Giuseppi: ecce homo. Da illuminato a capro espiatorio
29 Gennaio 2021
E così nelle prossime ore si compirà il destino di Giuseppi, l’avvocato di Volturara Appula approdato, per curiose congiunzioni astrali, alla presidenza del consiglio dei ministri.
Sull’inadeguatezza del personaggio al ruolo e ai compiti istituzionali, sul suo dandismo quale arte di governo che ha “reificato” la giacchetta tagliata corta da provinciale inurbato rispetto ai contenuti politici, sul suo “innamoramento del ruolo” che lo ha portato ad una ingiustificata sopravvalutazione dei propri mezzi, è stato detto tanto.
Tra poche ore, forse qualche giorno, vedremo come il sipario calerà sull’esperienza dell’autodefinitasi “avvocato del popolo”, che, per dirla parafrasando Omero “infiniti lutti ha addotto agli italiani”.
Giuseppi ha giocato la sua partita da generale senza truppe proprie, con inesperienza di combattente ma con grande esperienza di “fureria amministrativa”.
Il dandismo del comportamento, l’eloquio educato, la cravatta e la pochette trasformati da cose in simboli di arte di governo, la professione affabulatoria di matrice avvocatesca reiterativa dei medesimi concetti in un esercizio dialettico infinito a tesi obbligata, avevano fatto dire a Grillo di essere di fronte ad un “illuminato”. Elevato naturalmente rispetto ad un ceto politico screditato e diviso.
Ma la dura realtà effettuale, in fin dei conti, impone il suo inappellabile verdetto. Delle Tre Parche manca solo Lachesi pronta a tagliare il filo (dell’esperienza politica).
In questi giorni paragonano Giuseppi ad un Erasmo Gattamelata o ad un Colleoni senza truppe proprie in maniera forse impropria. Racconta il Bandello che la Repubblica Fiorentina, impressionata dalle dottrine sulla milizia civica propugnate dal Machiavelli, lo avesse investito del relativo comando. Il povero Machiavelli, più aduso, per sua ammissione, al colloquio con gli Antichi Scrittori che alla spada ed all’alabarda, tentava con scarso successo di organizzare in forma marziale la milizia civica su una piazza fiorentina. Con effetti tra il comico ed il disastroso.
Alla scena assisteva, secondo le cronache, Giovanni Dalle Bande Nere che, nel momento di massima confusione dell’improvvisata milizia, pose la sua figura accanto a quella del Machiavelli e, con il solo suono della voce, ricompattò in forma marziale la milizia improvvisata.
Il carisma, l’arte di governo intesa come conoscenza degli uomini e delle istituzioni, non si improvvisa. E’ inutile girarci intorno.
Non esiste e mai esisterà proprietà transitiva per cui un ottimo ingegnere, avvocato, chirurgo debba, per il solo fatto di essere eccellente nella sua professione, essere eccellente anche nella professione politica e, in particolare, nelle capacità di governo.
Nelle tragedie greche vi era il momento del “deus ex machina”, e cioè il momento in cui, sulla scena, irrompeva il dio che scioglieva gli arcani e, ripristinando l’ordine delle cose, reimmetteva nella società civile l’ordine in luogo del caos, la giustizia in luogo dell’ingiustizia.
In Occidente, gli dei e, in fin dei conti, anche il dio delle religioni monoteiste sono soccombenti da tempo di fronte al “dio del capitalismo” che si è fatto religione. E, non a caso, nell’attualità, il più grande evento pandemico non è più rappresentato da quello sanitario (nonostante ritardi, in un tempo congruo, i vaccini faranno la loro parte) bensì da quello economico, il cui peso graverà sulle future generazioni per oltre un trentennio.
Il principio dell’incompetenza orgogliosamente esibita ed arrogantemente affermata quale prevalente di fronte alle competenze specialistiche irrise e sfottute, l’dea bislacca che qualunque “quisque de populo” possa fare il ministro dell’economia, il premier, il ministro degli esteri o qualunque altra carica apicale istituzionale, sta finalmente crollando sotto il peso di un durissimo esame di realtà.
E Giuseppi, come nell’esempio del Machiavelli, imbottito di formule giuridiche – ma, nella sostanza privo di moneta elettorale – rappresenta il capro espiatorio perfetto.
D’altronde gli si applica, a pennello, il noto detto “…a lui ben esser deve…se fu solo all’onor solo alle pene”.
Ecce homo.Che l’avvocato del popolo venga giudicato dal popolo!