Gheddafi corteggia le migliori menti per conquistare l’America, poi le tradisce

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Gheddafi corteggia le migliori menti per conquistare l’America, poi le tradisce

12 Maggio 2011

Si fa chiamare Monitor Group e poteva evitare la guerra in Libia. Ma ha fallito. Muhammar Gheddafi lo ingaggia verso la metà degli anni 2000, per conquistare la fiducia dell’opinione pubblica americana. Il progetto è ambizioso: prevede operazioni negli Stati Uniti e nel Regno Unito e un’azione di sensibilizzazione dei personaggi più influenti negli ambienti della difesa, della politica estera e dei media. Dopo le violente repressioni del regime, il gruppo è stato oggetto di pesanti critiche da parte dei network americani e il Dipartimento di Giustizia ha aperto un fascicolo sulla sua attività.

Il Monitor Group è una società di consulenza strategica privata, che traghetta i propri clienti verso il progresso, contribuendo alla gestione delle relazioni esterne e all’innovazione delle strutture operative. Vende idee. Ne fanno parte le migliori menti d’America, uomini venuti dal futuro. Accademici, ex funzionari governativi, imprenditori accuratamente selezionati. Secondo documenti resi pubblici nei giorni scorsi dall’opposizione libica, la compagnia lavora per il regime dal 2006 al 2008. In questi anni, Gheddafi e l’Occidente tessono una difficile riconciliazione, iniziata dopo la rinuncia del dittatore alla costruzione di armi di distruzioni di massa nel 2003. L’accordo prevede 250.000 dollari mensili, per un totale che ammonta intorno ai 2,5 milioni di dollari.

Tra coloro che si recano in Libia c’è Richard Perle. Neocon di spicco, esperto di politica estera e grande sostenitore di Iraqi Freedom, la campagna di invasione irachena. Anche Lord Anthony Giddens, uomo di punta del Partito laburista inglese e Philip Bobbitt, autore di vari saggi di politica internazionale, docente presso alcune delle più prestigiose università americane e inglesi (Princeton, Yale, Oxford), si interessano alla questione. Esprimono la volontà di visitare Tripoli, anche George Soros, filantropo milionario americano e Francis Fukuyama, celebre autore di saggi in materia di relazioni internazionali. Altri nomi di alto profilo inclusi nell’elenco sono James Woolsey, ex direttore della Cia, George Tenet, un altro ex-capo della Cia, Thomas Friedman, editorialista del New York Times, William Kristol, del Weekly Standard, e l’ex senatore Sam Nunn.

In una lettera inviata 3 luglio 2006 a Abd Allah al-Sanusi, capo dell’intelligence libica, Mark Fuller, allora amministratore delegato del Gruppo monitor, e Rajeev Singh-Molares, dirigente della Monitor, affermano che la Libia "sta pagando l’isolamento in politica estera e in particolare la mancanza di un adeguato contatto con i leader influenti e i con pensatori contemporanei.” E ritengono che possono fare molto per il Paese. Il Monitor Group lavora per "favorire la pubblicazione di articoli positivi sulla Libia" su diversi quotidiani Usa, come il Wall Street Journal , The Washington Post  e  The New York Times . Propone di scrivere un libro sulla filosofia di Gheddafi, all’interno del quale sarebbero state riportate le conversazioni tra gli esperti occidentali e il dittatore libico. Il lavoro avrebbe mostrato al mondo che egli era "un uomo d’azione e un uomo di idee. Che Gheddafi era ben noto, ma poco compreso. Soprattutto in Occidente".

I problemi per il Monitor Group iniziano con le rivolte di piazza dello scorso febbraio. Il sangue versato dal regime segna il suo fallimento. Fuller dichiara che è stato un grave errore lavorare per Tripoli. La società si pente anche di aver aiutato il figlio di Gheddafi a preparare la tesi alla London School of Economics. Emergono complicazioni anche dal punto di vista legale: negli Usa le imprese che cercano di influenzare la politica del governo o l’opinione pubblica per conto di un governo straniero, devono registrarsi secondo le norme previste dal Foreign Agents Registration Act (FARA). In caso contrario potrebbero incorrere in sanzioni fino a 10.000 dollari,  o in cinque anni di carcere. In una nota dello scorso 6 maggio, il gruppo fa sapere di aver avviato le pratiche necessarie, mentre l’azienda continua a garantire “che i suoi dipendenti vivono e manifestano l’etica, i valori e gli standard che la caratterizzano da oltre 25 anni." La settimana scorsa, Fuller si dimette da amministratore delegato. Singh-Molares ha lasciato la società già nel 2008, per unirsi alla Alcatel-Lucent. Gheddafi li ha traditi (o l’Occidente ha tradito lui).