Gli attori gongolano, gli automobilisti no. E Galan parte ma in salita

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Gli attori gongolano, gli automobilisti no. E Galan parte ma in salita

27 Marzo 2011

236 milioni di euro, ripartiti in 149 milioni per il Fondo Unico per lo Spettacolo, 80 milioni per la tutela del patrimonio culturale e 7 milioni per gli istituti culturali. Questa la dote portata dal decreto legge varato mercoledì dal Consiglio dei Ministri nel giorno dell’addio al governo di Sandro Bondi. Sommate a quelle già stanziate nel decreto mille proroghe – 15 milioni per le 14 fondazioni liriche e 3 milioni ciascuno per la Scala e l’Arena di Verona – le risorse per il FUS arrivano per il 2011 a 428 milioni di euro, il 5% in più rispetto al montante del 2010. Inoltre l’aumento dell’accisa andrà a finanziare le misure di agevolazione fiscale per l’industria cinematografica per 90 milioni di euro, permettendo l’abrogazione del tanto contestato contributo straordinario di un euro sul biglietto del cinema che avrebbe dovuto essere introdotto dal prossimo 1 luglio.

I teatri hanno immediatamente disdetto lo sciopero nazionale, mentre il mondo del cinema ha reagito con toni non sempre composti. A testimonianza di un rapporto difficile tra i cineasti e l’attuale maggioranza, ai commenti invero corrosivi da parte di alcuni autori al provvedimento – “era quello che ci spettava” – hanno risposto i titoli e le prime pagine dei principali quotidiani di riferimento del centrodestra – ad esclusione del Foglio – sintetizzabili nello slogan benzina più cara? Colpa di Moretti & C.

Senza dubbio uno dei compiti più ardui del nuovo ministro sarà quello di sanare o perlomeno ricomporre questa frattura, uno iato già forte a causa dei reciproci pregiudizi ideologici e ulteriormente allargato da due anni di feroci polemiche. Molta accortezza dovrà essere riservata inoltre in sede di conversione del decreto: lo strumento dell’aumento dell’accisa sui carburanti non è dei più popolari, soprattutto nell’attuale congiuntura di crisi petrolifera. In sede di dibattito parlamentare, quando gli effetti del conflitto libico saranno ancora più evidenti di adesso con inevitabili ripercussioni sui prezzi alla pompa, sarà un elemento da non trascurare.