Finanziaria, il dietrofront sui ticket nasconde un buco di 500 milioni

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Finanziaria, il dietrofront sui ticket nasconde un buco di 500 milioni

02 Novembre 2007

“Alla Ragioneria dello Stato mancano 5-600 milioni, ecco perché non ha firmato la relazione tecnica  per l’abolizione dei ticket sanitari”. Mario Baldassarri, ex viceministro dell’Economia,  si dice esterrefatto davanti all’atteggiamento della maggioranza, che ha “autocertificato la copertura di un provvedimento”.

Il documento  che testimonia la copertura del provvedimento  è  infatti arrivato in Commissione Bilancio del Senato (che lo ha approvato dopo 18 ore di dibattito) senza la firma del Ragioniere generale dello Stato Mario Canzio ma con quella del sottosegretario all’Economia Nicola Sartor. Con una conseguenza che Baldassari definisce “gravissima” perché “da ora in poi, ogni ministro può presentare un progetto di legge e firmarlo rivendicando una sorta di autonomia che non è nella prassi italiana”.

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Sul fronte dei conti, i dieci euro di ticket per la diagnostica (contro cui si era schierato tutto il centrodestra) avrebbero  garantito entrate per 840 milioni ma per Baldassarri se la Ragioneria non ha “bollinato” la relazione tecnioca che testimonia la copertura del provvedimento, significa che “manca qualche centinaio di milioni di euro”.

I dubbi dell’opposizione quindi sono tutti legati al metodo e non al merito: “Cancellare il balzello da 10 euro sulle visite specialistiche e la diagnostica non può che essere condiviso. Ma la copertura deve essere seria e con tanto di bollino della Ragioneria ad assicurarne la fattibilità”. Così prima è arrivata la richiesta di sospendere i lavori per dare modo al Presidente del Senato di intervenire e poi, di fronte alla determinazione dell’Unione ad andare avanti, la decisione di abbandonare la commissione. Nel merito della Finanziaria per Baldassari non c’è granché di nuovo da dire: “L’extragettito è stato usato per aumentare le spese che in Commissione sono state ulteriormente frammentate  per accontentare e tenersi  buoni tutti i senatori scontenti”.

Il via libera al pacchetto fiscale della manovra (che contiene, tra l’altro, gli sgravi Ici sulla prima casa) è arrivato intorno alle tre di notte. La palla, dunque, ora passa all’Aula di Palazzo Madama, dove non si esclude l’ipotesi di blindare il testo con il voto di fiducia il testo.

E già dalle fila della maggioranza si avverte forte la tensione. “Spero che a nessuno, irresponsabilmente, venga in mente di far cadere un governo durante il percorso della finanziaria, che obbligherebbe questo Paese all’esercizio provvisorio”,  ha detto il ministro del Commercio internazionale Emma Bonino, ribadendo la necessità di “difendere il Parlamento e difendere la legislatura perché il Paese ha bisogno di profondissime riforme economiche e istituzionali”.

Alle parole di soddisfazione del presidente del Consiglio Romano Prodi  – “al Senato hanno fatto un lavoro, ora procediamo con il calendario che ci eravamo preposti”, ha detto – ha replicato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Renato Schifani secondo cui “straordinaria è solo l’impudenza di Prodi. Con questa Finanziaria la maggioranza e il governo si stanno apprestando ad un saccheggio senza precedenti delle pubbliche risorse, per aumentare la spesa a fini elettorali”.