Fotografia spirituale (e non solo) di Giovanni Paolo II e della sua santità
14 Febbraio 2010
“Perché è santo” di monsignor Slawomir Oder, postulatore della causa di beatificazione di Karol Wojtyla, e di Saverio Gaeta, giornalista, è un libro che non riporta solo inediti episodi e rivelazioni sulla vita di Giovanni Paolo II, come la flagellazione o le pratiche di mortificazione corporale che il Papa polacco usava praticare, o le possibili dimissioni che Wojtyla aveva pensato di dare nel caso di una malattia che gli avrebbe impedito di portare a compimento la sua missione. O ancora il rapimento del Pontefice che le Brigate Rosse stavano pensando di compiere. È un libro che racconta soprattutto la vita spirituale e la dimensione religiosa di Karol Wojtyla. E l’obiettivo è proprio quello di far comprendere, a milioni di fedeli che lo attendono beato, il vero volto di Giovanni Paolo II. Nella sua spiritualità.
Sul retro della copertina del volume campeggia la scritta: “Cercano di capirmi dal di fuori. Ma io posso essere capito solo da dentro”. E’ una frase pronunciata dallo stesso Papa Giovanni Paolo II che ben indica la dimensione interiore e spirituale del grande Papa polacco.
“Perché è santo” (edito da Rizzoli) ridisegna “non soltanto l’immagine di un grande protagonista della storia del Novecento – si legge – ma anche e soprattutto quella di un credente capace di vivere nella propria carne il messaggio evangelico”. La ricostruzione contenuta nel libro attraverso episodi inediti e racconti mai venuti fuori “rivela un Giovanni Paolo II essenziale ai limiti della povertà, umile, generosamente sensibile ai bisogni del prossimo ma anche spiritoso e gioviale. Un mistico devotissimo a Maria – si legge ancora nel volume – che passava ore steso a terra a pregare e si flagellava con una cinghia. Un uomo capace di perdonare e di riconoscere la grandezza nel prossimo, come attestano l’inedita lettera ad Alì Agca e quella a padre Pio da Pietrelcina, che lascia intuire un rapporto tra i due assai più radicato di quanto si supponesse”.
Il coautore del libro, Saverio Gaeta, spiega il significato di un libro su Giovanni Paolo II a pochi mesi dalla beatificazione che con ogni probabilità si terrà a ottobre. Quale è stata l’idea di fondo del libro?
“Quando si fa un processo di beatificazione emergono tante testimonianze che devono descrivere se quella persona, potremmo dire l’aspirante santo, possegga realmente le virtù cristiane in grado eroico. Affinché una persona possa essere proclamata santa c’è bisogno di episodi, di testimonianze, non soltanto di opinioni vaghe. Così, con il postulatore si può realizzare un ritratto di questa figura attraverso tutte le testimonianze di chi ha veramente conosciuto il Papa, attraverso episodi che non erano di pubblico dominio”.
Ma in sostanza, quale è il compito del postulatore in circostanze come questa?
“Il postulatore ha un compito ben preciso: raccontare la figura dell’aspirante santo, innanzitutto alla Chiesa e alla sua autorità, e poi raccontarla al mondo, subito dopo il giudizio della Chiesa. Questo è stato fatto: vogliamo presentare la vera figura di Giovanni Paolo II al mondo intero. Tutti i postulatori hanno questo dovere e tanti scrivono opuscoli, pubblicazioni o racconti per far conoscere la figura del santo. Ovviamente con Papa Wojtyla l’eco è stata più vasta. In questo libro non c’è una riga su grazie e miracoli, che fanno parte della seconda fase della causa di beatificazione, attualmente in corso alla Congregazione per le cause dei santi. Il nostro lavoro è stato quello di raccontare la vita e le virtù eroiche di Giovanni Paolo II, già riconosciute dalla Chiesa e da Benedetto XVI.
Come è nata l’idea di un libro con mons. Oder?
“Ci siamo conosciuti tanti anni fa. In più occasioni l’ho intervistato ed è nato un rapporto di amicizia. Gli ho così proposto di realizzare un libro per raccontare la dimensione spirituale di Giovanni Paolo II, in gran parte non conosciuta dai fedeli. In precedenza ho scritto diverse pubblicazioni sulla vita di santi, come quelle su Giovanni XXIII, padre Pio da Pietrelcina e Madre Teresa di Calcutta, e ho un’esperienza consolidata su queste tematiche. Con monsignor Oder è stato un lavoro costante e comune che è durato vari anni”.
Quindi l’obiettivo del libro…?
“E’ quello di raccontare l’intimo di Giovanni Paolo II perché è ciò che la gente deve conoscere. La frase che ha dominato il lavoro di monsignor Oder come postulatore è quella che Benedetto XVI gli ha detto fin dall’inizio: ‘Fate presto, ma molto bene’. Il libro vuole descrivere la fotografia completa di Giovanni Paolo, l’intimità del Pontefice. Questo libro ha anche il desiderio di preparare le persone a comprendere Papa Wojtyla quando sarà beatificato. Ovvero di portare a conoscere la santità del Papa affinché sia di modello, modello umano e non solo di santità”.