Habemus Rosatellum! (Alla Camera)
13 Ottobre 2017
Ci sono voluti tre giorni ma, alla fine, dopo tre voti di fiducia e il temutissimo scrutinio segreto finale, ce l’hanno fatta: la Camera ha approvato il “Rosatellum 2.0” con 375 voti favorevoli e 215 contrari. Secondo i calcoli della vigilia, ai voti di cui avrebbe potuto disporre la maggioranza sono mancati quelli di una sessantina di franchi tiratori. Il testo della nuova legge elettorale adesso passa al Senato, e anche qui, la partita in vista della sua definitiva approvazione sarà tutta da giocare.
Alta la tensione in Aula durante tutto il pomeriggio fino alla proclamazione dell’esito definitivo: Governo al completo, parlamentari nervosi, dichiarazioni di voto “ad effetto”. Patriottica quella di Luigi di Maio, il candidato premier del M5S, che, dopo aver attaccato a testa bassa tutti i sostenitori della riforma, ha chiuso il suo intervento con un “Viva l’Italia!”. Ermetica quella di Renato Brunetta, presidente dei deputati di FI, che, con diplomazia, ha detto “questa legge non ci piace” lasciando però chiaramente intendere che, loro malgrado, l’avrebbero comunque votata. Esilarante quella del capogruppo del Pd Ettore Rosato che ha avuto l’ardire di sottolineare la “coerenza” dimostrata dal premier Paolo Gentiloni nel percorso di “accompagnamento” della riforma. L’Aula l’ha accolta con un corale risolino, eppure non era una battuta.
Molti ricorderanno infatti che Gentiloni, proprio durante il suo discorso d’insediamento a Palazzo Chigi, aveva chiaramente detto che la nuova legge elettorale è compito del Parlamento, non del Governo, ma evidentemente in questi mesi qualcuno gli ha fatto cambiare idea. Non occorre un grande sforzo d’immaginazione per arrivare a capire che se Gentiloni ha ceduto è stato per le forti pressioni del suo predecessore. Quella posta dal Governo sul “Rosatellum bis”, nei fatti, è stata la fiducia che il Pd ha chiesto a tutti i suoi parlamentari. E per il momento, stando all’esito delle votazioni, sembra anche che l’abbia ottenuta, nonostante l’evidente insofferenza di chi ha lamentato una “moral suasion” ai limiti della tollerabilità.
L’Italia ha davvero bisogno di una nuova legge elettorale, soprattutto in vista dell’imminente scadenza della legislatura. Ma è evidente che il metodo adottato dal Governo per portare a casa la legge è stato davvero pessimo. La democrazia si fonda su alcuni princìpi inderogabili, e tra questi c’è quello che sulla legge elettorale non si pone la questione di fiducia, come invece è stato fatto. Al netto delle modalità con cui si è arrivati all’approvazione e di alcuni emendamenti “ad personam” (come quello già battezzato “Salva-Verdini”), la legge è accettabile ed è utile a superare la contraddizione tra i due sistemi di voto per la Camera e per il Senato derivati da due diverse sentenze della Corte Costituzionale e, come segnalato dalla stessa Consulta, tra loro incongruenti. Certo, un regolare iter parlamentare l’avrebbe potuta migliorare, ad esempio attribuendo ai cittadini un maggiore diritto di scelta dei propri rappresentanti. Ma per lo meno è costituzionale, come ha già osservato Valerio Onida, ex presidente della Consulta. Va inoltre senza dubbio riconosciuto che il “Rosatellum bis” riesce ad armonizzare l’intero meccanismo elettorale: l’introduzione di un sistema misto, che assegna alcuni seggi su base maggioritaria, altri su base proporzionale, dovrebbe omogeneizzare la rappresentanza nelle due Camere del Parlamento e quindi agevolare la governabilità del Paese.