Foster Wallace aveva capito tutto su scandali, trans e Grande Fratello
01 Novembre 2009
Verso Occidente l’impero volge il suo corso. La bussola segna Ovest, verso l’eldorado del consumo, verso la liceità carnivora, verso lo spettacolo imperituro, verso il glamour dal trucco pesante. Verso Occidente, dove la vita è teatro spiato dal buco della serratura, dove l’azione viene liquefatta in streaming, si distacca dalla sua intrinseca materialità.
In questo Impero esiste un solo metro di giudizio: la consumabilità degli oggetti e dei concetti. Nessun intoppo, formati video, parole semplici e scabrose che attirano l’attenzione e veicolano la curiosità marcia per il futile, attirano la volontà idrovora di consumo e la soddisfano. Sesso, potere, transessuali, soldi, escort, feste, nomination, tutto è intorno a te, concetti usa e getta, attraggono l’attenzione morbosa e le danno soddisfazione, autoalimentandosi fino a smaterializzarsi nell’atto stesso del consumo. Qui nell’Impero la vita intera sublima nell’atto del consumo.
Ci sono dieci persone sequestrate in una casa, osservate 24 ore su 24, dimensionate in metri quadri televisivi, in partiture profilate ad hoc, la cui vita è vissuta dal pubblico pagante. I loro pensieri, i loro comportamenti , le loro vite sono, solamente in quanto percepiti dall’occhio del Grande Fratello. Ad un certo punto le luci si affievoliranno, il set verrà smontato, il trucco sbiadirà, i cavi elettrici verranno arrotolati, le telecamere si spegneranno. Gli abiti si sgonfieranno, i sorrisi si smorzeranno rapidamente in espressioni vacue di nulla e in quell’inevitabile momento essi smetteranno di essere. E con loro smetteranno di esistere presentatori, registi, pubblico in sala, pubblico a casa. L’orgia consumistica cannibale morirà con un vincitore, il più consumato di tutti, al quale l’Impero assegnerà un premio, in contanti, perché così egli possa consumare altri prodotti.
Ci sono 945 persone sequestrate in un palazzo, osservate 24 ore su 24, dimensionate in metri quadri televisivi, in partiture politiche profilate ad hoc, la cui vita è vissuta dal pubblico contribuente.
Un tempo la loro vita era perlopiù noiosa, si arrovellavano su questioni giuridiche, economiche, politiche, istituzionali. Si organizzavano in commissioni specializzate per dibattere di tematiche astruse, discussioni eterne, cavilli costituzionali, tecnicismi tortuosi. Niente di tutto ciò interessava al pubblico dell’Impero. Niente di tutto ciò era consumabile. Nessuna fruibilità, nessun gossip, nessuna consumabilità.
Ma gli occhi dell’Impero sono attenti , arrivano ovunque, scavano nei rivoli del privato, alla ricerca di materia consumabile, alla ricerca dell’osceno, del licenzioso. Ed ecco che la vita nel palazzo viene rivitalizzata, portata sotto i riflettori, imbellettata di cipria, gettata in streaming.
Rapporti sessuali con transessuali, cocaina, soldi sperperati nel vizio, orge sfrenate nei palazzi del potere,ricatti, giardini botanici con resti di civiltà sconosciute,tradimenti… Meglio se gli ospiti in studio sono spacciatori o prostitute, meglio se i presentatori sono giubilatori, maestri circensi o domatori di leoni, meglio se gli opinionisti sono forcaioli e gossippari istrioni. E’ tutto spettacolo, tutto cirque de soleil, tutto assolutamente fruibile, consumabile. Tutto è audience.
Ci sono 2 miliardi di persone sequestrate in una Casa Stregata, connesse 24 ore su 24 ad un supporto hard disk con memoria flash che brulicano per le strade dell’impero e consumano contenuti ed oggetti. Milioni di persone che comprano voracemente: comprano idee, semplificazioni della realtà o immaginari collettivi o semplicemente opinioni, comprano delle idee a priori impacchettate in oggetti altamente consumabili . Consumano vite altrui. Così nel perpetuarsi del consumo si realizza il movimento totemico dell’Impero, la vita è sostituita dal consumo.
Ad Occidente, luogo d’orizzonte dove l’impero tende, non ci sarà più bisogno nemmeno di sponsorizzare i prodotti e affannarsi per renderli consumabili, perché il consumo stesso diverrà pubblicità. I miliardi di consumatori reciteranno, come star holliwoodiane, nel cast del definitivo spot dell’Impero. Perché consumando pubblicizzeranno, sublimando l’essenza stessa della pubblicità, portandola alla morte. Il consumo che sponsorizza il consumo; i consumatori saranno spettatori di uno spettacolo di cui al contempo sono attori, il cerchio si è chiuso, l’Impero ha fatto il suo corso, l’orizzonte non c’è più, l’Impero è ad Occidente.