Famiglie e risparmio, quel “modello italiano” che piace ai tedeschi

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Famiglie e risparmio, quel “modello italiano” che piace ai tedeschi

02 Agosto 2010

“La signora del debito” è così che il settimanale tedesco Der Spiegel ha ribattezzato l’Italia: un debito pubblico di 1760 miliardi di Euro pari al 115,8 per cento del prodotto interno lordo (PIL). Numeri ben oltre la media europea che si attesta al 78,7 per cento e superiori addirittura alla Grecia (115,1). Questi dati sono ancor più allarmanti se si considera che si tratta di uno dei paesi che fa parte del G8 e che è considerato tra i più industrializzati del mondo. Come mai, allora, nonostante il debito pubblico più elevato dell’area Euro, l’Italia ha ancora la fiducia dell’Europa? L’Italia, che è considerata dalle agenzie di rating a livello di Malta, Portogallo ed Irlanda, rappresenta un pericolo per l’intera Europa? Come mai l’Italia non si trova nella situazione di crisi della Grecia?

A queste domande cerca di rispondere un articolo che il settimanale tedesco Der Spiegel ha dedicato al nostro paese la scorsa settimana, in cui non solo si cerca di capire la situazione finanziaria dell’Italia attraverso l’analisi dei dati, ma anche attraverso interviste al Direttore Generale del Debito Pubblio presso il Ministero dell’Economia e della Finanze, Maria Cannata, ad Alexander Kockerbeck dell’Agenzia di Rating Moody’s in Italia ed, infine, a Beppe Severgnini. Tre punti di osservazione molto diversi tra loro, ma che ben descrivono la situazione economico-finanziaria del nostro paese.

Per lo Spiegel, infatti, nonostante i numeri da paura l’Italia è quasi un modello da imitare, in quanto è un paese che ha saputo convivere con un pesante debito pubblico dal 1994 (quando era addirittura al 121,8) ad oggi. Come ha giustamente fatto notare Il Foglio (giovedì 29 luglio) “già il Wall Street Journal settimane fa aveva dedicato un approfondimento ad hoc spiegando le ragioni per le quali l’Italia non sia entrata nel gruppo degli stati con rischio di crisi debitoria.”

In Italia, infatti, come ha evidenziato il settimanale tedesco, le Banche sono solide, le case sono prevalentemente di proprietà, il debito privato è al 56,6 per cento, mentre in Germania è all’89,4, in Spagna al 127,8 ed in Gran Bretagna al 152,6 per cento. Questo vuol dire che gli italiani risparmiamo molto e che riescono ad affrontare al meglio i momenti di crisi, come gli ultimi due anni. Inoltre, considerato che in Italia non ci sono soldi per le coperture sociali e lo stato sociale non può essere certo considerato soddisfacente, la famiglia svolge il ruolo che nel resto d’Europa ha lo stato sociale. Situazione sicuramente anomala e di difficile esportazione, ma in ogni caso che funziona molto bene.

Il modello Italia, almeno secondo l’interpretazione dello Spiegel, è consistito nel saper gestire un debito molto alto in tempi di bassa crescita del prodotto interno lordo. Un bassa crescita che ha diverse cause (burocrazia, pressione fiscale elevata, inefficienza del sistema giudiziario ecc.) che non vengono però analizzate dall’articolo anche se è evidente che sono problemi che prima o poi dovranno essere affrontati sistematicamente dalla classe politica del nostro paese. Al momento, il governo italiano, è comunque riuscito, varando una manovra finanziaria proprio nei giorni scorsi, a contenere il deficit del 2009 intorno al 5 per cento, un dato inferiore alla media europea (6,3 per cento) e superiore soltanto alla Germania (3,3 per cento).

Ora, la stampa tedesca non è mai stata tenera con l’Italia di Berlusconi ed anche questa volta manifesta una certa insofferenza e critica nei confronti del Presidente del Consiglio, ma al contempo, bisogna ammettere che ha sempre riconosciuto gli sforzi dei governi italiani dai primi anni novanta in poi nel mantenere in ordine i conti, soprattutto dall’introduzione dell’Euro.

Già nel marzo scorso un “sorprendente” articolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung sottolineava come la Grecia e l’Italia fossero due paesi con situazioni finanziarie molto simili, ma con una differenza notevole: l’Italia dai primi anni novanta in poi ha sempre cercato di tenere sotto controllo il debito pubblico e di rientrare, quando possibile, nei parametri stabiliti dall’Unione Europea ed ha sfruttato le potenzialità dell’introduzione della monete unica. In quell’articolo, pubblicato in piena crisi greca, l’Italia era presentata come il modello per un Grecia in grosse difficoltà economiche e finanziare.

L’Italia dunque pur restando uno degli anelli deboli dell’Unione Europea continua comunque a proporre, senza chiedere prestiti all’Europa, una propria ed autonoma via di uscita dalla crisi, di cui forse dovremmo essere maggiormente consapevoli.