Essere laico in Italia significa prenderle a destra e a manca
24 Giugno 2011
Da sempre, i laici in Italia fan vita grama per una ragione molto semplice: la ‘laicità’ è un attributo del liberalismo e il liberalismo, da noi, è una pianticella esposta ai venti delle opposte intolleranze, l’anticlericalismo laicista e l’integralismo cattolico.
Prendiamo il caso dell’aborto: per gli uni, i teocon, non avrebbe avuto il diritto di abortire neppure Rosemary che, nel film di Roman Polansky del 1968, veniva fecondata da Satana; per gli altri, il solo porsi il problema della revisione di una legge che, largheggiando coi tempi di intervento, consente la soppressione di un feto che lotta per non venir risucchiato, significa asservire l’Italia al Vaticano. Per gli uni, lo Stato ha il dovere di finanziare le scuole cattoliche, per gli altri tale finanziamento è incostituzionale, ma non lo era il sostegno all’industria cinematografica che produceva film come ‘Susanna tutta panna’. Tra la Bonino e la Roccella siamo proprio messi male.