Erri de Luca, narratore non credente affascinato dalla Bibbia e da Gesù

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Erri de Luca, narratore non credente affascinato dalla Bibbia e da Gesù

21 Novembre 2009

“Sono non credente, ma scrivo di Maria e di Gesù di Nazareth, perché sono un narratore e distinguo il piano personale da quello di scrittore”. Non è una contraddizione in termini quella che vive Erri De Luca, scrittore napoletano che si autodefinisce ‘non credente’ ma autore di libri di approfondimento delle Sacre Scritture. Come ‘Penultime notizie di Ieshu/Gesù’ (edizioni Messaggero di Sant’Antonio) che in pochi giorni ha già venduto 10mila copie.

In questa intervista l’autore partenopeo parla di sé, e rivela una parte della sua vita: il rapporto con la Bibbia. “Quante volte ho letto la Bibbia? Non le ho contate, ma la studio tutti i giorni… fate voi il conto”. Racconta come è nata l’idea di scrivere un libro su Gesù, il suo rapporto con la fede,  il suo legame con l’ebraico antico e la Sacra Scrittura. E traccia una analisi piuttosto critica della situazione politica italiana, così come ritiene “l’identità cristiana in Europa una delle tante identità, che va tutelata come le altre”.

Nel libro su Gesù firmato da Erri De Luca si raccolgono diverse storie: quella di Abramo e Isacco, l’Annuncio, la nascita, la storia di Giuseppe, i re magi, Gesù ragazzo, Gesù morto sulla croce, “Queste pagine – scrive l’autore – si aggirano nella seconda metà del 3700 secondo il calendario ebraico. Non era ancora stato inaugurato il nuovo calcolo cristiano. Il suo anno zero e i successivi appartenevano ad altra numerazione”.

Come è nato il progetto di un libro su Gesù?

Sono un lettore assiduo di scritture sacre, in particolare quelle dell’Antico Testamento, e uno studioso dell’ebraico antico. Non faccio distinzione fra l’Antico e il Nuovo Testamento, tra la divinità dell’Antico e la divinità del Nuovo. Li considero naturalmente un testo unico. Nel caso di Ieshu, Gesù, mi capita spesso di ricevere soprattutto vicino alle feste comandate richieste da parte di organi di informazioni di qualche commento alla festività in corso. Così come è avvenuto per ‘In nome della madre’ (una riflessione su Maria, ndr), perché considero il Natale la festa della Madre e non del figlio. Il resto e il seguito di quella vita, invece, mi riguarda sempre come lettore non credente, considerando quella storia una storia unica, eccezionale anche dentro quel corpo di Scritture Sacre. Quelle vicende sono continuamente delle eccezioni alla regola, sono continuamente una forzatura della vicenda umana nell’ambito del progetto divino. Sin dalla trasgressione dell’albero del bene e del male.

Perché ‘penultime’ notizie su Gesù?

Perché quelle che si trovano nei Vangeli sono necessariamente penultime. Le ultime notizie spetteranno al ritorno della promessa cristiana e alla sua realizzazione.

Lei si definisce ‘non credente’. Però scrive di Maria, di Gesù…

Non mischio quello che faccio con la mia scrittura narrativa, con la lettura delle cose sacre. Penso di tenerle ben separate, di distinguere il ruolo di scrittore e quello di lettore. Sono dei libri in cui racconto dei dettagli di quelle vicende, che sono per me facili da identificare conoscendo la matrice ebraica di quelle storie.

Ha studiato e studia ancora l’ebraico antico. È una lingua molto difficile?

No, affatto. Il russo sì che è difficile. Delle lingue che studio, il russo è più difficile. L’ebraico antico è una lingua ferma e scritta, non la trovo così difficile.

Perché questa passione così forte per l’ebraico antico? C’è un motivo particolare, un’origine?

Sì, in effetti c’è un’origine. Una volta, ero in un luogo sperduto, ma non rivelo quale, e mi sono imbattuto in una Bibbia. C’era solamente quel libro e mi è piaciuto tanto, perché non era letteratura, non voleva accattivarsi l’interesse del lettore. Invece raccontava una storia che non permetteva nessuna identificazione tra una divinità che voleva rivelarsi e delle creature che accettavano la sua novità.

Lei si definisce ‘non credente’ e non usa il termine ‘ateo’. Perché?
 
Ateo è qualcuno che ha risolto il problema una volta per tutte. Esclude la possibilità proprio dal suo orizzonte e in questo modo riduce la sua relazione con le persone di fede perché le considera delle persone bisognose di un supporto, di un appoggio, di una protesi per mantenersi. L’ateo è un soggetto che ha risolto la questione e in questo è simile al talebano, che non ammette obiezioni alla sua conclusione. Il ‘non credente’, invece, è una persona che tutti i giorni frequenta le Scritture Sacre, anche se resta una persona che non può rivolgersi alla divinità.

Lei dunque ammette la possibilità di diventare credente?

No, ammetto nella vita degli altri la possibilità di credere. Ho conosciuto tanti cattolici, specialmente al tempo della guerra in Bosnia, quando ero autista dei loro convogli. Vedevo che con quella notizia svolgevano una attività magnifica. Ma io non posso rivolgermi nella mia vita alla divinità, posso parlare della divinità, ma non gli do del Tu. Posso parlarne, ma non mi ci rivolgo.

Quante volte ha letto la Bibbia?

Non tengo il conto, la leggo tutti i giorni, diciamo che è una unità di misura molto elevata. Considerata la mia età faccia lei il conto.

Secondo lei esiste un sentimento religioso in Italia?

Sì, esiste e sempre esisterà, perché è insito nella specie umana, fa parte della vita dell’essere umano.

Lei crede che in Italia si possa parlare di ingerenza della Chiesa nel dibattito politico?

Sì, più per tradizione. Nel passato era una cosa più organica. Il partito di maggioranza, la Democrazia cristiana, era legato alla Chiesa. Adesso interviene più che altro sui temi etici.

Ma anche in politica? Che ne pensa dei cattolici in politica?

Più che ingeranza della chiesa, direi che si verifica il contrario: i cattolici in politica cercano di guadagnarsi il consenso della chiesa. Nella politica c’è un uso strumentale del fatto religioso; la politica cerca di guadagnarsi il consenso della chiesa.

In questo tempo che viviamo, riconoscere un’identità cristiana non è comunque importante per non perdere l’identità dell’Occidente?

L’identità cristiana è una delle identità di questo continente, che non è una espressione politica, magari lo volessero. Ma in Europa c’è solo l’unione delle monete e delle polizie. La componente cristiana è una delle componenti di questo intruglio storico che riguarda il Vecchio Continente. Sono a difesa e a favore del rispetto di tutte le identità. Sono anche a favore della difesa dei dialetti.

Quindi, della proposta della Lega, cioè dell’insegnamento dei dialetti a scuola?

Sono a favore di quello che propone la Lega e di tutti coloro che hanno a cuore la difesa dei dialetti. Penso che, ad esempio, andrebbero insegnate ai ragazzi di Napoli una decina di canzoni in napoletano.

Quale analisi traccia dello stato attuale della letteratura italiana?

Mi piacciono le letterature di popoli che vengono da esperienze potenti. La letteratura ha questo potere di rendere ragionevoli e sopportabili i morti, i lutti, le grandi disavventure e avventure. Mi interessa ad esempio la letteratura israeliana e di tutti quei Paesi che hanno tanto da insegnare. Il nostro è un Paese che ha poco da raccontare. Mancano delle belle storie…

Si dice che in Italia si legge poco, i giovani leggono poco…

Non credo che i giovani leggano poco, anzi mi sembra che il formato libro sia un prodotto oggi molto più venduto di vent’anni fa. Mancano però delle belle storie, delle grandi esperienze, ci raccontiamo le storie di trentenni che vivono un disagio urbano sentimentale. E questo è triste.

Come giudica la situazione politica attuale?

Insignificante, in assoluto. L’Italia non conta niente nello scacchiere internazionale. Da un punto di vista interno la competizione tra maggioranza e minoranza (non la chiamo opposizione) è semplicemente una contrapposizione tra concorrenti e oppositori, vendono la stessa merce. È per questo che hanno bisogno di strillare la loro animosità, il loro litigio, come capita proprio tra quelli che vendono merci. La situazione è una rissa tra concorrenti, tra affini.

Una critica verso entrambi gli schieramenti?

Più che altro una indifferenza. La politica attuale è insignificante, non merita nemmeno di essere seguita. Rispetto al dibattito di vent’anni fa, quando c’erano la Dc e il Pci, è tutta un’altra cosa. In quel caso c’era un dibattito tra opposti, perché avevano due modi opposti di vedere le cose, come tra contrapposti, non avevano nessun punto di contatto, vedevano il mondo in due modi diversi. Ora invece si tratta di sfumature…

Ha mai pensato di occuparsi anche di altre religioni? Di Islam, di buddhismo? E di scrivere libri su questo?

No, non lo faccio. Non sono arrivato mai all’islam, o al buddhismo. Per una questione di distanza geografica. Mi tengo alla Sacra Scrittura.

Che tipo di musica ascolta Erri De Luca?

Non ascolto musica. Si può dire che c’è uno scarso interesse per la musica.