Germania, il Covid colpisce ma non uccide la destra sovranista

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Germania, il Covid colpisce ma non uccide la destra sovranista

Germania, il Covid colpisce ma non uccide la destra sovranista

14 Maggio 2020

Una delle teorie più frettolose avanzate in questa pandemia è quella secondo cui la pandemia stessa avrebbe accentuato la spinta sovranista in molti paesi. Per il momento, invece, sembra che a guadagnarne siano soprattutto i governi in carica, almeno laddove essi sono in grado di definire strategie ritenute credibili dai popoli.

Questa è la storia della Germania, dove Angela Merkel consolida la sua posizione sia verso gli altri partiti, sia rispetto ai potenziali successori. Incapace di crescere e, secondo molti addirittura in calo sarebbe invece la destra di Alternative für Deutschland. All’inizio della pandemia il partito aveva avviato una campagna molto aggressiva contro il governo, fin da subito bollato come incapace di gestire l’emergenza. Lo slogan “Merkel muss weg” ha però iniziato a ritorcersi contro chi l’aveva pronunciato mano a mano che le cifre davano ragione alla cancelliera, alienandogli almeno momentaneamente quella fetta di incerti che percepivano l’insufficienza e l’obsolescenza della leadership merkeliana.

Al momento AfD si trova a vivere un momento particolarmente problematico, come confermato da una serie di vicende, dal licenziamento dello storico portavoce del partito, che si era definito “fascista”, alle voci di una scissione poi rientrata. Emblematico è stato poi il caso della Turingia: l’ipotesi di un appoggio di AfD al governo regionale ha portato a una levata di scudi e scongiurato l’ipotesi di una “apertura a destra”. Dopo il caso della Turingia sembra che la destra tedesca sia a un punto di stallo.

Sarebbe però sbagliato interpretare la mancata affermazione di AfD come la prova che la destra abbia esaurito la sua spinta propulsiva. In realtà la partita si giocherà soprattutto una volta che si definiranno gli orientamenti del partito cristiano-democratico, che tradizionalmente intercetta il sentire di ampi settori della popolazione tedesca. Esso, proprio guardando a questa “maggioranza silenziosa”, bisogna cercare di comprendere se continuerà a sostenere la politica di apertura all’Europa e al mondo in termini politici e non meramente economico-commerciali o se, invece, privileggerà una tendenza al ripiegamento verso l’interno.

Il secondo scenario, al momento meno accreditato, potrebbe acquisire consistenza qualora la risposta definita nell’Unione Europea risultasse poco convincente per i tedeschi, o perchè troppo debole o perchè considerata troppo onerosa per la Germania. In questo senso la recente pronuncia della Corte costituzionale tedesca ha anche fornito una base giuridica per l’eventuale ripiegamento.