
Gaza, i pogrom degli ebrei e le ragioni della guerra al fascismo islamico

16 Ottobre 2023
Centinaia di migliaia di abitanti di Gaza si preparano a rispettare l’ordine lanciato da Israele sulla evacuazione della parte settentrionale di Gaza, mentre molte persone si accalcano negli ospedali a Nord della striscia. Per quasi due milioni e mezzo di civili palestinesi, la questione presto diventerà procurarsi cibo, acqua e garantirsi la salvezza mentre si avvicina il momento della probabile operazione militare di terra israeliana.
Sono trascorsi circa dieci giorni dopo che i terroristi di Hamas hanno invaso Israele ammazzando centinaia di civili, stuprando donne, uccidendo neonati, prendendo in ostaggio la popolazione. Le forze israeliane, sostenute da un crescente dispiegamento di navi da guerra statunitensi nell’area, si sono posizionate lungo il confine di Gaza e sono pronte a una campagna aerea, terrestre e marittima per smantellare il gruppo terrorista.
Nel nord di Israele, l’Hezbollah, il partito di dio, preme dal Libano sullo stato ebraico. L’Iran minaccia una escalation del conflitto. Israele ha lanciato un enorme numero di volantini su Gaza City e ha ripetuto gli avvertimenti sui social media, ordinando ai residenti di Gaza di spostarsi a sud. Le reazioni emotive alle quali assistiamo e assisteremo in questi giorni, però, non possono sostituirsi a una piena comprensione dei fatti accaduti in Israele.
Non si tratta semplicemente di ricordare che, in questo caso come tutte le altre volte in cui si è combattuto nella Striscia di Gaza, lo Stato ebraico non ha mai attaccato per primo ma si è sempre difeso cercando di non mettere in pericolo la popolazione civile. Invece Hamas da anni lancia missili su Israele, usando i civili palestinesi come scudi umani, da sacrificare per poi imputare ad altri la colpa dell’accaduto. Anche in questi giorni Hamas continua a chiedere ai civili di restare nelle loro case e ad ostacola l’evacuazione dagli edifici prima degli attacchi aerei, nonostante gli avvertimenti lanciati dagli israeliani.
Questa strategia non nasce da oggi: i fascisti islamici nascondono le armi e allestiscono i siti di lancio dei missili vicino alle strutture civili, aumentando così il rischio potenziale di danni collaterali. Anche il taglio dell’acqua e dell’elettricità alla Striscia di Gaza non può essere considerata una punizione collettiva in violazione del diritto internazionale, poiché i blocchi sono una caratteristica comune di qualsiasi conflitto. Nessuno però si è mai preoccupato di denunciare le distruzioni del sistema delle infrastrutture idriche da parte di Hamas per fabbricare razzi.
Troppo spesso tra gli osservatori internazionali la risposta continua a essere peccare di ingenuità , sorprendendosi delle tattiche utilizzate dalla organizzazione terroristica. Scrive l’attivista palestinese Bassem Eid che Gaza sarebbe potuta diventare una specie di Singapore del Mediterraneo. Una città -stato in grado di autogovernarsi, situata in un punti nevralgico del commercio nel Mediterraneo e globale. Singapore però prospera come hub commerciale, Gaza invece negli ultimi quindici anni è diventata un regno distopico controllato da terroristi, un nuovo paradiso del terrore come quelli dell’ISIS o dei talebani.
Hamas è una dittatura suprematista che applica il rispetto della sharia, perseguita il mondo gay e i dissidenti chi non ubbidiscono alla visione funebre e nichilista del fondamentalismo. Ma soprattutto quello che in Occidente non si riesce pienamente a percepire è il collegamento diretto con la brutale idea novecentesca, che periodicamente si riaffaccia nella storia dei totalitarismi, di sterminare gli ebrei.
La caccia all’ebreo, l’uso dello stupro come arma di guerra già teorizzato da Osama Bin Laden, il rapimento degli ostaggi, sono tutte azioni che non hanno più nulla a che fare con le vecchie rivendicazioni territoriali e nativiste palestinesi dell’Olp. I pogrom degli ebrei in Israele sono la marca caratteristica dell’islamofascismo che le democrazie occidentali dovranno continuare a combattere e, ancora una volta come dopo l’11 Settembre, riuscire a sconfiggere.