Forma e sostanza, le mosse di Meloni in Europa

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Forma e sostanza, le mosse di Meloni in Europa

Forma e sostanza, le mosse di Meloni in Europa

29 Giugno 2023

Il dibattito alle Camere in preparazione del Consiglio d’Europa ha evidenziato due aspetti fondamentali: istituzionali e sostanziali. Dal primo punto di vista, non sono mancati i toni da curva tra maggioranza ed opposizioni. Con queste ultime che hanno accusato il governo di ritardi e manchevolezze di ogni sorta, e la premier che ha risposto colpo su colpo, dando il meglio di sé, quando i decibel tendono ad alzarsi.

Non è il caso di sorprendersi più di tanto, e appare fuori spartito l’accusa delle opposizioni a moderare i toni. La dialettica parlamentare è tornata, dopo oltre 10 anni, ad assumere le modalità fisiologica del confronto-scontro tra maggioranza ed opposizioni. Così il governo fa il governo, e le opposizioni svolgono il proprio ruolo. Poi, ogni parte in commedia indossa l’abito (linguaggio, modalità) che ritiene più appropriato al proprio ruolo e storia.

La seconda variabile attiene alla sostanza. La Meloni ha inviato chiari messaggi: sul Mes, il fondo salva-Stati che l’Italia è l’unico Paese dell’Unione a non avere ratificato, il Paese prende tempo (“Non è nell’interesse nazionale”). L’impressione è che alla lunga arriverà il “sì”, con l’impegno a non chiedere e tantomeno utilizzare in futuro gli aiuti europei.

Poi, la richiesta di rivedere i parametri del patto di stabilità, per alleggerire vincoli troppo restrittivi che ostacolano la spesa in deficit; la ridefinizione del Pnrr, la critica alle decisioni di alzare i tassi da parte della Bce (“La cura è peggiore dell’inflazione”), la richiesta che al posto di Panetta, designato al vertice di Bankitalia, l’Italia possa ottenere la nomina di un suo rappresentante nel board della Banca centrale e poi l’annosa questione dei migranti: l’Italia non accetterà il baratto tra più soldi e lo status di unico approdo.

Un bel pacchetto di richieste, forse nel tentativo di spuntarla su qualche punto prima di dare il via libera al Mes. Qualcuno la chiama logica mercantile (ma così si sono comportati altri Paesi in passato) che potrebbe indispettire Commissione e Bce e isolare l’Italia, oppure il tentativo di alzare i toni per difendersi dagli attacchi sull’Unione della Lega e lanciare messaggi al proprio elettorato che potrebbe non comprendere una rivoluzione della premier da barricadiera contro i poteri forti, da underdog come si definì, a novella seguace del draghismo di governo.