Fatevene una ragione, Trump è presidente degli Stati Uniti

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Fatevene una ragione, Trump è presidente degli Stati Uniti

18 Gennaio 2018

Fatevene una ragione, Trump è presidente degli Stati Uniti. “He ought not to be president. Yet he is. Will Democrats grasp the difference in year two?”. Edward Luce sul Financial Times del 18 gennaio spiega ai democratici americani che Trump era meglio non diventasse presidente ma lo è diventato, e sta consolidando la sua leadership (come scrive Federico Rampini sulla Repubblica del 18 gennaio: “La riforma fiscale di Donald Trump funziona”), e non si può vivere permanentemente in campagna elettorale. Il Potus sarà anche troppo spesso approssimativo e talvolta inammissibilmente spiacevole, ma la maggioranza dei suoi contestatori sono sicuramente molto peggio di lui. 

Valanghe di arrestati a Crotone e dintorni (compresa la Germania). Qualche reticenza sulle appartenenze politiche. “I 169 arresti, il coinvolgimento diretto di politici e imprenditori, l’avere colpito direttamente gli imponenti affari della ‘ndrangheta, hanno fatto esultare il magistrato. Davanti a lui anche il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, il generale Tullio Del Sette, che ha deciso di presenziare alla conferenza stampa tenuta a Catanzaro per testimoniare la propria vicinanza al lavoro portato avanti da Carabinieri e magistratura”. Così una nota sul sito online de Il Quotidiano del Sud del 9 gennaio. “Concorso esterno in associazione mafiosa è l’accusa contestata al sindaco di Strongoli, Michele Laurenzano. Eletto con la lista del Pd, nel 2013, Laurenzano secondo la Dda avrebbe agevolato la cosca Giglio ed i suoi sodali con alcuni atti amministrativi. Gli viene contestata la predisposizione del piano spiagge finalizzato ‘a mantenere le strutture ricettive funzionali agli interessi economici della cosca quali il chiosco balneare di Strongoli marina gestito da Giuseppe Giglio’”. Così sul sito di Quotidiano net del 9 gennaio. Di solito di fronte a un’ondata di arresti, anche di “politici”, la stampa si fa in quattro per informare sulle appartenenze politiche degli arrestati (vengono in mente per esempio i linciaggi poi dimostratisi particolarmente ingiusti al forzista Mario Mantovani), questa volta invece tutto è molto sfumato, pare che ci sia quasi un’atmosfera da Nazareno in quel di Crotone. Si agitano solo i grillini, ai quali tutti coloro che vogliono spegnere differenziazioni e alternanze tra schieramenti politici, lasciano aperte enormi autostrade.

L’irresponsabilità dei responsabili. “La Merkel auspica che a Bonn la Spd ‘prenda una decisione responsabile’”. Così Paolo Valentino sul Corriere della Sera del 18 gennaio.  La Kanzlerin (speriano ancora per poco) si dedica al suo mestiere preferito: fare la maestrina, cioè spiega a tutti che cosa è responsabile e che cosa no. Non si rende conto che per i partiti e anche per le nazioni la prima responsabilità è non perdere i rapporti con il proprio popolo, evitando di far disgregare così quella cosa così delicata che è un sistema democratico

Vecchi malvissuti. “E al ‘me ne fotto’ pronunciato da Scalfari dopo le sue critiche, De Benedetti ha risposto lapidario: ‘Ha detto che se ne fotte delle mie critiche? Li ho salvati dal fallimento negli Anni 80 e a Scalfari ho dato un pacco di miliardi pazzesco quando è stato liquidato, quindi Eugenio su di me deve solo stare zitto’”. Così su Lettera 43 si riportano passaggi della trasmissione del 18 gennaio su La7 nella quale Lilli Gruber intervistava Carlo De Bendetti. Senza dubbio Eugenio Scalfari è meglio di CDB, però tutti e due -benché nel loro caso si vestano con eleganza- riportano alla mente una figura significativa della nostra letteratura. Così Alessandro Manzoni nel capitolo 13 dei Promessi sposi: “Tra gli esagitati si nota un vecchio dall’aspetto trasandato e lo sguardo pieno di odio, il quale agita in aria un martello, una corda e quattro chiodi coi quali dice di voler attaccare il corpo del vicario a un battente della porta, quando il funzionario sarà stato ucciso”.