Grano dalla Bielorussia, l’ultima bufala di Putin

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Grano dalla Bielorussia, l’ultima bufala di Putin

Grano dalla Bielorussia, l’ultima bufala di Putin

04 Giugno 2022

Cento giorni dopo la invasione dell’Ucraina – la guerra lampo più fallimentare della storia moderna – il criminale di guerra Putin torna a prendere per i fondelli l’Occidente. Il capo del regime russo dice che il grano ucraino potrà transitare dalla Bielorussia del suo amico Lukashenko, quello che va vestito come un generale della armata rossa.

Forse Putin pensa che nelle cancellerie occidentali vi sia ancora qualcuno disposto a dare credito a queste bufale. Le navi del grano sono bloccate nel Mar Nero dai russi, con il rischio di una crisi alimentare globale. Il capo del Cremlino è ancora al suo posto solo perché il resto del mondo continua a pagargli gas e petrolio. 800 milioni al giorno. Siamo noi come degli idioti che finanziamo lo sforzo bellico russo, questo deve essere chiaro.

L’Ucraina ha perso il 20 per cento del suo territorio dall’inizio della guerra, ma la resistenza fiera di questo Paese ha sventato il blitz da operetta che voleva rovesciare Zelensky e imporre a Kiev un governo fantoccio. Il contrattacco dell’esercito ucraino ha costretto i russi a ripiegare sul Donbass, che i russi credevano di avere già in tasca. Gli ucraini ancora combattono per tenerselo. Non è chiaro il numero di vittime civili, stupri e sequestri di persona di cui dovrà rispondere il presidente russo. Sette milioni di ucraini hanno dovuto fuggire dalle loro case dall’inizio della guerra. Putin non ha capito che farebbe bene a smetterla di fare il gradasso.

Le sanzioni continueranno, nonostante i piagnistei di Goldman Sachs. Gli americani andranno avanti fornendo altre armi e munizioni agli ucraini. Nessuno crede più a Putin. Se avessimo una Europa degna del nome che porta, questo buffone al potere non si sa più neanche da quanti anni, con il suo giubbottino da parvenu arricchito in settimana bianca, la spia che vent’anni fa se ne tornò mestamente dalla Berlino liberata a fare il tassista a Mosca, sarebbe già davanti a una corte internazionale. Come chi lo ha preceduto in Medio Oriente.