Ha ragione mons. Bruno Forte, il Natale è tempo del desiderio e dell’impegno

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Ha ragione mons. Bruno Forte, il Natale è tempo del desiderio e dell’impegno

27 Dicembre 2011

Immancabile e atteso, come ogni anno, prima del pranzo di Natale, è arrivato l’appuntamento con la recita delle poesie da parte dei bambini. E’ un momento importante per loro. Glielo si legge negli occhi emozionati, carichi di aspettative. Ma è un momento importante anche per chi li ascolta, perché spesso nella spontaneità e nella semplicità delle loro parole, si riesce finalmente a recuperare il senso della festa. La grotta, Betlemme, la nascita di Gesù Bambino, fanno accantonare per un po’ tutto il resto: i regali da scartare, la tavola imbandita.

Per questo mi ha lasciato perplessa, forse dispiaciuta, il diverso tenore delle poesie che mi è capitato di ascoltare in questo Natale. Casualmente si sono trovati fianco a fianco bambini provenienti da esperienze scolastiche diverse. Quelli che frequentavano una scuola cattolica hanno recitato poesie incentrate sul significato cristiano del Natale. Le poesie degli altri bimbi, invece, si rifacevano a ben altri simboli: ai doni, alla festa, insomma, agli aspetti consumistici del Natale.

Il messaggio che ne è derivato mi ha colpito profondamente. Mi sono interrogata a lungo ma non ho trovato una giustificazione plausibile per quella che ai miei occhi è apparsa come una leggerezza imperdonabile se non un grave errore educativo. E’ questo che si insegna ai nostri figli? Dove sono finite parole come amore, pace, carità? Come possiamo pretendere che i bambini le conoscano se nessuno più si prede la briga – o forse la responsabilità? -, di ispirarle, nemmeno a Natale?

Eppure siamo in una fase storica in cui la crisi per lo meno potrebbe insegnare che il valore di certi giorni va e deve essere ricercato al di là delle cose. Che è importante volersi bene e accogliersi gli uni e gli altri.

Non è forse così che si combatte quel materialismo esasperato, quel relativismo etico che rappresentano i mali della nostra epoca? Se nell’uomo esiste l’esigenza di riscoprire la propria identità, l’essenza stessa del bene e della bontà, non è certo con l’uso dei doni, sempre più costosi e sempre più il risultato di esigenze superflue, che la si aiuta. E gli effetti li subiamo ogni giorno. Come ci ha ricordato papa Benedetto XVI, la crisi finanziaria in Europa è in gran parte basata sulla crisi etica che incombe. Ma se non ripartiamo dai nostri valori, da quei principi imprescindibili su cui è nata e si fonda la nostra società – la famiglia, la carità cristiana, l’amore per il prossimo, il rispetto della vita – come potremo superare questo momento?

Come ha detto monsignor Bruno Forte, quello che viviamo non è certo il tempo delle illusioni e delle false rassicurazioni. E’ invece il tempo del desiderio e dell’ impegno. E ancora di più a Natale: ciascuno di noi può essere un dono per gli altri, a prescindere dal molto o dal poco che può dare. La nascita del Cristo rappresenta un avvenimento che si ripete ogni anno nell’universo, ma che si può verificare simbolicamente dentro di noi in ogni istante della nostra esistenza. Questo è il senso del Natale che non si può cancellare, neanche togliendolo dalle poesie di Natale!