Germania avanti con il salario minimo. Ma mancano i lavoratori specializzati
19 Luglio 2008
Altissima tassazione, bassi salari e scarse opportunità di carriera. E’ questo il quadro a tinte fosche con cui il Governo di Große Koalition dovrà misurarsi negli ultimi dodici mesi di legislatura, secondo un recente studio commissionato al gruppo di ricerca Prognos dal Ministero dell’Economia. In particolare, l’indagine rileva come ad abbandonare la Germania siano sempre più i lavoratori specializzati e i manager – 160.000 nel solo 2007 -, attratti dalle condizioni economiche più favorevoli presenti in Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti. D’altro canto, i nuovi arrivati nella Repubblica federale ammontano, con riferimento allo stesso anno, ad appena 23.000 unità e la mancanza di manodopera in settori strategici per un paese, la cui produzione è tradizionalmente caratterizzata da manufatti ad alto valore aggiunto, incomincia a farsi consistente: stando ad un indice elaborato dal Ministero del lavoro, particolarmente richiesti sarebbero oggi gli ingegneri, gli esperti in settori hi-tech, i biologi e i matematici.
Ma come mai la Germania non attrae più cervelli da ogni angolo del continente? Semplice, a causa di un sistema impositivo tra i meno trasparenti al mondo e di uno Stato sociale elefantiaco e dispendioso. Due leve, quella fiscale e quella dei tagli alla spesa, che il Governo di compromesso tra socialdemocratici e democristiani non ha tuttavia la benché minima intenzione di toccare, preferendo al contrario limitarsi ad operazioni di più modesta entità, che solo parzialmente sembrano seguire la via di una maggiore integrazione economica.
A tal proposito vanno a buon diritto annoverate le misure predisposte dal Gabinetto presieduto da Angela Merkel nella giornata di ieri. Entro fine anno, infatti, cadranno definitivamente quelle barriere legali transitorie che ponevano restrizioni alla libera circolazione dei lavoratori altamente specializzati tra i dieci nuovi Stati membri (quelli del 2004 per intendersi) e la Repubblica federale; stessa cosa dicasi nel campo dell’agricoltura, dove la manodopera stagionale è molto richiesta. Infine, verranno rimossi gli ostacoli burocratici anche per coloro i quali dimostreranno di avere una buona conoscenza della lingua tedesca. Niente da fare, invece, per l’"idraulico polacco", dal momento che le disposizioni transitorie disciplinanti l’accesso dei lavoratori meno qualificati al mercato del lavoro tedesco rimarranno in vigore sino al 2011.
La medesima riunione ha peraltro licenziato un provvedimento, che se confermato e non emendato dal Parlamento, potrebbe assumere contorni preoccupanti per lo stato dell’occupazione tedesca: il famigerato salario minimo – Mindestlohn – per i mestieri meno qualificati verrà infatti esteso a nuove branche del mondo del lavoro. Quali? E’ ancora presto per dirlo. Una commissione, creata ad hoc dal Ministro del Lavoro Olaf Scholz (SPD), dovrebbe stilarne a breve un elenco; di certo, però, non vi rientreranno i cosiddetti lavori interinali. Malgrado la ferrea resistenza di ampi settori della CDU, quindi, l’SPD, ormai da molti mesi in forte crisi di consensi, ha ottenuto un piccolo successo per il proprio bacino elettorale. Scettici, se non del tutto contrari ad una legge che ingessi ulteriormente la contrattazione, si sono invece detti i liberali dell’FDP e la Confindustria, i quali non hanno certo esitato a condannare il governo per "neo-dirigismo". La DGB, associazione che riunisce le diverse sigle sindacali tedesche, ha invece accusato il Ministro Scholz di aver definitivamente abdicato alla sua promessa di combattere il dumping sociale, facendo al contrario solo del maquillage politico.