Federalismo, il ministro Tremonti risponde al Pd ma non dà cifre

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Federalismo, il ministro Tremonti risponde al Pd ma non dà cifre

21 Gennaio 2009

La legge delega sul federalismo fiscale è da ieri all’esame dell’Aula del Senato. E nonostante l’iter legislativo proceda tra polemiche e richieste di chiarimenti sull’entità finanziaria della riforma, l’aria che si respira è all’insegna dell’ottimismo.

Andando indietro di sole ventiquattro ore, era stato Walter Veltroni, ieri, a chiedere al ministro dell’Economia di rendere chiare le cifre. E oggi è arrivata la risposta di Tremonti, secondo cui i dati finanziari ci saranno ma "decreto per decreto" perché “non sono formule meccaniche come nei sistemi semplici, ma compongono un sistema olistico come il corpo umano. Le variabili che devono essere conteggiate per formulare il calcolo sono un numero elevatissimo". Ecco allora l’elenco delle variabili che entrano in gioco e sulle quali occorrerebbe formulare i dati sull’impatto finanziario: “Dodici tipi principali di tributi in gioco, cinque soggetti politici titolari dei cespiti tributari, undici tra criteri e principi, due fondi di sussidiarietà, otto tipi di procedure attuative e un numero ancora non specificato di decreti attuativi”.

L’opposizione ha immediatamente bollato la risposta come  “non convincente” nonostante le rassicurazioni del ministro in merito a una banca dati "condivisa": "Noi abbiamo già attivato una data room – ha detto  – Per fare i decreti attuativi servono dati omogenei e condivisi da tutti i soggetti coinvolti. Avere dati non omogenei e non condivisi è come non avere dati".

La riforma  federalista si inserisce in uno scenario economico incerto dettato dalla crisi: "Nell’attuazione del federalismo terremo conto di questo vincolo esterno, ovvero il contesto di crisi. L’obiettivo del governo è che il federalismo non costituisca un fattore di intensificazione e prolungamento della crisi". Ma l’incertezza, inutile negarlo, regna sovrana. "Siamo in terra incognita, dentro una crisi senza precedenti nella storia recente. E’ una novità assoluta e noi facciamo tutto il possibile per affrontarla" assicura il ministro. L’auspicio di Tremonti? Che la legge venga “attuata con una condivisione” dell’opposizione perché “anche se non formalmente, sostanzialmente è legge costituzionale” e sempre nel rispetto della Costituzione “garantisce l’unità e la solidarietà tra le persone e le aree del Paese”.

Il Pd non ha ancora deciso come si comporterà nel voto finale, visto che, come ha detto la capogruppo del Pd in Senato, Anna Finocchiaro “ci sono ancora altri due giorni” per valutare “ma certamente l’assenza di cifre è un elemento che pesa molto”. La Finocchiaro ha ribadito "vivissima preoccupazione" da parte del Pd per l’impatto che il provvedimento potrebbe avere sui conti pubblici e, visto che il ministro Tremonti ha spiegato che le cifre si avranno al momento dei decreti delegati, ha lanciato un allarme sul "ruolo di controllo che il Parlamento avrà nella scrittura dei decreti attuativi" con la "bicameralina" prevista nel ddl.

Pronta la replica del ministro della Semplificazione Calderoli: “Io non sto chiedendo al Pd un voto favorevole e non ho dato concessioni per avere un cambio un certo tipo di voto, ma ho accolto proposte che ritenevo migliorative e che comunque ora togliere dal testo sarebbe sbagliato”. Calderoli, che ha visto di nuovo il Pd prima dell’Aula per ulteriori limature al testo ha sottolineato come si stia lavorando per risolvere qualunque quesito posto dalla maggioranza o dall’opposizione.