Frena il Pdl, arretra il Pd. Volano Lega e Idv. E Casini festeggia
07 Giugno 2009
Frena il Pdl, il Pd arretra sulle politiche ma non crolla, crescono la Lega e l’Idv di Antonio Di Pietro. Il voto delle europee che emerge dallo scrutinio segna un altro vincitore: l’astensionismo.
Di queste elezioni europee, il vero vincitore, nel centrodestra, è la Lega Nord, che guadagna voti e supera il 10%. Il Pdl, che sperava di raggiungere e superare la quota-simbolo del 40%, deve invece accontentarsi del 35%, con un calo di due punti e mezzo rispetto alle politiche di un anno fa. Uno calo significativo è anche quello del Pd, che perde poco meno di sette punti rispetto alle politiche e si assesta intorno al 26%, un risultato non positivo me nemmeno una debacle, considerando che questa volta mancava all’appello anche il 3% dei voti radicali.
Nel Pd c’è una moderata soddisfazione per il risultato, che butta dietro la porta la paura che il voto si trasformasse in un bagno di sangue. «Il Pd si conferma come uno dei partiti più forti dello schieramento progressista europeo», dice l’ex segretario Ds Piero Fassino. E Franco Marini tira un sospiro di sollievo: «Eravamo diventati un corpo da smembrare, quanti articoli di giornale dicevano ‘ormai non escono più da qua’, invece, se questi dati sono confermati l’alternativa al centrodestra è il Pd».
Nel campo del centrosinistra, è l’Italia dei Valori ad aver convinto un’ampia fetta di elettori desiderosi di un’opposizione intransigente. Il partito di Di Pietro si attesta infatti all’8%, quasi il doppio del 2008 (4,4%). Il leader dell’Italia dei Valori fa subito pesare il suo ruolo di forza determinante: «L’Idv da domani non è più opposizione, ma alternativa al governo Berlusconi. Noi, infatti, proponiamo un modello di governo diverso dal suo, più attento ai lavoratori e alle persone che hanno bisogno. Il Pd decida che fare».
Fuori anche dal Parlamento europeo la sinistra radicale, questa volta divisa nelle due liste degli anticapitalisti (Prc-Pdci) e dei vendoliani di Sinistra e Libertà. Nessuna delle due, secondo le proiezioni, ce l’avrebbe fatta a superare la fatidica soglia del 4%, attestandosi rispettivamente al 3,3 e al 3,2%: la delusione della sinistra è aumentata dal fatto che, se si fossero presentate insieme, le due liste avrebbero raggiunto il 6,5% superando ampiamente la soglia di sbarramento. Paolo Ferrero se la prende con Nichi Vendola: «C’è stata una scissione di troppo…», dice il leader di Rifondazione comunista censurando la scelta del governatore della Puglia di dar vita a Sinistra e Libertà. Che però replica: «Non sono pentito, non è una sconfitta, è l’inizio di un bel cammino». Esulta, legittimamente, Casini: «Noi siamo stati premiati e il bipartitismo ha subito una dura lezione».
Può invece gioire l’Udc di Pier Ferdinando Casini. La scommessa dei centristi di restare fuori dagli schieramenti facendo opposizione al governo Berlusconi gli ha regalato, secondo le proiezioni, un risultato migliore di quello delle politiche, che lo pone intorno al 6,6%.
Ampiamente sotto la soglia l’Mpa di Raffaele Lombardo, che si era presentato insieme alla Destra di Francesco Storace: per l’inedita alleanza, i consensi restano fermi al 2%.