Fazio e Saviano, i signori del lunedì a cui è meglio non dare retta

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Fazio e Saviano, i signori del lunedì a cui è meglio non dare retta

16 Novembre 2010

Un po’ di spettatori che hanno visto la riedizione italiana di Jesus Christ Superstar, ora di scena sulle tavole del Sistina, ha storto il naso davanti al passaggio – iperdidascalico – introdotto dalla regia nostrana. Tutto come l’originale, a parte un collage di foto di impatto a scandire le frustate al Cristo, che infiammano lo stomaco o ammorbano la coscienza: Tienanmen, i fili di ferro di Auschwitz, Mandela, l’istantanea di Falcone e Borsellino che si sporca di rosso, le Twin Towers. Troppo. Non disturbante o “di lezione”, ma pretenzioso e fuori posto. Cristo che muore in musica non è una convention di Amnesty International, e che un musical voglia perfino insegnarci la forma del male risulta indigeribile.

Alla scelta del regista Piparo si allineano i nuovi signori del lunedì di Raitre, Fabio Fazio e Roberto Saviano, che – forti della messe di di spettatori e consensi dell’esordio – caricano ancora di roba la seconda puntata di “Vieni via con me” (che ha fatto oltre nove milioni di spettatori). Per quanto aperta dalla articolessa di Saviano sui tapini “censurati”, la prima puntata era stata quasi sostenibile, divisa tra Vendola (vale a dire, lo Stivale berlusconiano puzza di omofobia), mafia (Berlusconi e berlusconiani in odore di cupola) e Benigni (Berlusconi porcello). Non è vittimismo preventivo, se è vero che la pretesa moralistica di raddrizzare il legno storto dell’Italia sotto il Cavalierato, nella puntata di ieri, ha raggiunto picchi da orticaria. E si spera che oggi qualche riformista illuminato denunci la tv spazzatura che propina i valori di “destra” del Fini del qui e ora (ovvero Berlusconi, il nano, sfigura davanti a cotanto statista), insieme con la ‘ndrangheta (Berlusconi la favorisce con le sue leggi-vergogna e la Lega si insozza banchettando coi boss), con la eutanasia barricadera (Berlusconi porcello, ma che si permette di fare il clericale), con la piccola rom che a furia di sloggi dai campi nomadi le hanno fatto perdere pure la cartella (Berlusconi e Maroni moltiplichino i campi-latrine con ampia dotazione di cartelle), con la bella cittadinanza della ragazzina italiana di origine albanese (Berlusconi si civilizzi e ascolti il presidente della Camera, che si ripulisce la faccetta nera facendosi dettare l’agenda da Fazio). Una cosa che, in definitiva, diventa risposta uguale e contraria alle docce del Grande Fratello.

Così si compie l’educazione del popolo grezzo a cura della coppia del mellifluo progressista e del bravo scrittore che, purtroppo, trova confortevole accomodarsi tra i guanciali della retorica. Che il popolo sappia, prima che l’oscurantismo del premier spenga gli ultimi neuroni. Ma che sappia “bene”, come vogliono i maestri di Raitre, e che non osi voler sapere da un’angolazione diversa da quella santa e conformista approntata dal duo. Che non si azzardi a voler sapere arrivando alle conclusioni di Feltri (il censurato autentico per cui Saviano non si indigna), di Veneziani, di Respinti, di Giano Accame; pace alla sua anima. Non sembri un disco rotto se si chiosa come nel pezzo dedicato alla prima puntata, perché non tanti dicono quanto sia scassata la comunicazione politica del giro di Berlusconi.

Se la controeducazione della massa è appaltata a un portavoce di partito che proprio non si rassegna a lavorare, se le “provocazioni” sono affidate a un urlatore appassionato di predelle, se ai talk show, tra politici e giornalisti che tifano per il presidente del Consiglio, si mandano le solite facce a rotazione (tra le quali non sono pervenute le categorie del giovane parlamentare paraculo, che buchi la telecamera e argomenti; della racchia che convinca; del sindacalista che si mangi la Camusso; del giornalista che non sia uno dei due consueti), possiamo tranquillamente morire frustrati e contenti. 

Allora ne facciano a iosa, di comunicati: Maroni sui mafiosi ridotti in ceppi ogni giorno, il PdL sulla Questura corretta sull’affare Ruby, Mario Melazzini e i suoi malati di sclerosi laterale amiotrofica che vogliono smisuratamente vivere, ché poi Capezzone tradurrà il tutto nei dieci secondi di dichiarazione vibrante nel pastone del tg. Che poi Fazio e Saviano, forti di milioni di telecomandi adoranti, insabbieranno tutto. Con buona pace di chi vorrebbe godere con Veneziani e Sgarbi, in un megaevento reazionario condotto da Ferrara, in una Rai comandata da Confalonieri. Ma poi ci si ridesta dall’eccitazione fasulla e, più modestamente, si punta allo stesso effetto sbirciando nella doccia del GF.