Fake news anni Settanta

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Fake news anni Settanta

16 Maggio 2017

Fake news anni Settanta. “I politici sono tutti corrotti”, così Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera del 12 maggio, cita uno degli slogan scritti sui volantini che venivano distribuiti nelle scuole e università quando lui era adolescente. La riflessione del giornalista corrierista è acuta: fake news, insulti, campagne di odio esistevano ben prima di Facebook. Un’unica osservazione: tra chi scriveva volantini del tipo di quelli citati da Cazzullo, c’era anche allora Gian Antonio Stella?  

La Boschi berlusconiana e una memoria più stitica che storica. “Vent’anni di relazioni pericolose tra poteri pubblici e interessi privati qualche traccia l’hanno lasciata”, Massimo Giannini sulla Repubblica del 14 maggio spiega come le deviazioni della Boschi nascano dal lascito del berlusconismo. Sostenere che gli intrecci tra poteri pubblici e interessi privati sorgano con il berlusconismo è un po’ spericolato per chi scrive su un quotidiano fondato da uno dei due autori del celebre libro “Razza padrona” che racconta, in parte esagerandole in funzione anti Cefis, le terribili collusioni tra poteri pubblici e interessi privati degli anni Settanta.

Il colpevole è sempre la Russia. “Russia was again at the center of a global hacking scandal when computer systems of the world were frozen by a variant of malicious software known as WannaCry. But this time Russians were the victims of the attacks, not suspected of being the perpretrators”, Andrew E. Kramer sul New York Times del 15 maggio scrive che i russi sono nuovamente al centro di uno scandalo di hackeraggio cibernetico (con l’uso dell’ormai famigerato WannaCry) ma come vittime, stavolta nessuno potrebbe dubitare che siano gli organizzatori dell’ “attacco”. Nessuno tranne l’ineffabile Repubblica del 13 maggio su cui Jaime D’Alessandro e Anna Lombardi scrivono che “c’è dietro uno ‘stato canaglia’ visto che gli attacchi sarebbero partiti da siti russi e ucraini?” D’altra parte l’operazione sarebbe stata compiuta con un software inventato dalla National Security Agency americana e tra gli obiettivi ha avuto la Banca di Stato russa, il ministero degli Interni russo e la russa rete ferroviaria: come non sospettare il Cremlino?

I due giuramenti di Macron. “Emmanuel Macron will today use his first international trip to try and persuade Germany to build a common eurozone budget, a day after being sworn in as France’s youngest ever president”. Justin Huggler Henry Samuel scrivono sul Daily Telegraph del 15 maggio che Macron un giorno dopo avere giurato all’Eliseo, si recherà a Berlino. Prima il giuramento scenografico, poi quello serio.