Gli scenari internazionali dietro i cambiamenti politici in Georgia
20 Novembre 2012
La Georgia è da sempre un paese importante per la politica estera dei grandi paesi occidentali, che da oramai molti hanno tentano di portare la propria influenza in quella difficile zona del Caucaso, in cui la Russia, ha sempre esercitato la sua totale supremazia.
Oltre alla Federazione Russa, ci sono altri tre paesi (la Georgia, l’Armenia e l’Azerbaigian) che condividono la stessa zona e che determinano l’identità politica e le alleanze della suddetta regione. Il Caucaso è una zona delicata per noi occidentali, poiché è in grado di garantirci molteplici alternative in un eventuale approvvigionamento delle risorse energetiche provenienti dal Mar Caspio e dall’Asia Centrale. Le possibilità in grado di permetterci di diversificare la lista dei nostri fornitori e di diminuire sensibilmente la nostra dipendenza energetica quasi totale dalla Russia, ci sono, e passano anche per il Caucaso.
Di conseguenza gli Usa e l’Ue hanno sempre dato un’importanza vitale alle azioni che mirano al coinvolgimento politico economico e sociale dei paesi caucasici. Nonostante questi tentativi politici, la regione del Caucaso rimane comunque sotto il dominio russo che può contare su una strettissima alleanza "all inclusive" con l’Armenia e su un partenariato stabile (anche se ricattato) con l’Azerbaigian.
La Russia ha anche un altro tipo di agevolazione che le permette di regnare sul Caucaso senza grossi problemi: la “compatibilità dei modelli politici”. Quindi, a parte la recente storia comune e i legami storici importanti tra Mosca e i paesi del Caucaso, ci sono altri fenomeni importanti che pongono il Cremlino in netto vantaggio.
Sia l’Armenia che l’Azerbaigian condividono il modello politico russo, cioè autocratico (pur con le debite differenze), e quindi entrambi riescono a relazionarsi fra loro con una sorprendente facilità. Ed infine, c’è il conflitto di Nagorno Karabakh che rafforza a dismisura l’importanza della Russia per ognuno di questi paesi. Insomma, lo status quo politico-militare attuale del Caucaso, assicura la durevolezza nel tempo all’influenza russa.
L’unico appoggio relativamente stabile per l’Occidente è la Georgia, che è sempre stata in controtendenza rispetto alla posizione Russia e che con l’arrivo di Saakashvili e la destituzione di Shevardnadze, ha portato una " nuova classe dirigente" con la promessa di portare la democrazia nel paese, e quindi, di meritare, almeno nel tempo, un appoggio politico importante da parte degli Usa e dell’Ue.
Sfortunatamente, si è trattato solamente di una grande operazione mediatica, che descriveva falsamente la veloce democratizzazione del paese mentre in realtà, veniva costruito un regime che in nome del cambiamento del vecchio sistema politico, "privatizzava" intere istituzioni di stato. Dietro alcuni cambiamenti di facciata, veniva creato uno stato completamento subordinato al partito politico di Saakashvili, che per molti anni ha regnato senza nessuna forma di opposizione politica all’interno del parlamento.
Nei primi anni di gestione, Saakashvili, ha ricevuto un occhio dovutamente critico dall’Occidente, ma con il supporto degli Stati Uniti e dei nuovi paesi membri dell’Unione Europea il governo di Misha ha avuto un deciso "decollo".
Ovviamente il partito di Saakashvili si è rivelato il classico partito in cerca del potere assoluto, il quale, obbedisce ciecamente solo al proprio autocratico leader. Operazione mediatica a parte, il governo georgiano, non era molto diverso da una tipologia di governi che noi oggi conosciamo in Bielorussia o in Azerbaigian.
La realtà dei fatti è scioccante. Il vecchio regime si è occupato esclusivamente (fino al mese scorso), della lotta ai propri oppositori politici con ogni mezzo illegale immaginabile. Arresti ingiustificati, sparizione delle persone, torture subite in prigione e la diffamazione dei politici dell’opposizione come spie del Cremlino. Metodi incivili e scorretti introdotti dal 2007. Parallelamente, erano riusciti ad impadronirsi di ogni tipo di business proficuo del paese facendo fiorire una corruzione d’elite.
Oggi, che almeno una parte importante del regime è stata smantellata, la Georgia rimane comunque in una situazione politica complessa. Il nuovo governo del paese deve trovare la necessaria forza e la determinazione per portare avanti le proprie promesse elettorali (occuparsi della società) e ultimare la "pulizia" della Georgia da una piccola e morbosa dittatura corrotta che ha sfigurato e disfatto le istituzioni dello stato.
Spaventati e in cerca di sopravvivenza, il presidente Saakashvili e i suoi sudditi hanno iniziato a chiedere il sostegno, di natura quasi personale ai suoi ex partner politici europei e americani. Per garantirsi l’impunità dalle proprie azioni criminali, Saakashvili ha tentato di far apparire i recenti arresti dei suoi ex ministri, come una persecuzione politica nei suoi confronti.
È ovvio, che difficilmente il furbo tentativo "del regime in agonia" riuscirà a confondere le acque per l’ennesima volta. Per quanto dolorosa possa essere, i nostri alleati americani devono ammettere una volta per tutte di aver puntato su una persona sbagliata. Da un po’ di anni l’amministrazione Obama si fa sfuggire segnali importanti provenienti da Tbilisi che spesso, anche involontariamente, hanno legittimato le azioni di Saakashvili.
L’Unione Europea si è rivelata molto più lungimirante in questo caso e ha cominciato ad ascoltare i segnali prevenienti dalle varie ONG locali ed internazionali, dall’opposizione del paese e dall’ufficio di Ombudsman locale, che dipingevano un quadro politico estremamente preoccupante.
Detto ciò, l’Europa si trova di nuovo in una situazione difficile. Il nostro interesse in Georgia e quindi nel Caucaso è sempre molto importante, ma questa volta, dobbiamo assicurarci che il nostro appoggio politico, economico e addirittura militare vada verso un interlocutore che rispetti i nostri valori e guidi il paese verso una democrazia reale, funzionale e verificabile. Non ci resta che aspettare e vedere se l’alleanza di Ivanishvili si rivelerà all’altezza della situazione.