Fini, prevedibile ma poco razionale gioca a moltiplicare il disordine nel Pdl

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Fini, prevedibile ma poco razionale gioca a moltiplicare il disordine nel Pdl

01 Marzo 2010

Pierferdinando Casini si muove secondo le esigenze della sua campagna elettorale, tesa a dimostrare che gli assetti della politica definitisi in questi ultimi decenni sono nocivi, vanno riformati in senso proporzionale ridando alle forze intermedie il loro ruolo (sia pure nella versione del pesciolino Udc che sostituisce la balena Dc) di regolatori dei governi come nella Prima repubblica.

Su questa linea si trova anche Massimo D’Alema profondamente sfiduciato sulla possibilità della sinistra di essere forza di governo e interessato a definire una sorta di vassallaggio del Pd verso un centro governante.

Non mi paiono posizioni dotate di una vera prospettiva lungimirante ma non prive di efficacia. Negli ultimi tempi su queste posizioni è arrivato anche Carlo De Benedetti che vede un Casini collegato a Francesco Caltagirone, un D’Alema che lo detesta e che cerca alternativa alla sua influenza via La Repubblcia, e infime teme che nonostante tutto Silvio Berlusconi riesca a sopravvivere e a definire una stabilizzazione con persone che non gli rispondono.

Così tenta ora con Francesci Rutelli, ora con settori giustizialisti (più Marco Travaglio che Antonio Di Pietro, anche per snobismo), ora tirando fuori dalla pattumiera della storia Walter Veltroni, di costruirsi qualche riferimento politico se si riuscisse a tornare al proporzionale.

Sin qui siamo nel campo dei comportamenti magari non sempre lineari ma razionali. Quando si arriva a Gianfranco Fini, invece, i conti razionali non tornano del tutto. Perché in piena campagna elettorale il co-leader del partito di maggioranza relativa mette in atto comportamenti tesi a danneggiare la sua parte? Eppure lui stesso aveva detto, a dicembre, che fino alle regionali convegni bipartisan e dichiarazioni provocatorie sarebbero state sospese.

E’ solo offeso per le solite sbadataggini di Berlusconi obiettivamente non poche né per il numero né per la qualità? E’ convinto che le cose stiano precipitando e si debba cercare una scialuppa di salvataggio anche a costo di mettersi nelle mani di Casini che uno come lui se lo mangia con la brioche il mattino presto? Teme che Berlusconi se si rafforza adesso non sarà più condizionabile? La logica dei comportamenti del presidente della Camera in parte sfugge.

E’ evidente come nel Pdl vi sia un profondo disordine ma Fini non cerca di affrontarlo bensì di moltiplicarlo. Fa la morale al centrodestra perché non cerca il dialogo con l’opposizione nel momento in cui il buon Pier Luigi Bersani aderisce a una manifestazione “viola” che chiede di mandare in galera il premier. Difende la magistratura nel momento in cui la Corte di Cassazione non può nascondere come i pm milanesi abbiano forzato le norme per poter processare Berlusicni per la sedicesima volta in sedici anni. Le concrete proposte finaniane non hanno coerenza interna (per esempio riforma delle pensioni e superamento dei sistemi di flessibilità) sono ora “sociali” ora liberiste solo al fine di disarticolare il centrodestra come è avvenuto già sul tema del “fine vita” e dell’immigrazione. Quando c’è da trattare con l’Udc, si spacca sul “fine vita”. Quando c’è una difficile trattativa con la Lega si butta tra i piedi la questione dell’immigrazione.

Non siamo in presenza di un politico che vuole far crescere posizioni articolate nel suo schieramento (che si inserirebbe nei dibatti in corso e troverebbe intese innanzi tutto tra i suoi), ma di uno che vuole scompigliare il suo stesso fronte e per questo si allea con l’opposizione e sposa qualsiasi posizione sia prodotta dal consolidato pensiero unico dell’opinionismo corrente.

Chissà se si deve dare ascolto a chi spiega che non si deve cercare di capire quello che vuole una personalità tutto sommato fragile come Fini bensì quello che hanno in testa i suoi principali consigliori, quelli che assicurano la fine del berlusconismo nelle prossime settimane.

Quelli che indirizzano l’ex leader di An sono in parte gli stessi che consigliano Luca Cordero di Montezemolo, il protagonista di questa rubrica e a cui doverosamente va dedicato sempre un pensierino. Sino a qualche settimana fa Montezemolo era convinto che Berlusconi fosse emerso dalle sue contraddizioni e il presidente della Ferrari, incalzato da un Sergio Marchionne che ormai non gli lascia nessuno spazio, cercava di rifugiarsi sotto l’ala del presidente del Consiglio per acquisire un minimo di forza da spendere poi anche in capo economico. L’offensiva contro Guido Bertolaso l’ha convinto invece che l’uomo che trattava con lui, Gianni Letta, si sia indebolito. Le vicende Telecom Italia – Fastweb gli hanno fatto intravedere scontri tra potentati economici di cui Berlusconi non ha le chiavi. Da qui l’idea di attaccare il governo perché non “ha fatto le riforme”. lI presidente della sua Fondazione Andrea Romano sul “Sole 24 ore” in questo senso riprende le tematiche sulla “casta” che erano state apprestate nel 2007 dalla tolda di Confindustria per logorare il governo Prodi (ex amico). E intanto il presidente della Fiat lancia messaggi d’amore verso Casini.

Ma capire come si muove Montezemolo non è difficile. Più complesso interpretare le mosse di Fini. Se sia pura disperazione o vanità da carica come nei precedenti casi di Irene Pivetti e Fausto Bertinotti. I disegni politici che gli vengono attribuiti, mirare a un governo di salute pubblica antiberlusconiana, appaiono temerari. L’Economist ricordava qualche settimana fa tra le imputazioni contro Belrusconi l’avere portato al governo i neofascisti. Ora questo problema dell’eredità neofascista che pur trapela dai caos laziali e dalla vicende del senatore Nicola Di Girolamo, è messo momentaneamente da parte per l’urgenza di liquidare Berlusconi da parte del blocco delle opposizioni. Ma tornerebbe d’attualità se l’attuale presidente del Consiglio venisse affondato.

La marginalità di un personaggio ben piantato nell’establishment come Lamberto Dini che fece materialmente nel 1995 quel che in molti pensano sia nella testa di Fini oggi, diverrebbe un sogno per uno che si troverebbe rinvangato il suo passato politico un minuto dopo che il nasconderlo non fosse più vantaggioso. Se c’è qualcuno al mondo che non si può permettere di tornare alla Prima repubblica, come invece sta concretamente facendo, è Fini.