Erdogan ha in mente una specie di Schengen che inizia in Georgia
20 Giugno 2011
Il 31 maggio 2011, la Turchia e la Georgia hanno firmato un accordo molto importante che porta alla gestione congiunta della frontiera tra questi due paesi. Tale accordo prevede la gestione unificata dei compiti della polizia di frontiera e della dogana ed é orientato soprattutto verso la semplificazione delle procedure doganali. Inoltre, a partire da subito, sarà possibile passare da un paese all’altro muniti solamente di carte d’identità elettroniche, senza bisogno del passaporto o del visto. Trattandosi di una zona geografica molto particolare, tale accordo è un segnale estremamente incoraggiante.
Sembra ancora più importante, soprattutto, se prendiamo in considerazione l’estrema rivalità tra i paesi della zona del Caucaso, ad esempio tra la Georgia e la Federazione Russia, tra l’Azerbaigian e l’Armenia e tra essa e la Turchia. Di conseguenza, tra questi stati non solo non esistono simili modelli di gestione delle frontiere, ma addirittura non esistono neanche valichi di frontiera che permettessero di entrare da un paese all’altro. L’unica eccezione in questo esempio riguarda la Georgia e la Russia, che nonostante si tratti di due paesi in conflitto, hanno mantenuto il comune buon senso, riuscendo a tenere le frontiere aperte ed a non interrompere il rapporto stretto di contatti tra questi due popoli.
Invece, ogni altra strada tra i paesi del caucaso è rigorosamente off limits. Ad esempio, la frontiera tra l’Armenia e l’Azerbaigian è completamente serrata. Le linee di frontiera sono sorvegliate solamente dai rispettivi eserciti in "guerra" tra loro per colpa del conflitto di "Nagorno Karabakh". Questa piccola e montuosa regione dell’Azerbaigian è pressoché interamente occupata dall’esercito armeno dai tempi dei primi anni novanta. Questa è la ragione principale per cui ogni collegamento terrestre tra questi due paesi è chiuso. E’ sempre il Nagorno Karabakh, il motivo per cui la Turchia tiene in isolamento lo stato Armeno. Ankara appoggia la posizione di Baku in questo conflitto e tiene chiusa la propria frontiera con gli armeni. L’unico collegamento con il mondo esterno per l’Armenia é tramite la Georgia.
Tale collegamento permette a Yerevan di rimanere in contatto con la Federazione Russa, il suo principale alleato economico-militare. Per essere ancora più precisi, la Georgia è l’unico paese in tutto il Caucaso che è riuscito a mantenere la politica delle frontiere aperte con tutti i paesi vicini, inclusa la Russia, con cui, come abbiamo detto di recente, ha da poco avuto un conflitto armato e la quale, ancora oggi, occupa due delle sue province. Considerato il fatto che il modello di collaborazione turco-georgiano si ispira ai più evoluti modelli di cooperazione trans-frontaliera europea (soprattutto è stato copiato il modello franco-svizzero di qualche anno fa) e quindi necessità della massima trasparenza procedurale e doganale, il resto dei paesi della zona non sono ancora inclini ad accettarlo come una soluzione praticabile. La diffusa corruzione e la mancata sovranità della legge e dell’ordine, insieme all’instabilità di alcune zone di confine, renderebbero impossibile l’apertura completa delle loro frontiere.
Considerati i fatti, l’accordo turco-georgiano ha anche un carattere simbolico e si spera segni l’inizio verso il cambiamento positivo nella zona in generale. Trattandosi di una zona del Caucaso, che per metà è parte integrante storico del continente Europeo, suscita una scintilla di speranza in più per tutti noi. Ogni ulteriore appacificamneto della zona è negli interessi dell’intero continente. Si spera che tale esempio di integrazione pacifica serva come monitor al resto dei paesi vicini.