Gli stupri dei migranti? Per il governo svedese si combattono con i fumetti educativi

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Gli stupri dei migranti? Per il governo svedese si combattono con i fumetti educativi

25 Settembre 2017

Quella delle violenze sessuali riconducibili a migranti di origine musulmana sembra aver ormai assunto in tutta Europa i connotati di un’emergenza che non si può più far finta di non vedere. Il tassello che proprio qualche giorno fa si è aggiunto alla mappa delle aggressioni riguarda la Baviera, uno degli Stati più popolosi della Germania, dove, solo in un anno, gli stupri commessi dai migranti sono cresciuti del 91 per cento.

Del fenomeno ne stanno adesso prendendo maggiore consapevolezza un po’ tutti, anche i Governi, provando a correre ai ripari con misure che tuttavia, in concreto, possono fare poco o nulla. A Parigi, proprio nel pieno dell’estate, è stata per esempio lanciata un’applicazione per smartphone che, sfruttando la tecnologia della geolocalizzazione, consente di individuare quelle “No-Go Zone” assolutamente da evitare perché ad altissimo rischio di violenza. Potrebbe essere una trovata utile, le recensioni le attribuiscono anche un buon rating essendo arricchita dalle segnalazioni di chi, in quelle zone, ci è passata e le conosce bene. Ma nessuno si fa illusioni sul fatto che una App possa contenere un problema irrimediabilmente grave.

In Svezia si è mosso addirittura il Governo con una trovata, purtroppo, altrettanto debole. Agli operatori che si occupano dell’accoglienza degli immigrati verrà presto distribuita una guida, “Youmo In Practice”, che dovrebbe aiutarli nell’impresa di educare i più giovani alla salute, al benessere e alle relazioni affettive: in altre parole, al sesso così come lo intende e lo vive la maggior parte della popolazione svedese. Promosso dal ministero della Gioventù e degli Affari Civili, si tratterebbe quindi di un libricino che spiega cosa “si può” e cosa “non si può” fare in Scandinavia, come a dire che, essendo solo un problema di conoscenza, basta  mettere in chiaro i profili di legittimità entro cui tenersi ed il problema è risolto.

I contenuti dell’opuscolo rimandano a quelli di un portale del ministero della Salute, youmo.se, attivo dallo scorso aprile e accessibile, oltre che in svedese, anche inglese, persiano, arabo, farsi e tigrinya. Attraverso frasi semplici, disegni e video cartoon, gli svedesi vogliono spiegare ai ragazzi e alle ragazze immigrate, giovani magari scappati da una guerra e sopravvissuti al naufragio di un barcone nel Mediterraneo, che non sono costretti a sposarsi se non lo vogliono, che possono avere una relazione sessuale anche fuori dal matrimonio, che del loro corpo possono fare quello che vogliono, che è importante l’uso del contraccettivo, che i minorenni, maschi o femmine che siano, non si toccano neppure con un dito. Della normalità delle relazioni sessuali “alla svedese” fanno parte anche quelle omosessuali, come lasciato chiaramente a intendere nel bacio tra due ragazzi di uno dei brevi cartoon promozionali.

Funzionerà? Il dubbio è forte, e non solo perché il fenomeno degli stupri causati da immigrati è ormai ad uno stadio avanzato. Sbagliata è la premessa: sembra quasi che si vogliano colmare semplici lacune di conoscenza tra due “mondi” diversi, quando invece il problema è culturale, identitario, e riguarda lo status delle donne, considerate nell’Islam inferiori all’uomo e prive di autonoma dignità. Quando, poi, l’inutile sforzo riparatore avviene proponendo un’apertura a temi, come quello dell’omosessualità, che – è risaputo – nel mondo musulmano rappresentano un tabù, il rischio è che la campagna diventi una pericolosa (inconsapevole?) provocazione.