Giavazzi sbaglia: l’Imu va abrogata per dare respiro alle famiglie

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Giavazzi sbaglia: l’Imu va abrogata per dare respiro alle famiglie

05 Settembre 2012

Francesco Giavazzi in un editoriale de “Il Corriere della Sera“ sostiene che una delle ragioni principali per cui in Italia lo spread sui titoli del debito pubblico rimarrà alto nonostante gli interventi eventuali della Bce è che negli ambienti internazionali si teme che, dopo le elezioni previste per il prossimo anno, in Italia vada al potere un raggruppamento politico che non intende adeguarsi alle politiche di rigore, necessarie per il pareggio del bilancio, che servono a rendere solvibile l’Italia, onerata da un pesante debito pubblico.

Giavazzi poi sostiene che il governo Prodi, per vincere le elezioni nel 2006, permise che avrebbe modificato la riforma delle pensioni, e vinte le elezioni mantenne la promessa, apportando ad essa una modifica che faceva perdere 10 miliardi in un decennio. Mi permetto di osservare che se questa fosse stata la colpa del governo Prodi, circa il problema delle pensioni, non si spiegherebbe come la riforma Fornero ora comporti un risparmio di spesa a regime di 20 miliardi annui, un po’ più di un punto di Pil, non lo 0,066 % del Pil all’anno.

Il Professor Giavazzi ricorda poi che Silvio Berlusconi nella successiva campagna elettorale promise che avrebbe abolito l’Ici sulla prima casa che rendeva 2 miliardi annui senza spiegare come avrebbe fronteggiato il mancato gettito e che, vinte le elezioni, mantenne la promessa. Si trattava di una perdita di gettito pari a 0,13 del Pil all’anno a fronte di un gettito fiscale di 650 miliardi annui, pari al 42% del Pil e non fu certo difficile trovare la copertura. Per sventare il timore che può derivare dall’abrogazione dell’Imu sulla prima casa o di una contro riforma delle pensioni nei mercati internazionali il professor Giavazzi propone che i due maggiori partiti che si accingono a correre nella campagna elettorale, ciascuno con il proprio programma, si impegnino alla politica di rigore, sottoscrivendo ora, tramite una risoluzione parlamentare, un patto garantista che dovrebbe essere loro richiesto dal presidente del Consiglio attuale, Mario Monti e che dovrebbe valere per la prossima legislatura.

Tale patto verrebbe sottoposto al controllo di due eminenti senatori a vita, che saranno presenti in tale futura legislatura: ovvero, l’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che non verrebbe rieletto a tale suprema carica e pertanto avrebbe il posto di senatore per il resto della sua vita e Mario Monti che, sempre secondo Giavazzi, non sarebbe più presidente del Consiglio e, per conseguenza, usufruirebbe del laticlavio, di cui il presidente Napolitano lo ha insignito, prima di dargli l’incarico di presidente del Consiglio del governo tecnico. Il Pdl, nella risoluzione parlamentare dovrebbe impegnarsi a non abrogare l’Imu sulla prima casa, mentre il Pd dovrebbe impegnarsi a non modificare la riforma delle pensioni, che l’attuale governo ha adottato (peraltro con un macro pasticcio sugli “esodati”). La nuova procedura che Francesco Giavazzi propone è chiaramente un segnale di abdicazione dalla democrazia.

Infatti, il rispetto della risoluzione parlamentare, votata da due partiti di opposti indirizzo che si confronteranno nella sfida elettorale, secondo questo schema, non dovrebbe essere controllato da soggetti istituzionali, eletti democraticamente, ma da due senatori a vita, uno dei quali – Mario Monti – non è mai stato eletto ed è presidente del Consiglio di un governo tecnico. In sostanza, i maggiori partiti italiani dello schieramento parlamentare dovrebbero preventivamente spogliarsi del loro potere di rappresentanza popolare e affidarsi a due ottimati che dovrebbero sorvegliare la loro buona condotta.

Tralascio l’aspetto antropologico di questa formulazione: da un lato, fra i “demiurghi”, abbiamo un uomo politico di sinistra ex comunista, che per questa sua origine appartiene alla specie dei politici eticamente ed intellettualmente superiori; dall’altro lato, abbiamo un presidente del Consiglio la cui superiorità etica è assicurata dal fatto che ha presieduto un governo di “tecnici” e che nel suo curriculum ha solo prestigiosi incarichi tecnici, che gli sono stati affidati da partiti sia di centro-destra che di centro-sinistra, e non anche incarichi politici affidati dal centro-destra o da partiti della Prima Repubblica come il Psi o le correnti della Dc non simpatizzanti dell’allora Pci.

Ma vengo al merito della questione. Come il professor Giavazzi ammette, l’Imu sulla prima casa ha un gettito di 3,3 miliardi. Vorrei chiedere per quale ragione si deve pensare che i mercati finanziari internazionali trarrebbero un sospiro di sollievo all’apprendere che l’ipotetico governo di centro-destra non abrogherebbe questa parte di un’imposta, l’Imu, che rende 20 miliardi? Non c’è forse una profonda differenza, per i problemi di copertura e per quelli strutturali, fra la proposta, che il Pdl fa, di ridurre sia pure solo dello 0,2% del Pil il carico fiscale e l’eventuale proposta che il Pd potrebbe fare di retrocedere dalla riforma delle pensioni, che rende a regime più di un punto di Pil? Per chi crede in una formula di capitalismo di concorrenza, fondata sul risparmio e sulla proprietà diffusa, è desiderabile ridurre di 0,2 punti la spesa pubblica per liberare dal balzello di questa mini patrimoniale i milioni di famiglie che hanno avuto “la colpa” di acquistarsi la casa.

Si tratta di dare, alle famiglie che la vogliono comprare, un messaggio di fiducia in un indirizzo di politica economica e sociale, basato sull’iniziativa e la responsabilità individuale, sulla virtù del risparmio, in un mondo che crede, invece, nella virtù keynesiana della spesa in deficit e nel governo paternalista. Questo patto non va sottoscritto con due ottimati, ma con gli elettori.