Fanny e il circo mediatico della violenza a basso costo

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Fanny e il circo mediatico della violenza a basso costo

01 Settembre 2007

Figuriamoci. Fanny Ardant, definita dal “Corriere” “piuttosto originale, anticonformista, ribelle insomma” (sempre originali le sodali neo-progressiste del potere Rcs, in questo caso Claudia Voltattorni), la spara grossa su Renato Curcio, per lei soltanto un nome evidentemente, e lo fa sul settimanale da donne altolocate-istruite-con-colf-a-cui-si-dà-del-tu, etc.capirai che figata! Galan si infuria e vuol darla per assente giustificata al Festival del Cinema (che ha messo in mostra stronzate ben più grosse di questa), Cacciari fa il monsignore della chiesa avventista dell’ultima ora e dice che “bisogna saper perdonare”, menzionando non so quali virtù taumaturgiche dei “politologi” che la Ardan non avrebbe (ma questa sarebbe una straordinaria qualità!). Il solito circo. Che alza il velo del divertissement incolore ignorando, come al solito, la realtà.

In questo Paese ci sono centinaia di siti che vorrebbero buttar giù il Super-Stato Imperialista, a cominciare dagli States per finire alla colonia italiota: dai marxisti-leninisti ai Carc, che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda dei neobrigatisti in avanti. Grazie Fanny! Ci risvegli i sensi quando spari stronzate su Curcio l’eroe dei due mondi, quello reale, poco direi, quello mentale da Lsd di un tempo, in larga misura a occhio e croce. Il “velo di Maya” non lo si dis-copre con la ben-tenuta-in-forma (risparmio il radical-chic “giovanile”: c’è un tempo per ogni orrore) Fanny ma con la realtà e con gli ipocriti che giacciono al potere dei media dalla fine degli anni Settanta. Gli Indignati Permanenti. Quelli che firmarono a favore dell’assassinio del giudice Calabresi, il cui erede siede oggi dalle parti dell’impero scalfariano con il grembiulino da “equilibrato”, niente livore, tutto perdono (ah rieccolo! Cacciari docet!): questo è il circo mediatico-eversivo che si indigna per la ripresa degli shoccanti apologhi del terrorismo, infischiandosene delle sue basi materiali ed ideologiche, delle novità comunicative ed ideologiche, in perfetta linea con il postmodernismo da loro blandito e adorato.

Il circo mediatico della violenza a basso costo. Quella che non si cancella mai: la violenza ideologica. Anche quando spreme il succo marcio della supposta “fine delle ideologie”. Sempre un tratto di penna: ora per firmare petizioni, ora per scrivere libri sulle nuove regole per tutto, dal capitalismo all’erotismo. Altro che Fanny! Lorsignori danno del terrorista a Bossi, che viaggi sopra le righe quando deve investire la sua gente di una nuova missione, mentre ospitano nel loro seno disobbedienti della prima e dell’ultim’ora, apologeti di Carlo Giuliani, il mattatore dell’estintore anti-Stato, e via discorrendo. Fanny rimani pure fra noi, e chi ti nota in questa invereconda bolgia di padroni delle ferriere paraterroristi nel tempo che fu? Do you remember revolution? E’ il tormentone circolante in “Pipeline”, il memoriale di Toni Negri edito dall’illustrissima casa editrice Einaudi. Appunto, Fanny, do you remember revolution? Ma che ne sai tu, che propendi per Curcio perché non è diventato uomo d’affari come gli ex-sessantottini delle tue parti: vedessi i nostri ex-sessantottini, con la pensione di ex-settantasettini, come sono ridotti! “Lui non è diventato un uomo d’affari”, com’è successo in Francia agli sciamani del ’68, che “ora sono i più grandi uomini d’affari!”

Altro che affari, Fanny, il Curcio ha fatto l’affare della sua vita, duplice affare: è nato in Italia ed ha pensato bene di fare la rivoluzione ammazzando operai e gente che difendeva gli operai. Due affari in uno. Perché, se l’avesse fatto dalle tue parti, cara Fanny, l’Etat avrebbe saputo cosa fare, di sicuro non ce li trovavamo nelle scuole a pontificare di “Energia vitale” ed “Energia sociale”. La France difende i brigatisti quando sono a casa sua, basti che non abbiano falcidiato gente con la carta d’identità di Napoleone. Da Mitterrand a Chirac la stessa manfrina. Speculare alla tua, Fanny, sempre bella intendiamoci. Dalle mie parti si direbbe: falla essere anche brutta!.