Gli ambientalisti bocciano lo spot sul nucleare con la propaganda del no
27 Dicembre 2010
In questi giorni monta ancora la polemica sollevata dalla pubblicità trasmessa in televisione per conto di Forum Nucleare Italiano. Il messaggio è chiaro: si invita il pubblico a informarsi della questione nucleare e contribuire al dibattito nel sito internet del committente.
I toni sono pacati: mentre scorrono le immagini di una partita a scacchi, vengono succintamente menzionati i nodi del confronto tra chi si oppone e chi è favorevole al nucleare.
Il portale sul web promosso nello spot propone studi, approfondimenti, opinioni a dimostrazione delle opportunità che si celano dietro l’opzione nucleare, ma non manca di render disponibili prese di posizione di senso opposto, come sta a dimostrare il link nella home page ad un disegno di legge proposto da alcune associazioni ambientaliste contro il nucleare.
L’operazione è condotta nella totale trasparenza. È noto il suo costo: 6 milioni di euro. È nota la società che lo ha ideato: la Saatchi & Saatchi. È noto l’intento: riaprire il dibattito sul nucleare a 23 anni di distanza da un referendum votato sotto una spinta emotiva e in condizioni. Chicco Testa, in un contributo pubblicato nel sito del forum, commenta: “Nel frattempo moltissime cose sono cambiate, quell’incidente può essere valutato in una prospettiva storica, un’altra generazione di italiani è cresciuta e ha il diritto di discutere di un tema che da allora è stato cancellato dal dibattito nazionale. Gli italiani hanno diritto di sapere perché in tutti gli altri paesi del G8 si continua a produrre energia nucleare e perché l’energia nucleare sta rinascendo nel mondo… il referendum del maggio 1987 non bocciò formalmente il nucleare, né stabilì la chiusura delle centrali. Quella decisione fu politica. I tre quesiti su cui si votò erano relativi all’abrogazione di tre norme secondarie”.
Non si fa mistero su chi sia e cosa voglia il Forum Nucleare Italiano. Ne fanno parte principalmente atenei e imprese. È evidente che sono queste ultime a finanziare il forum.
Gli EcoDem e alcuni gruppi ambientalisti hanno sin dal principio posto polemicamente la domanda: chi finanzia la campagna di comunicazione (che loro chiamano propaganda) in atto? L’illazione secondo cui sarebbero i contribuenti a pagare l’iniziativa va senz’altro respinta. Il sito e la pubblicità non risultano siano state finanziati con risorse pubbliche. A pagare sono imprese, per lo più quotate in borsa, che vogliono essere competitive nel mercato elettrico. Per essere competitive devono individuare le tecnologie più efficienti e investire su di esse. A tal fine si avvalgono dei contributi di ricercatori e studiosi, capaci di consegnare gli strumenti conoscitivi utili ad indirizzare le proprie strategie di investimento. Infine, per non incontrare l’opposizione dell’opinione pubblica, devono diffondere e mettere a fattor comune le conoscenze raccolte, spiegare le proprie scelte, attuali e future.
Le polemiche sollevate dalle associazioni ambientaliste esprimono un atteggiamento di chiusura preconcetta che stenta a riconoscere la libertà di espressione dell’altro.
Il fronte ambientalista si è spaccato di fronte alla questione nucleare: molti, infatti, riconoscono la validità dell’atomo per abbattere le emissioni di CO2 e fermare il riscaldamento globale che secondo questi ne consegue. Forse è proprio questo ad inasprire gli animi dei critici.
Eppure gli stessi quesiti sull’iniziativa del Forum Nucleare Italiano che oggi vengono posti dagli ecologisti potrebbero esser rivolti alle stesse associazioni ambientaliste. Le campagne di denuncia antinucleare, che spesso fanno leva sul catastrofismo, da chi sono pagate? Si scoprirebbe allora che le associazioni con più iscritti, registrate presso l’elenco del ministero dell’ambiente istituito con la legge 349/86, percepiscono dei contributi pubblici, utilizzati per le proprie iniziative. Più l’associazione acquista visibilità con campagne dai toni accesi, più iscrizioni riesce a raccogliere e meglio riesce a garantirsi l’accesso ai finanziamenti pubblici riconosciuti dalla legge.
È giusto prestare attenzione al modo in cui è impiegato il denaro pubblico. Sarebbe forse meglio che lo Stato si astenesse dal finanziare campagne di informazione che rischiano sempre di essere tacciate per messaggi propagandistici. Secondo una tale impostazione, è auspicabile che la campagna di informazione sul nucleare prevista dal decreto 31/10 e mai iniziata venga lasciata nel dimenticatoio. A questo punto, andrebbero però soppressi anche i canali di finanziamento pubblico regionali e statali a favore delle associazioni ambientali impegnate in campagne di informazione/propaganda di vario tipo.
Non sembra però questo il caso di una pubblicità, quella diffusa dal Forum Nucleare Italiano, che invita l’opinione pubblica e le sue articolazioni ad un confronto onesto, su un piano scevro di pregiudizi e slanci demagogici.