Far piangere i ricchi di Cortina serve a far ridere quelli di Saint Moritz
10 Gennaio 2012
All’inizio non era chiaro, né in astratto, necessario, stabilire l’indirizzo politico del governo tecnico, perché era da poco sorto, come governo di larga coalizione, e dovendo adottare provvedimenti di emergenza, per quadrare i conti pubblici poteva applicare le misure che Tremonti aveva pronte nel cassetto, più o meno utilizzando gli stessi esperti e amministratori pubblici, promossi al rango di ministri (Giarda) di vice Ministri (Grilli) o sottosegretari (Vieri Ceriani). Si trattava, è vero di esperti con chiara inclinazione di sinistra, ma poiché li utilizzava Tremonti vi era anche una certa continuità con il precedente governo.
Ciò vale anche per la tesi della tassazione immobiliare, che esso aveva in parte elaborato al proprio interno, in parte recepito dalla Confindustria e della Banca di Italia, i cui uffici studi , per altro, in larga misura consistevano di economisti con indirizzo simile a quelli che collaboravano con Tremonti, anche se sovente di diversa provenienza accademica.
La pressione fiscale è stata aumentata col metodo tradizionale di accrescere le aliquote, senza cercare di far emergere la materia imponibile che sfugge al fisco. In particolare ciò è stato fatto nel settore immobiliare, che ha sopportato circa due terzi della manovra, sulla base di vecchi dati catastali aggiornati con coefficienti automatici, riguardanti i locali censiti, tralasciando quelli sommersi che sono una quota molto elevata. Per farli emergere occorreva un condono edilizio che, quanto meno, sanasse le modifiche nelle destinazioni di uso, gli ampliamenti e le costruzioni nuove in deroga alle norme urbanistiche che non costituiscono lesione ai beni culturali, alla sicurezza pubblica, all’igiene e all’ambiente tali da comportare la necessità di abbattimento.
Ciò che non si intende abbattere va condonato e tassato, secondo chi segue criteri di economia di mercato e non crede alla bontà intrinseca delle leggi di regolamentazione dell’economia, che non nascono dal mercato, ma dalle scelte politiche, burocratiche e tecnocratiche.
Ma ciò non si poteva fare, secondo l’ideologia di sinistra, che per convenzione chiamerò di Todi e di Via Sarfatti (sede dell’Università Bocconi).
La tesi che è stata avanzata per cui è equo tassare i patrimoni, per la nuova pressione fiscale è molto discutibile, anche a prescindere dal fatto che si tratta di una operazione intrinsecamente sperequata. Infatti la tassazione della abitazione in proprietà, con un esonero di base, di modesta entità contrasta con la politica che la stessa Costituzione italiana enuncia all’articolo 47 di favore per “l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione”.
Inoltre la tassazione del patrimonio, indipendente dal suo reddito, non è equa perché la base della capacità contributiva non è il capitale, ma il reddito che se ne trae, salvo se si ritiene che, per ragioni extra fiscali, sia bene falcidiare i patrimoni ossia la sorgente della materia tassabile. Dunque, sarebbe stato meglio se il governo avesse ammesso che queste rozze misure fiscali si giustificano solo con l’emergenza. Lo stesso vale per l’aumento dell’imposta sulla benzina e per i nuovi bolli sui depositi bancari. Ma il raid fiscale a Cortina, successivo alla manovra, fa emergere l’indirizzo ideologico di Todi e forse di Via Sarfatti, che la manovra fiscale di emergenza conteneva sotto traccia. Questa operazione, preceduta da una inchiesta giornalistica, a sua volta suscitata dalla valenza mediatica assunta dalle vacanze natalizie dei “ricchi” a Cortina, a causa di un cine-panettone con De Sica appena uscito nelle sale, lascia molto perplessi, proprio perché ha dato risultati vistosi facilmente prevedibili.
Infatti la lotta all’evasione mediante gli indici al tenore di vita potrebbe essere fatta, in modo più efficace e assai meno discriminatorio, a tavolino, presso l’anagrafe tributaria con i dati sul livello di reddito dei contribuenti, incrociati con quelli riguardanti le automobili di lusso e gli altri indici del redditometro, come le imbarcazioni da diporto. E’ vero che spesso i beni in questione sono intestati a società di comodo o a prestanome, ma si può arrivare a chi ne fruisce senza bisogno di mandare i funzionari fiscali in località scelte discrezionalmente. Inoltre in questo modo non si danneggiano le località turistiche italiane, rispetto a quelle estere rivali, in quanto il redditometro basato sul possesso (non la proprietà) dei beni può essere impiegato a tavolino per il possesso dei beni in questione ovunque sia utilizzati o parcheggiati. Questo sistema, oltre che essere neutro dal punto di vista economico per quanto riguarda il turismo e il lusso – due “scale reali” del made in Italy che l’Italia deve valorizzare, non criminalizzare – è molto più efficace fiscalmente. Ed è anche garantista, nel senso che impedisce che l’arma fiscale sia impiegata discrezionalmente e per fini ideologici come la dimostrazione che i ricchi in genere sono anche evasori e la dimostrazione che questo governo, pur essendo costituito, in gran parte di ricchi banchieri e finanzieri e di ricchi professionisti, per altro “dice e fa qualcosa di sinistra”.
Risulta sempre più chiaro che questo è un governo che attua, in campo economico e sociale, il programma e l’ideologia della sinistra sociale di Todi e della sinistra “liberal” (nozione diversa da “liberale” ) bocconiana che cerca di “modernizzare” il Pd (una vecchia tesi di Scallfari e De Benedetti, che sta alla base della nascita di Repubblica) .
Non è un caso se ne fanno parte proprio personalità che nel convegno di Todi ebbero un ruolo eminente, a partire dal registra di quel convegno il professor Andrea Riccardi ora Ministro della Cooperazione , dal Rettore dell’Università Cattolica Lorenzo Ornaghi e dall’attuale Ministro dello sviluppo Economico Corrado Passera. Ciò osservato, sul governo che nelle settimane fra Natale ed Epifania è apparso più todiano che sarfattiano, ora ci si attenderebbe la contropartita più sarfattiana che todiana, consistente nelle politiche di rilancio della crescita economica.
Il premier che viene da Via Sarfatti e a Todi aveva “solo” tre dei suoi futuri ministri dice che per farle gli occorrono tre mesi. Ciò contrasta con la rapidità con cui ha fatto la manovra fiscale. L’Italia è già in recessione. Da un governo tecnico ci si attenderebbe qualcosa di più, che far piangere i ricchi a Cortina, facendo un piacere a Cannes e Saint Moritz.