
Fico vince in Slovacchia, i rossobruni vogliono disarmare l’Ucraina

02 Ottobre 2023
Bruxelles si risveglia preoccupata dopo la vittoria di Robert Fico e del suo partito Smer alle elezioni in Slovacchia, una nazione che sta forgiando la sua identità europea essendo entrata nella Ue (e nella Nato) meno di dieci anni fa, nel 2004. “La Slovacchia e il popolo slovacco hanno problemi più grandi dell’Ucraina,” ha detto Fico annunciando di voler sospendere gli aiuti militari a Kiev mentre confermava quelli umanitari e per la ricostruzione. L’affermazione di Fico rischia di spingere il Paese verso quelle forze, ancora minoritarie nella Ue, che minacciano il sostegno dato da Bruxelles all’Ucraina invasa da Putin.
Nel Gruppo di Visegrad, il blocco di nazioni Ue della Europa orientale, fino ad ora solo l’Ungheria di Orban aveva mostrato segni di dissenso rispetto alla politica pro Kiev di Bruxelles. Più di recente, Polonia, Ungheria e Slovacchia si sono rifiutate di eliminare i divieti di importazione di grano ucraino, dopo che la Commissione europea ha scelto di non rinnovarli, una mossa sgradevole verso Zelensky e un altro segnale negativo lanciato a Bruxelles. La vittoria di Fico minaccia di approfondire le linee di frattura nella Unione; Bratislava si allontanerà da posizioni filo-occidentali?
Il successo di Fico è stato accolto con una smorfia di disappunto e altrettanta preoccupazione tra i socialisti europei, considerando che Smer, il partito politico fondato nel 1999 da Fico, è una forza di ispirazione socialista nazionalpopulista, che non nasconde le sue simpatie per Putin. “Fico’s pro-Russian party takes poll lead ahead of Slovakia’s Sept vote”, scriveva Reuters il 10 marzo scorso, prefigurando il voto di ieri. Ricordiamo che lo Smer è ancora parte del partito socialista europeo, nonostante le richieste di espulsione si siano fatte sempre più insistenti negli ultimi anni.
Soprattutto dopo il duplice omicidio avvenuto nel 2018 in Slovacchia del giornalista Jan Kuciak, che indagava sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta italiana nel suo Paese. Due morti che provocarono numerose manifestazioni di piazza, portando alle dimissioni i ministri del Governo Fico e costringendo anche il leader a mollare la presa, dopo le richieste di rimpasto arrivate da forze minori della sua vecchia maggioranza. Staremo a vedere cosa succederà adesso tra i socialisti europei e i nazionalisti di sinistra slovacchi.
Il primo a farsi sentire è stato l’ex ministro socialdemocratico svedese Stefan Löfven, il quale ha detto con chiarezza che se Fico dovesse fare un governo con la destra slovacco e proseguire con le sue promesse di disimpegno negli aiuti militari a Kiev, l’espulsione dal PSE sarebbe dietro l’angolo. Parole che rassicurano almeno in parte la leadership europea che intende tenere unito il fronte ostile all’imperialismo putiniano. Festeggia invece Viktor Orban, che vede in Fico un potenziale alleato della Ungheria, a conferma che i rossobruni, sovranisti di destra e di sinistra, possono fare asse sul disimpegno in Ucraina nel Consiglio europeo.
Se consideriamo le posizioni anti-immigrazioniste di Fico e Orban, e se in Polonia dovessero riconquistare il potere i conservatori guidati da Morawiecki, il gruppo di Visegrad diventerebbe un problema nella dinamiche intraeuropee. Forse per tutti questi motivi, la presidente della Commissione europea von der Leyen ha voluto rassicurare tutti sul fatto che l’alleanza pro Kiev “rimarrà solida”, sottolineando la determinazione dell’UE al fianco dell’Ucraina invasa dai russi. Un Consiglio degli Affari Esteri riunito in tutta fretta dovrebbe sancire questo impegno.
Josep Borrell, alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri, ha commentato con un “vedremo” a chi gli chiedeva se con la vittoria di Fico in Slovacchia cambierà qualcosa nella politica europea di aiuti militari a Kiev. Bruxelles è anche preoccupata dal recente blocco degli aiuti statunitensi, un’altra decisione andata di traverso a Zelensky, pur considerando il fatto che il grosso dello sforzo militare per sostenere Kiev fin’ora è stato quello a stelle e strisce. Nella legge Usa che evita lo ‘shutdown’ al Congresso non sono previste risorse militari supplementari per gli ucraini. Il presidente Biden assicura: non li abbandoneremo, mentre Trump continua a ripetere che se ci fosse stato lui alla Casa Bianca, Putin non avrebbe invaso il Donbas.