Gentiloni come Renzi, anche la “manovrina” è un grande imbroglio
28 Marzo 2017
di Carlo Mascio
La manovrina che il ministro Padoan sta preparando al fine di evitare la procedura di infrazione Ue dovrebbe includere anche un miliardo di euro da destinare alle zone colpite dal terremoto. Meglio usare il condizionale, visto che a sei mesi dal primo sisma che colpì il Centro Italia, l’arrivo del commissario straordinario e le promesse sulle casette pronte subito, i risultati veri sono ancora pochi e a Illica, rasa al suolo, solo oggi sono iniziate le operazioni di rimozione delle macerie. Il miliardo previsto dal governo Gentiloni sembra quindi una mossa politica utile a riequilibrare i rapporti tra governo, tecnici e renziani, rispetto ad altri provvedimenti come l’aumento delle accise, ventilati da diverse fonti, ma congelati dagli stessi renziani per paura che sia azzerato ciò che resta del consenso di un tempo.
Gentiloni si è affrettato a sottolineare il carattere “completo” della manovra aggiuntiva dichiarando che la stessa “sarà anche un sostegno alla crescita”. Parole che ai più sono suonate come una mano tesa alla maggioranza renziana del Pd che aveva più volte ribadito di evitare “misure depressive”, soprattutto in tempo di primarie Dem, con il “capo” lanciato verso la corsa alla segreteria senza avere tra i piedi misure impopolari come l’aumento delle tasse. Tuttavia resta da capire quale sia il prezzo di questo compromesso fra i tecnici, il governo, e il Pd, dato che nella lettera che Padoan ha inviato alla Commissione Europea il 7 febbraio scorso, in risposta al diktat sulla correzione dei conti pubblici, non si faceva alcun accenno a nuove misure. Dal governo assicurano che le misure sul terremoto appena discusse non saranno calcolate ai fini del fiscal compact, in accordo con l’Ue, e incideranno solo sul deficit nominale e non su quello strutturale. Di qui l’impressione che, alla fine dei conti, le misure sul terremoto, proprio perché non incideranno sul deficit strutturale, siano state applicate solo per dare una riverniciata non “depressiva” alla manovra e garantire la prosecuzione della politica degli annunci renziana.
Stile che Gentiloni e Padoan, a quanto pare, hanno imparato in fretta, mentre continua la litania sul cresciamo poco ma cresciamo. Peccato che nel mese di gennaio, ordini e fatturato dell’industria sono tornati a scendere: i primi sono calati del 2,9% rispetto al mese precedente, mentre il secondo ha registrato una contrazione del 3,5%. Dato che, se si somma a quello della produzione industriale che, sempre nel mese di gennaio, ha fatto registrare un calo del 2,3%, mai così in basso da 5 anni, mostra come il settore sia tutt’altro che in ripresa. Insomma, mentre Padoan, sapendo che ultimamente i “tecnici” non sono proprio graditi nell’area Dem, sembra che stia provando a fare il “politico”, diffondendo e difendendo il verbo renziano tanto da meritarsi anche gli elogi dell’ex premier via e-news (“Con Padoan sono legato da un personale rapporto di stima e amicizia”), resta da capire se con Bruxelles si profila all’orizzonte un nuovo braccio di ferro. E i presupposti ci sono tutti.