Essere cittadini non significa solo abitare la propria città: significa partecipare

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Essere cittadini non significa solo abitare la propria città: significa partecipare

19 Aprile 2012

Mi convinco ogni giorno di più che quello dell’abitare sia un concetto ormai superato da un altro modo di concepire il rapporto con la città. Oggi, infatti, non possiamo più limitarci ad abitare le nostre città, ma dobbiamo partecipare alla loro vita.

L’ho pensato con convinzione qualche giorno fa, quando nel centro di Pescara è stato inaugurato l’asse via Firenze-via Cesare Battisti. Ad assistere al taglio del nastro, insieme al sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, alla giunta e ai consiglieri, anche tanta gente comune.

Curiosi, ma credo interessati. Soprattutto, mi auguro consapevoli che le polemiche che hanno accompagnato questo cantiere, siano state ingiustificate. Il risultato, infatti, è egregio: un vero e proprio salotto nel cuore di Pescara e la materializzazione di quell’idea di città che abbiamo cercato di portare avanti in questi anni, non senza difficoltà. Una città, dunque, che sia nello stesso tempo bella e funzionale, accogliente, sostenibile, veloce e ordinata.

Un’idea che può essere realizzata solo con il contributo di una buona politica: attenta, vicina ai cittadini, lungimirante e non egoista. Se non si è animati da questo spirito, dal desiderio di lasciare un mondo migliore ai nostri figli e dall’orgoglio di appartenere a una comunità, si corre il rischio opposto. Quello di lasciare spazio al brutto. Che si rispecchia nell’incuria dell’ambiente che ci circonda.

Di esempi ne vediamo, purtroppo, ogni giorno. Non solo nella nostra città o nella nostra regione. E’ uno dei mali del nostro Paese, che negli ultimi anni ha sperperato risorse pubbliche senza pensare alla sua “manutenzione”. Non si tratta di aiuole o giardinetti. Sono mancate opere ben più importanti, come porti, strade, ferrovie. Forse è mancato un ideale condiviso: ha prevalso la volontà di alcuni, l’utile personale e non il bene collettivo.

A Pescara, invece, stiamo provando a invertire marcia, trasformandola in una città “bella” nel senso appena descritto e a misura di cittadino. Piazze, strade centrali, sono luoghi significativi, perché possono e devono essere vissuti insieme, dalla comunità, e hanno perciò un ruolo prioritario per la crescita e lo sviluppo di ognuno e di tutti.

L’intervento su due vie significative, come via Firenze e via Cesare Battisti, è stato pensato proprio in questo senso, per ricreare un’identità, per favorire la voglia di partecipazione dei cittadini, per stimolare il desiderio di aggregazione. Quello che si è voluto fare, insomma, è stato dare un’anima a questa opera. Perché senza anima, pur belle ed eleganti che siano, resteranno solo strade.

Per questo la vera sfida inizia ora. Ora viene il compito più importante. Perché se la bellezza della città è lo specchio di valori e ideali condivisi, questi devono essere, appunto, condivisi dagli amministratori, certo, ma soprattutto dai singoli cittadini.

A loro il compito di conservare, preservare e migliorare. Accrescere questa sensibilità è un dovere. Ognuno nel proprio ambiente, ognuno secondo le proprie possibilità può avere il potere di trasformare le criticità in opportunità. Ma bisogna avere la capacità di comprendere che è arrivato il momento di cedere il passo aun nuovo modello, quello della partecipazione dal basso. Mi tornano in mente le critiche ingiuste all’amministrazione comunale di pochi mesi fa, in occasione della eccezionale nevicata che ha colpito Pescara. Quanti cittadini hanno imbracciato le pale e hanno pulito i propri vialetti, invece che aspettare, con le mani in mano, che lo facesse il sindaco? Forse ancora troppo pochi.