Gli Usa rinnovano le sanzioni alla Siria e lanciano un monito ad Hezbollah
03 Agosto 2009
L’amministrazione Usa ha deciso di rinnovare le sanzioni contro la Siria. “I comportamenti di alcuni individui – ha detto Obama al Congresso – continuano a contribuire all’instabilità politica ed economica del Libano e nella regione”. Negli ultimi giorni, per esempio, gli Hezbollah filo-siriani del “Partito di Dio” libanese hanno rifiutato qualsiasi trattativa con Israele sulla questione delle Shebaa Farms, uno dei micro-conflitti tra Israele e il mondo arabo.
La scorsa settimana il quotidiano israeliano ‘Ha’aretz’ riportava che le forze armate libanesi avrebbero ammassato truppe sulla zona delle colline Kfar Shuba e delle contese Fattorie di Shebaa, che sorgono nel settore orientale della Linea Blu. I libanesi hanno esortato la popolazione a non avvicinarsi al confine con Israele, che a sua volta avrebbe rafforzato la propria presenza lungo il confine con il Paese dei Cedri. Lo stato ebraico è preoccupato per gli ultimi accadimenti in Libano e soprattutto per l’azione compiuta da alcuni libanesi, che hanno attraversato le barriere erette lungo il confine provvisorio tra i due Stati.
Le Shebaa Farms. Quest’area di 25 km quadrati comprende 14 fattorie che si trovano a sud di Shebaa, un piccolo villaggio libanese prossimo alla Linea Blu, il confine tracciato dalle Nazioni Unite; gli abitanti della zona sono prevalentemente arabi sunniti. Il territorio alle pendici del monte Hermon non è come tutti gli altri, qui ruotano e si intrecciano interessi di diversa natura, a partire da quelli di natura strategico-militare. Lo Stato libanese e l’Hezbollah rivendicano il controllo dell’area con l’appoggio di Siria e Iran. Quando l’inviato speciale americano Mitchell ha chiesto la collaborazione siriana per rafforzare il processo di pace in Medio Oriente, il presidente Assad ha posto come precondizione il ritiro israeliano dalle Fattorie di Shebaa e quindi dal Golan, occupato dallo Stato ebraico dopo aver vinto una guerra.
La Siria afferma di aver ceduto le fattorie al Libano decenni fa, quando una Commissione mista libanese-siriana ebbe il compito di definire meglio i confini tracciati dalle potenze coloniali. Sia il Libano che la Siria hanno presentato alle Nazioni Unite delle carte geografiche che comproverebbero l’appartenenza delle fattorie al Libano, mentre la comunità internazionale considera Israele uno potenza occupante.
Parliamo di un territorio fertile e ricco di acqua. Pur essendoci stati degli sforzi per arrivare a progetti condivisi di sfruttamento comune di queste risorse, i risultati sono stati sempre deludenti per il fiorire di continue dispute. Sebbene il decimo punto della risoluzione 1701 dell’Onu chiedesse al Segretario Generale di “sviluppare in collaborazione con i partner internazionali e le parti coinvolte, la demarcazione dei confini internazionali del Libano, specialmente in quelle aree dove il confine è soggetto a dispute o incerto, compresa l’area delle fattorie di Shebaa”, le questioni di frontiera fra i vari stati della regione restano ancora aperte.
A questo vanno aggiunte le ambizioni di Hezbollah. Lo sceicco Nasrallah ha più volte ripetuto “la lotta armata contro Israele non finirà con la conquista delle fattorie di Shebaa”. La Siria stessa non ha una gran voglia di ridefinire i confini con il Libano, consegnandogli la definitiva sovranità sull’area. Israele potrebbe anche convincersi a un ritiro ma una proposta che puntava a mettere la zona sotto il controllo dell’Onu è naufragata tra i palazzi del potere di Beirut e Damasco.
La spinta degli Stati Uniti è fondamentale per risolvere questa contesa di confine, un piccolo passo nella strategia di più ampio respiro orchestrata dall’amministrazione americana per affrontare i problemi del Medio Oriente. Ma le sanzioni alla Siria mostrano che Obama per adesso procede con i piedi di piombo.