Guerra in Ucraina, dal numero 2 di BlackRock un ottimismo radicato su dati economici
27 Giugno 2022
Un ottimismo controcorrente, ma radicato su dati economici e sui fatti: la guerra, a suo avviso, rappresenterà una svolta chiave nella storia del capitalismo. Ad essere convinto di questo scenario è Mark Wiedman, vice di Larry Fink, il fondatore di BlackRock, il più grande fondo del mondo con quasi 10.000 miliardi di dollari in gestione. Wiedman oggi, in una articolata intervista su La Repubblica, argomenta la sua visione del futuro economico dell’Occidente, una visione apparentemente controituitiva ma tutt’altro che utopica.
Il numero 2 di BlackRock legge infatti in modo differente i tracolli delle Borse, l’inflazione, i costi energetici alle stelle. “Sono ottimista per il medio termine perché credo che questa guerra in Ucraina rappresenterà una svolta chiave nella storia del capitalismo. Abbiamo visto aziende più responsabili. Abbiamo visto Ceo con una prospettiva globale assumere la leadership, anche per tutelare lo stato di diritto alla base di una qualunque economia sana. E abbiamo visto una straordinaria risposta sul piano energetico, una risposta che diventerà un “game changer” per un forte passaggio alle rinnovabili – spiega Wiedman -. Le aziende, ad esempio, hanno risposto all’invasione ritirandosi. E lo hanno fatto in modo autonomo tutelando l’interesse degli stakeholders, nessuno ha reagito sotto la pressione di un governo o di una legge. Le aziende americane quando ci fu l’ascesa del nazismo in Germania negli anni Trenta si comportarono in modo differente mantenendo le operazioni in Germania durante la guerra. Non c’era l’orgoglio di ritirarsi”.
Stessa visione a tinte positive Wiedman la esprime sul fronte dei rincari dell’energia. “L’impatto più importante di questa guerra sarà quello di accelerare la transizione verso un’economia a basso contenuto fossile. Su questo fronte c’è già una forte pressione della Commissione europea. Ma devo ammettere che niente muove il capitalismo più velocemente di un aumento dei prezzi: l’energia fossile è troppo cara e dunque le pressioni per passare alle rinnovabili, già potenti un anno fa, diventano oggi ancora più forti. L’altro pilastro per ridurre l’impronta fossile è il gas. Dobbiamo essere pratici, se vogliamo ridurre le emissioni in Europa e nel mondo un percorso credibile non passa solo per le rinnovabili. Tra diversificazione geografica per l’approvvigionamento di gas e rafforzamento delle rinnovabili, potremo ridurre in tempi brevissimi la percentuale di fossile sull’utilizzo energetico del 50, 60 persino del 70%”.
E infine l’analisi politica che, a detta di Wiedman, va costruita partendo dalla fotografia della crisi delle autocrazie e non delle democrazie, come qualcuno sostiene. “Negli ultimi cinque anni c’è stata una narrativa generale secondo cui le autocrazie facevano meglio delle democrazie. E questo messaggio veniva anche dalla Cina. Poi il vaccino che ha sconfitto il Covid è stato prodotto in Occidente. L’incapacità dei Paesi autocrati di avere un dibattito aperto sul Covid li ha limitati. Ed è proprio per la libertà d’espressione, per la nostra naturale autocritica che in Occidente alla fine ci siamo trovati meglio. Guardi in che condizioni si trova oggi la Russia, dove, chiaramente, c’è stato un grosso errore di calcolo su come l’Occidente avrebbe reagito all’attacco contro l’Ucraina. Non ho dubbi che negli ultimi 6-12 mesi c’è stato un forte indebolimento delle autocrazie. Le autocrazie, con tutto quel che si portano dietro in termini di limiti alla libertà , ai diritti civili, all’efficienza economica e al progresso, oggi sono in ritirata”.