Esecutivo dopo aver indicato il sostituto di Sarmi affronterà il nodo-consiglieri. Cosà farà infatti il Berlusconi IV davanti alla decisione della Finanziaria dello scorso anno che aveva stabilito di ridurre da 9 (come sono attualmente) a 5 i consiglieri? Una bella gatta da pelare, considerato che quella di consigliere d’amministrazione di Poste Italiane è una poltrona importante e ambita e le “bocche da sfamare” sono sempre numerose.

Un discorso a parte merita Finmeccanica. Il giro di nomine, sembra toccherà anche il primo gruppo italiano attivo nella difesa e nell’aerospazio. Pier Francesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato, potrebbe lasciare la poltrona da presidente e mantenere solo quella di amministratore delegato. Sebbene si sia vociferato a lungo di una spartizione di potere in favore di Giorgio Zappa, ai vertici dell’azienda come presidente sembra possa arrivare l’imprenditore e politico (viene da Forza Italia) Gianpiero Cantoni.

Per quanto riguarda Enel ed Eni invece, a essere in bilico potrebbero essere le due poltrone da presidente. Nel caso di Roberto Poli (Eni) la cosa sembra ormai certa mentre per quanto riguarda Enel è un susseguirsi di voci. Fatto sta che secondo le ultime indiscrezioni potrebbe migrare verso altri lidi anche Piero Gnudi. Nelle passate Legislature Gnudi ha vantato ottimi rapporti sia con il centrosinistra sia con il centrodestra, o per dirla con altre parole, sia con l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi sia con il leader dell’Udc Pierferdinando Casini. Questo legame trasversale sarebbe alla base dei rumors di palazzo che danno la sua come una delle teste destinate a cadere. E secondo indiscrezione di stampa, sullo scranno più alto della più grande azienda elettrica d’Italia e seconda utility quotata d’Europa per capacità installata, potrebbe sedersi l’ex sindaco di Busto Arsizio Gianfranco Tosi, spinto dal leader della Lega Nord in persona, Umberto Bossi.

C’è poi la Rai (tra una ventina di giorni si chiude il mandato). Dell’attuale Cda lasceranno la poltrona Gennaro Malgieri (ora deputato), Sandro Curzi (Rifondazione), Giuliano Urbani (Fi), Carlo Rognoni (Pd) e Angelo Maria Petroni che ha esaurito i mandati a disposizione. Tra le new entry circola insistentemente il nome del leghista Antonio Marano. Poi quello di due candidati vicini al Pd come Antonio Di Bella, attuale direttore del Tg3 e Marcello Del Bosco. Nel Pdl circola invece il nome di Guglielmo Rositani.

Dovrebbero conservare la poltrona Giovanna Bianchi Clerici (Lega), Marco Staderini (Udc) e Nino Rizzo Nervo (Pd), quest’ultimo addirittura è in corsa per fare le scarpe al presidente Claudio Petruccioli (Pd), la cui conferma è fortemente a rischio. Anzi, in lizza per la poltronissima ci sarebbero anche Angela Buttiglione (quota Udc) e Antonio Caprarica, attuale direttore del Giornale radio (il cambio del Cda comporterà anche il cambiamento delle direzioni di rete).

Se sulla Rai sono puntati gli occhi della politica, alle società partecipate dallo Stato e quotate in Borsa guarda con attenzione il mercato. Si tratta di aziende in salute che grazie a management efficienti hanno portato avanti strategie di rafforzamento (e a volte risanamento dei settori più deboli) e avviando piani di sviluppo volti ad espandersi in modo significativo anche all’estero. Parte proprio dagli ottimi risultati conseguiti la linea di continuità che il Governo Berlusconi (salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, alquanto improbabili) ha annunciato di voler perseguire in merito al rinnovo dei vertici. Una risposta al mercato. Una risposta agli operatori del settore che chiedono alla politca di privilegiare criteri di competenza e professionalità. Un forte segno di discontinuità rispetto al Governo Prodi.