Francia, ecco cosa cova sotto la vittoria di Macron e della Le Pen

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Francia, ecco cosa cova sotto la vittoria di Macron e della Le Pen

24 Aprile 2017

Il risultato del primo turno delle presidenziali francesi è una rivoluzione degli schemi consueti della politica d’Oltralpe.  Innanzi tutto, non era mai accaduto che i due partiti storici della Quinta Repubblica, “gollisti” e “socialisti”, non andassero entrambi al ballottaggio. Era successo che uno dei due non passasse; che il ballottaggio se lo giocassero il candidato di destra e quello di centro; che al secondo turno arrivassero il candidato di destra e quello di estrema destra. Mai quello che abbiamo visto accadere ieri. Se si tratta di un declino definitivo delle forze storiche – e in particolare dei socialisti ridotti al 6 per cento – lo capiremo nelle prossime legislative di giugno. 

Un’altra novità, che riguarda il funzionamento del sistema, la si può evincere già da questo primo turno. Chiunque dei due candidati vincerà, non potrà governare con una maggioranza coesa. E’ impossibile infatti che sia il Front National di Marine Le Pen sia il movimento En Marche di Emmanuel Macron conquistino la maggioranza dei seggi alle prossime elezioni generali. Si vanifica perciò quel che l’ultima riforma della Quinta Repubblica, portando il mandato presidenziale da sette a cinque anni e facendolo coincidere con quello della legislatura, avrebbe voluto ottenere: imprimere una torsione più presidenziale al sistema evitando coabitazioni e governi di coalizione. La Francia di domani somiglierà più a un parlamentarismo classico che non a un presidenzialismo all’americana. 

Se i partiti tradizionali declinano, ciò non vuol dire che la frattura destra-sinistra abbia perso tutto il suo significato. Se si riflette bene sui numeri, è probabile che la Francia avrà presto un presidente centrista ed europeista. Ma se si dovesse svolgere un referendum sull’Europa, i voti dei candidati anti-europei, uniti a quella parte di gollisti da sempre allergica nei confronti di Bruxelles, determinerebbero un’abbondante maggioranza. Se questa forza non si è tradotta in maggioranza presidenziale è solo perché esiste un anti-europeismo di destra e un anti-europeismo di sinistra. 

In questa cornice, la vittoria di Macron attrae inevitabilmente il Partito Socialista e per questo scava un fossato con la “nuova sinistra” di Melenchon. A destra, invece, sta avvenendo qualcosa di nuovo e ancora non definito: Marine Le Pen nel suo discorso cita il generale De Gaulle e ciò si spiega con il tentativo di conquistare il voto del candidato gollista disarcionato. Resta però un fatto storico e solo qualche anno fa inimmaginabile. Il padre, Jean-Marie, non lo avrebbe mai potuto fare e non lo avrebbe fatto. Fillon, da parte sua, ripropone la “disciplina repubblicana” e invita perciò a votare Macron. Quale di queste due dinamiche prevarrà, lo capiremo al secondo turno. 

In conclusione: Macron è favorito e ha buone possibilità di diventare Presidente. Ma questo non significa affatto che la Francia abbia trovato un equilibrio, tantomeno una pacificazione politica.

(Tratto da Huffington Post)