Guerra e pace, l’Europa a Irpin devastata dai russi
16 Giugno 2022
Le immagini di Draghi, Macron e Scholz in visita in Ucraina per incontrare Zelensky rimarranno nella storia. I tre leader europei hanno sul tavolo diversi dossier urgenti. Gli aiuti militari, i negoziati sul grano per impedire una crisi alimentare, la candidatura all’adesione all’Unione Europea di Kiev. Ma nel vertice con il presidente Ucraino si parlerà anche della ricostruzione del Paese e delle necessità di medio-lungo periodo che stanno iniziando ad emergere, vista la furia distruttrice dei russi.
“L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea, e vuole che abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo. Il presidente Zelensky – ha aggiunto Draghi – comprende che la strada da candidato a membro è una strada, non è un punto, che dovrà vedere riforme profonde della società ucraina”.
Ucraina, Draghi guida in Italia e in Europa
Oltre a essere una fase storica decisiva per l’Europa, questo è un momento importante per l’Italia. Se Draghi non fosse presidente del Consiglio, Scholz e Macron sarebbero andati in Ucraina da soli. Grazie all’ex banchiere centrale siamo tornati a contare a livello internazionale, una garanzia che, al momento, nessun altro può dare. Ma non è solo questo il punto, Draghi non si limita ad esserci. Il primo ministro italiano nell’UE sta svolgendo il ruolo di guida tanto sull’adesione dell’Ucraina al progetto europeo quanto sulle sanzioni ai danni della Russia.
L’importanza del ruolo di Draghi, inoltre, si vede soprattutto in Italia. Mantenere la barra dritta in politica estera non mai stato facile nel nostro Paese, la storia recente lo dimostra tanto a destra quanto a sinistra. Eppure, Draghi sta collocando l’Italia in una posizione saldamente atlantista ed europeista, nonostante abbia idee dissonanti rispetto a una larga fetta di opinione pubblica.
Il sondaggio del Consiglio europeo per le relazioni estere
Il Consiglio europeo per le relazioni estere ha condotto un sondaggio d’opinione in dieci paesi (Italia, Germania, Romania, Francia, Finlandia, Svezia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Polonia) che ha portato risultati molto poco incoraggianti. L’Italia risulta il Paese in cui il numero più alto di cittadini ritiene che le maggiori colpe dello scoppio della guerra siano riconducibili a Ucraina, USA e UE. Si tratta del 27%, dodici punti percentuali sopra la media, contro il 56% che incolpa la Russia, diciassette punti percentuali sotto la media.
Ma, ahinoi, non è tutto. L’Italia risulta anche l’unico Paese in cui si equivalgono quasi le quote di chi ritiene che la Russia sia il principale ostacolo alla pace e chi, invece, ritiene che lo siano Ucraina, USA e UE. Parliamo del 39%, venticinque punti percentuali sotto la media, contro il 35%, diciotto punti percentuali sopra la media.
Come se non bastasse, il Consiglio europeo per le relazioni estere quali debbano essere i criteri su cui basare la pace. Anche in questo caso, purtroppo, siamo fanalino di coda della civiltà. Il 52% dei nostri concittadini, il 17% più della media, ritiene che l’Unione Europea dovrebbe battersi per la pace ad ogni costo, anche se dovesse significare concedere dei territori invasi a Putin. Solo il 16% ritiene, invece, che il parametro sia la giustizia; quindi, che debba propugnata la tesi per cui solo netta sconfitta della Russia possa portare la pace. Si tratta del 7% in meno rispetto alla media. L’8%, inoltre, è indeciso tra le due posizioni, una percentuale inferiore del 12% rispetto alla media nonché la più bassa in assoluto.
Le parole di Draghi sulla pace
“Vogliamo la pace, ma l’Ucraina deve potersi difendere”, ha affermato il presidente Draghi durante le dichiarazioni alla stampa rilasciate al termine dell’incontro con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. “Visitando la città di Irpin – ha spiegato – ho avvertito orrore ma anche speranza per la ricostruzione. È l’Ucraina a dover scegliere la pace che vuole, quella che ritiene accettabile per il suo popolo”. “Solo in questo modo – ha concluso – può essere una pace duratura”. Controcorrente rispetto a non pochi italiani quindi.
God save Draghi
Dopo aver visto questi numeri, a dir poco preoccupanti, non si può che apprezzare ancora di più l’operato di Draghi rispetto all’invasione della Russia in Ucraina. Con il Parlamento più populista di sempre e l’opinione pubblica più filorussa del vecchio continente, sta tenendo la barra dritta al punto da essere un riferimento in tutta l’Unione Europea. Viene da chiedersi, con un po’ di timore, che fine farà il nostro Paese dopo le prossime elezioni. Speriamo che lo spirito draghiano, alla fine, continuerà a prevalere.