Federalismo, il Governo al lavoro per sciogliere gli ultimi nodi

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Federalismo, il Governo al lavoro per sciogliere gli ultimi nodi

01 Ottobre 2008

I Paesi federalisti costano meno rispetto a quelli centralisti e in un momento di recessione e forti incertezze legate a una crisi mondiale della quale ancora è difficile tracciare i contorni, puntare a un forte risparmio sulla spesa pubblica e a una più equa distribuzione delle risorse, non può che giovare all’Italia. Al convegno sul federalismo fiscale promosso dai gruppi parlamentari del Pdl della Camera e del Senato, è emersa l’importanza del nuovo disegno di legge sulla base del quale oggi il Presidente del Consiglio Berlusconi si confronterà con i presidenti delle Regioni per affrontare lo spinoso tema della sanità. 

Meriti e rischi: si è giocato su questo binomio il confronto sulla riforma federale grazie alla quale le  Regioni, i Comuni e le Province avranno da gestire tributi e fornire servizi e i cittadini potranno valutare l’operato dell’amministratore dopo aver tirato le somme di quanto pagano e di cosa pagano. Per dirla con uno slogan mutuato dal presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, gli italiani potranno affermare “pago, vedo, voto”.

Il momento storico nel quale il Governo si trova a riscrivere le regole  del federalismo fiscale è però legato a una congiuntura economica sfavorevole sulla quale il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quaglieriello ha puntato più volte il faro. La situazione richiede maggior attenzione affinché “nulla possa trasformare  quella che dovrebbe essere un’opportunità di sviluppo in un fattore di ulteriore squilibrio tra le zone più ricche d’Italia e quelle più povere. Per scongiurare questo rischio – ha continuato il senatore del PdL in apertura dei lavori – un ruolo di particolare rilevanza sarà giocato dal meccanismo perequativo”. Per mettere a frutto le potenzialità positive del federalismo viene infatti disposto il graduale superamento del criterio della spesa storica che va a vantaggio degli Enti meno efficienti e favorisce la deresponsabilizzazione perché riflette sia i fabbisogni reali (quelli standard) sia le inefficienze. Da qui la necessità di individuare dei parametri di spesa standard per cui nell’assetto a regime i fabbisogni di spesa non dovranno solo coincidere con la spesa storica come invece avviene oggi. A riportare le Regioni sullo stesso binario sarà il meccanismo della perequazione, per il quale ieri il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ha assicurato: “Ci sarà una perequazione tra Regioni ricche e Regioni povere in un modello che coniugherà efficienza da una parte e solidarietà dall’altra”.

La fisionomia del nostro sistema statale cambierà insomma presto e alle cassandre e agli attacchi dell’opposizione il PdL risponde che si troverà la quadra. Inutile negare come quello che farà dell’Italia un paese federale sia sicuramente il provvedimento più forte (perché cambierà il sistema tributario, si renderà più efficiente la spesa pubblica e si ridurrà la pressione fiscale) ma anche il più insidioso in quanto rappresenterà uno dei banchi di prova più importanti per la tenuta del Governo. Venerdì prossimo il progetto del federalismo fiscale approderà in Consiglio dei ministri. Si fa più serrato, dunque, il confronto con Regioni, Comuni ed Enti locali, chiamati a dare il proprio via libera al testo nella conferenza unificata di giovedì prossimo (“Sono ottimista e mi auguro che giovedì si possa andare a notificare il via libera a questo disegno di legge”, ha detto il Presidente della Lombardia Formigoni).

I nodi da sciogliere sono due: la richiesta di maggiori fondi per la sanità da parte delle Regioni e quella dei comuni di avere un rimborso per le minori entrate derivanti dall’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Della prima delle due questioni si occupa direttamente Berlusconi oggi anche se già ieri da Palazzo Giustiniani, dove era in corso il seminario sul federalismo, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha risposto: “Credo che sia stato significativo da parte del governo, nel contesto difficile di finanza pubblica nel quale ci troviamo, garantire le stesse risorse del governo Prodi, più 170 milioni per la convenzione dei medici di medicina generale e 400 milioni per evitare i ticket, pensare a risorse aggiuntive per il 2009 non è compatibile con la Finanziaria”. Quanto invece al pressing dei Comuni, è stato lo stesso Calderoli ieri a rispondere anticipando la compartecipazione all’Irpef per i comuni: “Avranno – spiega il ministro – la compartecipazione all’Irpef, l’addizionale, tributi propri e un fondo perequativo. In questo modo, si ha un notevole aumento dell’autonomia impositiva per i Comuni che era la parte più debole della prima versione del testo: ora si avvicina l’85 per cento delle risorse necessarie per i sindaci”.