Entro giugno via alle liberalizzazioni. Sarà la volta buona?
07 Aprile 2010
Vigilia di Pasqua. Tema: riforma dei carburanti. Stefano Saglia, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico con delega all’energia: "Il confronto con tutte le categorie interessate sta giungendo a proposte condivise". La finalità dei quattro tavoli sulla riforma del mercato petrolifero istituiti al Mse con tutti gli operatori è di giungere a posizioni condivise in merito alla razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti. Obiettivo: ridurre il prezzo di benzina e gasolio.
Detta con le parole del sottosegretario, la riforma punterà ad “azzerare entro la fine della legislatura lo stacco speculativo sul prezzo industriale della benzina esistente tra l’Italia e la media dei Pesi dell’Unione europea (il differenziale con l’Europa è di 3-4 centesimi, ndr)”.Tra le possibili novità la variazione settimanale dei prezzi alla pompa e la tanto invocata razionalizzazione della rete dei distributori con un aumento dei self-service e degli orari di servizio (almeno per i distributori non oil) e con più distributori gpl e metano e meno dedicati a benzina e gasolio.
Intanto, anche ieri alcune compagnie hanno ritoccato i listini all’insù, portando la verde ad un massimo di 1,427 euro. Al punto da spingere i consumatori a chiedere con sempre più insistenza un intervento immediato del governo, almeno sul fronte fiscale. Secondo la consueta rilevazione della Staffetta Quotidiana, se Agip, Api/Ip ed Esso rimangono ferme ormai da tre settimane, si muovono invece la Shell, che ha portato a 1,427 euro il prezzo della benzina e a 1,254 euro quello del gasolio; la Tamoil, salita fino a 1,419 euro per la verde e 1,249 euro al litro per il diesel; la Total dove il prezzo della benzina è arrivato a 1,424 euro al litro e quello del gasolio a 1,254 euro. Ma in alcuni distributori, in particolare in regioni come Campania, Liguria e Marche dove vigono addizionali sulle accise, i listini della verde superano già 1,45 euro al litro. Alla luce dei rincari e delle conseguenti polemiche, il pressing sull’Esecutivo affinché intervenga, si fa sempre più forte.
Ma quello dei carburanti non è l’unico neo del sistema-Italia. Nel paese del clientelismo, delle truffe e della poca libertà economica, non è difficile incappare in situazioni borderline nelle quali l’offerta concorrenziale è ridotta ai minimi termini. Ferrovie, Poste e assicurazioni rientrano a pieno titolo nei comparti da revisionare, ed è per questo che sono comprese nel dossier allo studio di via XX Settembre. Del resto, la necessità di riagganciare il treno della ripresa con un’iniezione di vitalità economica rende improrogabile la riapertura della stagione delle liberalizzazioni, che dovrebbe cominciare entro giugno.
Lo strumento normativo di particolare efficacia per completare il processo di modernizzazione concorrenziale dell’economia nazionale è rappresentato dalla legge annuale per il mercato e la concorrenza in corso di definizione (lì potrebbero confluire le misure per la rete dei carburanti, il gas e l’aumento della concorrenza nelle ferrovie regionali) ma importanti modifiche potrebbero essere comprese all’interno di veicoli normativi già messi in moto come il Ddl comunitaria (che interessa Poste) o il decreto incentivi (che potrebbe comprendere la "revisione" delle assicurazioni).
La legge per il mercato e la concorrenza andrà a regolare anche alcuni aspetti critici del trasporto ferroviario. Partendo dal presupposto che le difficoltà incontrate dal processo di liberalizzazione del comparto si traducono in condizioni di offerta scarsamente concorrenziali sia in termini di prezzo che di qualità del servizio, l’Antitrust (che ha inviato una dettagliata relazione al Governo e al Parlamento in vista dell’approvazione della legge) ha puntato un faro soprattutto sulle opacità legate al trasporto ferroviario regionale, per le quali si auspica “una distinzione fra gli ambiti aperti alla concorrenza nella fornitura dei servizi ferroviari e gli ambiti in cui tali servizi di trasporto costituiscono servizio pubblico”.
Per l’Antitrust hanno pesato la mancanza di una chiara distinzione tra settori aperti alla concorrenza e settori che svolgono il servizio pubblico, insieme alla prassi delle proroghe di concessioni di lunga durata nel trasporto regionale. Il risultato? Sussidi pubblici destinati al servizio pubblico obbligatorio finiscono per essere utilizzati da FS nei settori aperti alla concorrenza, con aggravi dei costi per l’erario e disorsioni della competizione. Proprio per minimizzare il ricorso ai sussidi pubblici, il garante della concorrenza ha suggerito anche di procedere tramite gara all’aggiudicazione della gestione dei servizi di trasporto nelle aree non profittevoli, ad iniziare da quelli regionali.
Sui servizi postali, l’Autorità ha constatato che Poste, fornitore del servizio universale, ha potuto “estendere il proprio monopolio in riserva legale anche nelle aree già aperte alla competizione”. I tempi per una revisione del settore stringono se si considera che entro il 31 dicembre 2010 dovrà essere recepita la direttiva europea 2008/6 che porterà a una piena liberalizzazione del comparto aprendo il mercato interno dei servizi postali, quindi eliminando ogni possibilità di mantenere ambiti riservati, anche per i plichi di peso inferiore a 50 grammi.
L’Antitrust ha anche segnalato la necessità che s’intervenga sul servizio postale universale per rivedere sia le condizioni di accesso alla rete postale, attualmente nella sostanza definite da Poste Italiane, sia gli aspetti tariffari per la fornitura dei relativi servizi. Proprio per supervisionare la macchina, è stata proposta l’individuazione di un regolatore indipendente (per adempiere a questo compito è stata ipotizzata l’entrata in scena dell’Authority per le comunicazioni presieduta da Corrado Calabrò). Intanto, la discussione sull’emendamento che prevede la delega al governo per emanare un decreto legislativo con l’obiettivo di assicurare che entro l’anno “non siano concessi né mantenuti in vigore diritti esclusivi o speciali per l’esercizio e la fornitura di servizi postali”, riprende oggi in commissione alla Camera.
Anche i servizi autostradali e aeroportuali, gestiti in maniera insoddisfacente da concessionari che operano in monopolio, con concessioni di lunghissima durata, sono finiti sul banco degli imputati. Insieme con il comparto assicurativo, per il quale sono appunto previsti ritocchi. Secondo il Sole24Ore il ministero dello Sviluppo avrebbe già pronta la norma che dovrebbe sanare la situazione di impasse e confusione generata dalla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha reso facoltativo il risarcimento diretto, consentendo agli automobilisti di chiedere i rimborsi non solo al loro assicuratore (in base al nuovo sistema introdotto il 1° febbraio 2007) ma anche alla compagnia del danneggiante, come avveniva in precedenza.
La correzione, sollecitata sia dal mercato sia dall’Isvap, indica sempre il quotidiano economico, potrebbe concretizzarsi durante l’iter parlamentare per la conversione in legge del decreto incentivi.