Fine della Grande Coalizione. L’Austria anticipa la Germania?
09 Luglio 2008
Wilhelm Molterer si presenta di prima mattina nella minuscola sala stampa dell’Övp, il partito popolare austriaco. Appare scuro in volto, più accigliato del solito. Di fronte a lui una folla di giornalisti accalcati attende in rigoroso silenzio la solenne missiva. Nulla ancora è stato ufficialmente comunicato, eppure tutto pare come se la crisi della Große Koalition in salsa austriaca si sia già definitivamente consumata. Persino quando il vitaminico Vicecancelliere prende la parola e in forte accento stiriano annuncia: "Es reicht! – Ora basta!", nessuno in sala pare meravigliato o tantomeno sdegnato da un tono che altrove in Europa potrebbe apparire inusuale. D’altronde fin dalla sua travagliata formazione, avvenuta nel gennaio 2007 a seguito di lunghe ed estenuanti trattative, l’esecutivo di unità nazionale tra socialdemocratici dell’Spö e democristiani dell’Övp è parso navigare nelle acque malferme di una perenne campagna elettorale. Scontri e battibecchi hanno infatti rappresentato la costante di un’esperienza di governo nata male e conclusasi ancor peggio. L’estrema diversità di vedute su tanta parte del programma di legislatura da un lato e l’incapacità di definire una linea precisa per il suo partito da parte del Cancelliere Alfred Gusenbauer dall’altro, hanno così condotto il paese verso un pernicioso immobilismo. "Non posso permettere– ha quindi seguitato Molterer- che una crisi dell’Spö diventi una crisi dell’Austria. Di qui il nostro invito a tornare subito alle urne". Se dunque la scelta di staccare la spina è maturata esclusivamente in seno all’Övp, i socialdemocratici, apparsi qualche minuto più tardi di fronte alle telecamere, hanno tuttavia spiegato di essere altrettanto favorevoli ad un voto anticipato, promettendo quindi di appoggiare nei prossimi giorni la formalizzazione della crisi al Nationalrat.
Secondo quanto riporta Der Standard, la data per la consultazione sarà presumibilmente fissata per la penultima domenica di settembre e ad essa parteciperanno come candidato capolista dei popolari proprio il cinquantaquattrenne Wilhelm Molterer, succeduto all’ex Cancelliere Wolfgang Schüssel dopo il risultato deludente da questi raggiunto nell’ultima corsa per la Cancelleria; dall’altra parte i socialdemocratici, afflitti, qui come in Germania, da una grave crisi di consensi, appoggeranno Werner Faymann, leader dell’Spö e Ministro dei Trasporti nell’attuale gabinetto presieduto dall’assai debole Alfred Gusenbauer, il quale si sfilerà nel tentativo di imprimere una svolta ad un partito arenatosi proprio per causa sua tra le secche della contraddizione. Subissato dalle critiche fin da quando, poco dopo l’ascesa al soglio di Primo Ministro, decise di rimangiarsi una delle promesse fatte in campagna elettorale votando per la conferma e non per l’abolizione delle tasse universitarie, Gusenbauer si è vieppiù attirato le ire della base del partito, quando, in seguito al no irlandese al Trattato di Lisbona, spiegò dalle pagine del quotidiano nazional-popolare Kronen Zeitung che per ogni modifica ai trattati comunitari d’ora in avanti proposta, l’Spö avrebbe privilegiato la strada del referendum popolare. Una posizione quantomeno bizzarra se è vero che qualche mese addietro la Camera dei deputati prima e il Presidente della Repubblica poi erano intervenuti proprio per ratificare il Trattato di riforma stipulato a Lisbona. La scelta, bocciata dai colleghi di partito per quella dose di eutoscetticismo che in Austria è sempre stato ricondotto solo a Jörg Haider e alla sua Fpö, non era stata peraltro minimamente concordata con gli alleati cristiano-democratici, i quali, colti alla sprovvista, non mancarono di denunciare la contraddittorietà delle affermazioni di Gusenbauer.
La notizia della fine di questa vera e propria epopea di governo ha avuto echi molto forti in Germania, dove il presidente del partito liberale Guido Westerwelle ha voluto ironizzare sulle alterne vicende che hanno contrassegnato le due esperienze di Große Koalition: "Come era ormai finita la grande coalizione in Austria, così lo è da tempo qui da noi. Per questa ragione il nostro governo dovrebbe porsi l’interrogativo se non sia meglio porre fine all’orrore piuttosto che avere un orrore senza fine. Non possiamo permetterci – ha concluso il leader dell’FDP – un governo che litighi ancora per i prossimi quindici mesi". Che anche a Berlino i tempi siano maturi per una separazione consensuale?