Gli scheletri del Bnd imbarazzano il governo di Berlino

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Gli scheletri del Bnd imbarazzano il governo di Berlino

30 Marzo 2010

L’idea di scrivere la storia delle operazioni del BND, l’ufficio dell’Intelligence esterna della Germania, dal 1956 in avanti rischia di portare qualche guaio d’immagine a Berlino. Adesso che il segreto di Pulcinella, l’impiego di circa 200 ex criminali nazisti nelle fila dei servizi segreti subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, è diventato di dominio pubblico, anche alcuni maestri dello spionaggio tedesco mostrano di stracciarsi le vesti, peraltro a tempo scaduto.

"E’ sempre stato chiaro che il BND ha avuto un passato oscuro" – ha affermato Hansjoerg Geiger, alla guida di quell’agenzia dal 1996 al 1998 " ma non pensavo fino a questo punto. Sarà bene che si continui a seguire la linea della trasparenza, in modo da dimostrare che chi oggi è al lavoro, non ha nulla da spartire con quegli anni ".

In realtà, non fosse che per il lungo periodo trascorso da allora, nessuno dubita di questo.
Storici, addetti ai lavori e giornalisti sono semmai al lavoro per provare a capire il vero ruolo giocato dai reduci nazisti nelle dinamiche dello spionaggio dell’allora Germania ovest.

Alcuni documenti entrati in possesso della Frankfurter Allgemeine Zeitung dimostrano come i tentativi del BND di ripulire i suoi ranghi dalle scomode presenze di soggetti sovente implicati in brutali omicidi e massacri in Polonia, Russia e nella stessa Italia (basti pensare al famigerato Johannes Clemens, conosciuto come " la tigre di Como" e noto per il brutale trattamento riservato ai prigionieri che cadevano sotto le sue grinfie), siano partiti con grande ritardo.

Il sospetto di alcuni è che chi comandava l’Intelligence berlinese nel periodo della contrapposizione col comunismo sovietico abbia pensato d’approfittare dell’esperienza di elementi rotti alle imprese più spregiudicate oltre le linee nemiche.

Nulla si può escludere, anche se bisogna dire che fu proprio Reinhard Gehlen, storico comandante in capo dello spionaggio teutonico, già ufficiale dei servizi segreti della Wehrmacht, notando strane mosse di Mosca, a istituire un nucleo interno d’ investigazione, chiamato Unit 85, e affidato ad Hans – Henning Crome, chiamato a stanare personaggi imbarazzanti ed equivoci.

Crome, testimone ancora in vita dell’accaduto, governava la sua squadra di cacciatori di nazisti dalla soffitta della villa del suo capo ed ottenne risultati importanti.

Da spia accorta e previdente, Gehlen archiviò il materiale raccolto in fusti impermeabili, depositati in vari siti delle Alpi austriache, e utilizzò il tesoro d’ informazioni durante la sua guida del BND.

Figura leggendaria, la sua, nel mondo dell’Intelligence.

Gli Stati Uniti lo reclutarono subito dopo la fine della guerra per le sue eccezionali capacità, che non delusero mai le aspettative della Cia, con la quale collaborò in decine di azioni coperte soprattutto nei paesi legati all’Unione Sovietica.

Memorabile l’"Operation Surprise", con la quale Gehlen riuscì ad infiltrare verso est almeno cinquemila uomini.

Non si può escludere che i dati riemersi sulle tracce nazionalsocialiste nell’organigramma del servizio segreto tedesco portino ora nuovamente alla ribalta la vecchia storia, mai completamente chiarita, della fuga di gerarchi e attendenti delle SS e della Gestapo verso i lidi sudamericani.

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