Fiducia sul welfare ma Prodi ha più paura di Dini che di Bertinotti

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Fiducia sul welfare ma Prodi ha più paura di Dini che di Bertinotti

27 Novembre 2007

I tempi sono maturi e la soluzione sul welfare andava trovata
alla svelta. Così l’Esecutivo ha deciso di porre la fiducia rendendolo noto con il
sottosegretario al Lavoro Antonio Montagnino.

Si sta intanto lavorando sul testo del maxiemendamento per definirlo nei punti controversi.

Si tratterà di un documento a
metà strada tra il disegno di legge originario frutto del Protocollo estivo del
23 luglio (firmato da Governo, Sindacati e Confindustria e promosso da oltre l’80
per cento dei lavoratori ) e quel testo licenziato alla Camera grazie al quale
la sinistra estrema aveva ottenuto diversi punti a suo favore. Provocando le
ire dei Liberaldemocratici di Lamberto Dini, pronti a votare “no” in Senato  pur di non piegarsi a misure che portano
ragionevolmente  allo sforamento dei conti.

Una soluzione di compromesso che permetta al presidente del consiglio
di uscire dall’impasse e trovare una soluzione che in nome della tenuta dell’Esecutivo
possa mettere sulla stessa strada le diverse anime della sua maggioranza senza scontentare
gli industriali (anche Confindustria è tornata sul piede di guerra).

Il Testo sul quale porre la fiducia verrà deciso a ore ma
considerati i numeri precari  al Senato
(dove il voto dei Diniani è fondamentale) non è irragionevole pensare che a una
soluzione più vicina alle posizioni centriste. Insomma, Prodi in nome della
tenuta del Governo stavolta potrebbe sacrificare  Rifondazione.

Mandare però in soffitta l’ultimo testo  esautorando così la Camera, creerebbe un
precedente di non poco conto perché il potere legislativo verrebbe di fatto
portato al di fuori del Parlamento. “Il testo sul welfare sul quale il governo decidere
di mettere o meno la fiducia terrà conto del lavoro della commissione Lavoro
alla Camera”, ha infatti precisato il ministro per l’Attuazione del programma,
Giulio Santagata.

Il presidente della Camera Bertinotti stamattina si è
affrettato a dire che il governo non cadrà sul welfare ma è “irragionevole”
pensare che il Parlamento non possa intervenire sul protocollo siglato tra
governo e parti sociali. “Un accordo extraparlamentare tra governo e parti
sociali – ha detto a Radio24 – non può diventare legge senza risconoscere al
Parlamento la possibilità di intervento ed emendamento”.

La soluzione, per tranquillizzare anche le parti sociali,
consisterebbe quindi in una limatura del testo licenziato dalla commissione
Lavoro che di fatto riporta direttamente al protocollo del 23 luglio. Nel  dibattito a Montecitorio infatti Rifondazione
e Pdci avevano strappato due modifiche sulle quali ora Prodi è pronto a fare
retromarcia: il superamento del tetto delle 80 notti per i lavori usuranti  e i vincoli per i contratti a termine.

Con ogni probabilità quindi Prodi presenterà un testo che
conterrà modifiche (rispetto a quello licenziato dalla Camera) proprio sul
fronte dei contratti a termine e dei lavori usuranti. Secondo rumors la proposta
non conterrà la proroga degli otto mesi successivi  al limite dei 36 iniziali  e si demanderà a sindacati e Confindustria  il compito di trovare un accordo su come
disciplinare la materia. Un passo indietro verso il Protocollo firmato il 23 di
luglio, come anche per i lavoratori usuranti, dove la platea verrà individuata
dal Presidente del Consiglio.

Del resto, come sottolineato ieri su l’Occidentale da
Giuliano Cazzola, la Commissione Lavoro della Camera aveva di fatto posto le
premesse per un allargamento indiscriminato della platea degli aventi diritto
al beneficio previsto per i lavoratori adibiti a mansioni usuranti (la platea
aumenterebbe di 650 mila unità con un conseguente sforamento dei conti pubblici).

La partita sul welfare sta per chiudersi e ancora una volta Prodi
riuscirà a farlo grazie al sacrificio di una delle sue parti. Prima  è toccato ai riformisti, ora tocca al partito
di Bertinotti e Giordano, per cui la questione-Welfare sarebbe stata risolutiva
di un problema essenziale. L’inesorabile crollo di consensi.