Gli Usa restano nel mirino del terrorismo

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Gli Usa restano nel mirino del terrorismo

13 Dicembre 2007

Si attende a Miami il
verdetto del processo dei “Liberty City Seven”, un gruppo di militanti islamici
accusati di aver pianificato un attacco terroristico per distruggere le Sears
Tower di Chicago,  sul genere dell’11
settembre. I giurati hanno difficoltà a trovare una posizione comune, ma
dovranno comunque riuscirci perché il giudice si è rifiutato di considerare il
processo un ‘mistrial’, come è accaduto un paio di mesi fa in Texas nel caso
della Holy Land Foundation, l’ente di beneficenza accusato d’inviare fondi ai
terroristi di Hamas mentre dichiarava di fare donazioni al popolo palestinese.
La conseguenza di un ‘mistrial’ (e cioè di un ‘non verdetto’), è che si deve dar
vita a un nuovo processo, sempre che l’accusa non molli il caso. Le difese
delle  organizzazioni cosiddette di
beneficenza li considerano come loro piccole vittorie e rivelano perfettamente%0D
un sistema giudiziario tutt’altro che efficace contro il terrorismo.

Basti pensare che grazie
a una recente investigazione di Steven Emerson, autorità in materia di
terrorismo negli Stati Uniti, è venuto fuori che uno dei giurati per il
processo della Holy Land, un certo William Neal, avrebbe intimorito gli altri
giurati. Stando alla testimonianza di tre dei giurati, Neal cercava di
ridicolizzare ogni prova avanzata dai procuratori, alzava la voce, insultava i
suoi colleghi e, convinto dell’innocenza dei membri della HLF, si rifiutava di
discutere o ammettere l’evidenza. Non solo, Neal ha dichiarato apertamente alla
stampa locale che gli altri giurati, poiché di bassa estrazione sociale, erano
ignoranti sulla questione israelo-palestinese e che non considerava Hamas un
gruppo terroristico. Secondo gli altri giurati, non voleva neanche prendere in
considerazione le prove raccolte in quindici anni d’indagini. Prove che la
stessa Autorità Palestinese ha confermato, procedendo alla chiusura di vari
comitati di beneficenza in Cisgiordania, alcuni dei quali fondati proprio dalla
HLF, che Hamas usava per trasferire fondi ai suoi militanti.

Il processo si è concluso
a Dallas il 22 ottobre senza che la giuria sia arrivata ad un verdetto.
L’organizzazione ha colto al volo l’occasione per accusare il governo americano
di abuso di potere e richiedere che l’iscrizione della Holy Land Foundation
nella lista nera degli enti che finanziano il terrorismo venga cancellata. Ma
in questo caso, il processo andrà avanti, ed è altamente improbabile che sull’iscrizione
sarà fatta marcia indietro. Il governo si è basato su prove rilevanti fornite
dal Dipartimento del Tesoro che associano inequivocabilmente l’HLF a Hamas:
sette volumi di 3.120 pagine di documentazione che l’organizzazione non è
riuscita  a contestare; i suoi beni pertanto
rimarranno confiscati.

Chi critica il governo
americano per abuso di potere dovrebbe tener conto di alcuni casi recenti
legati al finanziamento del terrorismo: nel 2005, un certo Sami al-Arian è
stato dichiarato innocente per accuse simili a quelle che riguardano l’HLF: in
seguito sarà lo stesso al-Arian ha dichiararsi colpevole per aver procurato finanziamenti
e aver fatto operazioni per conto della Jihad Islamica Palestinese. All’inizio
del 2007, due uomini che finanziavano Hamas sono stati dichiarati innocenti a
Chicago. Uno è stato poi condannato a 135 mesi di carcere, mentre l’altro è
stato arrestato l’estate scorsa per aver mentito in un processo civile circa
l’uccisione di un teen-ager americano in Israele per mano di Hamas.

Il processo alla HLF ha messo
in luce inoltre la connessione tra il CAIR (il Council of American Islamic
Relations) e diverse organizzazioni terroristiche. L’ente no-profit di
Washington cerca di fare pressioni sul Congresso per ottenere la derubricazione
dal processo in quanto danneggia la sua immagine. E’ però emerso dalla sua dichiarazione
dei redditi, che il CAIR è associato a una lunga lista di gruppi terroristici.
Nelle carte del processo alla HLF, i procuratori federali citano il CAIR come
membro americano della Muslim Brotherhood, che manda fondi a gruppi
terroristici in tutto il mondo, inclusi Hamas e al-Qaeda. Non è una sorpresa:
uno dei suoi pezzi grossi, Abdurrahman Alamoudi, era uno dei maggiori
finanziatori di al-Qaeda negli Usa e si trova ora in prigione per aver
pianificato azioni terroristiche. In una registrazione, si lamentava del fatto che
Bin Laden non avesse ucciso abbastanza americani negli attentati ai consolati in
Kenya e Tanzania del 1998. Un altro del comitato direttivo del CAIR, Mauthanna
al-Hanooti, è legato allo sceicco Mohammed al-Hanooti, coinvolto negli attacchi
al World Trade Center del 1993. La lista dei membri del CAIR implicati in
attività terroristiche è lunga, ma per riassumere il loro pensiero basta una
citazione tratta da un discorso di Ahmad, fondatore del CAIR che si fregia di
essere un moderato, risalente a circa dieci anni fa: “L’Islam non è in America
per essere uguale ad altre fedi, ma per diventare dominante”.

Tornando al caso dei
Liberty City Seven, il procuratore ha detto ai giurati nelle sue considerazioni
conclusive che Narseal Batiste, un modesto costruttore che viveva in un
capannone a Liberty City, e i suoi sette “soldati”,  ordivano un piano per destabilizzare il
governo americano lanciando attacchi che avrebbero creato panico di massa e
confusione. Il loro arresto nel giugno del 2006 è seguito a un’operazione del
FBI in cui un informatore in borghese che si spacciava come esponente di
al-Qaeda era riuscito a farsi rivelare i loro piani. La difesa sostiene che
Batiste fingeva di essere un terrorista per compiere una frode. Nella sua
deposizione, ha dichiarato di aver inscenato di avere un piano per abbattere le
Sears Tower con l’informatore “fratello Mohamed” per farsi dare 50.000 dollari
che avrebbe poi usato per fondare un’organizzazione religiosa no-profit senza
poi effettuare l’attacco. L’accusa ribadisce invece che Batiste era serio, come
dimostrano le sue conversazioni registrate nel biennio 2005-2006, in cui parla
di “grande guerra di terra” e di “uccidere tutti i diavoli possibili”. Un video
mostra Batiste e i suoi uomini giurare fedeltà ad al-Qaeda e l’informatore
chiedere agli uomini di assisterlo in un attacco al quartier generale del FBI
di Miami. Tre di loro sono anche andati a fotografare la sorveglianza dei
palazzi del FBI. Sempre secondo l’accusa, gli uomini, dai 22 ai 33 anni di età,
fanno parte di una setta estremista chiamata Moorich Science Temple, che
aderisce ai principi dell’Islam. L’indagine sul gruppo è partita nel 2005 dopo
che un commesso di una drogheria di origine yemenita ha rivelato al FBI che
Batiste cercava l’aiuto di al-Qaeda per distruggere le Sears Towers. Vedremo se
questa volta per la giuria le prove saranno sufficienti.