Grazie a una politica nuova a Roma torna a splendere la casa delle vestali

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Grazie a una politica nuova a Roma torna a splendere la casa delle vestali

30 Gennaio 2011

Lascia senza fiato la vista che si gode dalla terrazza che dalla Via Nova, al di sotto della Domus Tiberiana, si affaccia sulla Casa delle Vestali. Grazie a un prezioso recupero promosso dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Roma e dal Commissario Straordinario Roberto Cecchi, cittadini e turisti possono godere nuovamente di un angolo del Foro Romano non più visibile nella sua interezza dal 2002, sebbene rappresentasse il cuore della religiosità civile di età repubblicana e imperiale.

La dimora in cui erano alloggiate le sei sacerdotesse dedicate sin dalla pubertà al culto di Vesta e alla perpetua accensione del focolare che ne incarnava la fisica rappresentazione, con l’atrio di oltre 1500 metri quadri e le tre vasche d’acqua, gli alloggi, due dei quali conservano ancora tracce del mosaico pavimentale, la cucina, il mulino, il forno e il triclinio, è stata interessata da un complesso intervento di manutenzione e messa in sicurezza.

I lavori di consolidamento e restauro hanno riguardato anche il percorso soprastante della Via Nova con le sue tabernae, due delle quali sono state allestite e dotate di un impianto di illuminazione. Nella prima è visibile un grande mosaico geometrico a tessere bianche e nere, mentre nella seconda si può ammirare un torso di tigre in alabastro intarsiato in marmo bigio.

A pochi giorni dalla firma dell’accordo con la Tod’s di Diego Della Valle, che destinerà 25 milioni al recupero integrale del Colosseo godendo fino a due anni dal termine dei lavori del diritto di esclusiva sulla comunicazione del restauro, un altro tassello si aggiunge così all’intensa opera del Commissario Cecchi, impegnato nel ripristino, insieme ai tecnici della Soprintendenza, dell’area archeologica centrale di Roma. Una sequenza di lavori che in due anni ha portato alla riapertura dei percorsi della Vigna Barberini e delle Arcate Severiane al Palatino e del Tempio di Venere e Roma tra il Foro e l’Anfiteatro Flavio, all’inaugurazione di un nuovo itinerario archeologico nella Villa dei Quintili sull’Appia Antica, all’apertura degli ipogei e del terzo anello del Colosseo. Oltre settanta progetti in totale con un investimento complessivo di circa sessanta milioni di euro, utilizzando esclusivamente le risorse della Soprintendenza che, grazie ai notevoli incassi da bigliettazione, gode di un florido bilancio ma finora non disponeva delle capacità tecniche necessarie a porre in essere un simile piano di interventi.

Il traguardo ideale è la riapertura della Domus Aurea, chiusa nel 2005 a causa delle infiltrazioni provenienti dai soprastanti giardini di Colle Oppio provocate –  come ebbe a dire l’allora Soprintendente Angelo Bottini – da un’errata concezione degli scavi effettuati per aprirla al pubblico alla fine degli anni Novanta. Le risorse necessarie sono ingenti, ma la determinazione con cui si è proceduto negli ultimi due anni – a partire dalla decisione del Ministro Bondi di procedere alla nomina di un commissario straordinario – fanno ben sperare.