Grazie al cielo quella di Mateson è solo fantascienza
10 Luglio 2011
di Luca Negri
Immagini il lettore di guidare su di una tranquilla e semideserta strada secondaria a due corsie che corre fra le colline. È un caldo mattino di primavera, il viaggio è di lavoro, non si corre troppo ma c’è un appuntamento da onorare. Un autotreno davanti rallenta però la velocità di marcia. Lo superiamo, il camionista non sembra prenderla bene e comincia a tallonare ed inseguire con uno scopo che col tempo appare sempre più drammaticamente chiaro: distruggere l’automobile che ha davanti, uccidere.
Qualcuno avrà riconosciuto in questa inquietante situazione l’inizio di un film diretto da Steven Spielberg, il suo esordio come regista cinematografico nel 1971: “Duel”. Ebbene quel film fu sceneggiato dallo stesso autore del racconto originario: Richard Matheson, uno degli scrittori statunitensi più significativi ed eclettici fra quelli ancora in vita (classe 1926). Fanno fede le parole che quel genio della fantascienza che fu Ray Bradbury gli dedicò: “nessuna etichetta è sufficiente per lui… sia che scriva storie grottesche, horror, di science fiction o fantasy, dà sempre vita a qualcosa che valica i confini di genere”. Altra garanzia ce la offre Stephen King: “Matheson è l’autore che mi ha influenzato di più”.
In Italia è pubblicato da Fanucci, che ha da poco mandato in libreria I migliori racconti, ottima antologia per muovere i primi passi nel suo, poco rassicurante, mondo. Sono nove perfetti piccoli romanzi scritti fra il 1950 e il 1971: si parte con “Nato d’uomo e di donna”, toccante ed inquietante riflessione sulla diversità e si arriva proprio a “Duel”, il racconto più recente. C’è il Matheson che fa ricorso a cospirazioni aliene, futuribili tecnologie malvagie e sanguinari idoli arcaici (nello splendido “La preda”, che chiude il volume) ma anche quello che non ha bisogno del sovrannaturale per rendere con maestria l’orrore. Ne “La legione dei cospiratori” banali fastidi quotidiani fanno sprofondare il protagonista, commesso di grande magazzino, nella più profonda paranoia omicida. Mentre “Il nuovo vicino di casa” è un signore apparentemente innocuo ma che in realtà architetta scientificamente i sistemi migliori per distruggere la vita delle famiglie che vivono nel suo stesso quartiere. In questi capolavori, come anche nel terrificante “La casa impazzita”, piccoli eventi domestici, a tutti noi ben noti, vengono ingigantiti fino ad assumere dimensioni spaventose.
Altra caratteristica della scrittura di Matheson è quella di essere particolarmente filmica; leggendo i racconti, le immagini scorrono fluide. Infatti ha spesso impiegato il suo talento per il piccolo e grande schermo, non solo collaborando con Spielberg. Il grande pubblico forse non ignora che “Io sono leggenda”, grande successo cinematografico del 2008 diretto da Francis Lawrence ed interpretato da Will Smith, è tratto (con qualche libertà di troppo) da un suo romanzo. Ma dal 1959 Matheson lavorò come sceneggiatore per serie televisive di culto come “The Twilight Zone” (intitolata da noi “Ai confini della realtà”) e “Alfred Hitchcock presenta”. Portano la sua firma anche i leggendari film di Roger Corman che negli anni ’60 misero su pellicola alcuni capolavori di Edgar Allan Poe.
Unica vistosa lacuna della raccolta edita da Fanucci è quella di non aver inserito “L’esame”: nel 1958 Matheson prefigurava un futuro talmente agghiacciante da costringere all’eutanasia di Stato gli anziani afflitti da qualche leggera invalidità mentale. Meno male che è solo fantascienza.