Hamas all’Occidente: “Non siete esseri umani. Siete animali”

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Hamas all’Occidente: “Non siete esseri umani. Siete animali”

03 Novembre 2010

Venerdì scorso circa 100mila abitanti di Gaza, inclusi i soliti bambini in tenuta militare, hanno sfilato per celebrare con rabbia i 15 anni dalla morte di Fathi Shiqaqi, il leader di Hamas ed ideologo del terrorismo suicida, assassinato a Malta in circostanze misteriose (probabilmente dal Mossad) appunto nel 1995. Le parole d’ordine della manifestazione sono state le ormai classiche: “morte all’America” e “morte a Israele”.

Sono appunto quelle di Hamas, il movimento politico fondamentalista che controlla Gaza dopo la vittoria elettorale del 2006 e la violenta cacciata dei moderati di Al-Fatah costretti a ritirarsi in Cisgiordania. C’è stata però una novità: Hamas ha lanciato la proposta di un referendum contro ogni forma di accordo di pace con Israele. La nazione “sionista” va “cancellata dall’esistenza” e non vi è altra via se non la Jihad. Nessuna sorpresa, dato che lo stesso statuto di Hamas non riconosce l’esistenza di Israele. Infatti ogni mese una pioggia di colpi di mortaio e missili viene sparata da Gaza contro le città israeliane più vicine al confine. Il “cessate il fuoco” è solo sulla carta, ma il resto del mondo non se ne cura, pronto invece ad insorgere non appena Israele reagisce.

Sono tutte cose da tenere ben presenti quando si invoca per la questione mediorientale la saggia soluzione “due popoli due stati”. Su come sarebbe uno stato palestinese sotto il controllo di Hamas non mancano segnali nell’odierna gestione della Striscia. L’imposizione della legge coranica, la Shari’a, l’islamizzazione più o meno forzata è appena agli inizi, ma già le donne non possono più guidare motociclette e fumare. Poiché spesso si accusa chi solleva critiche nei confronti dell’islamismo radicale di usare fonti denigratorie perché di parte o di cadere in bieca islamofobia, è molto utile ascoltare direttamente la voce dei dirigenti di Hamas e riflettere sulle loro parole.

Preziosa in questo senso un’intervista rilasciata recentemente alla Reuters britannica da Mahmoud Al-Zahar, ministro degli Esteri di Hamas, l’uomo che cura i contatti anche con i governi occidentali (sebbene abbiano inserito il movimento nella lista delle associazioni terroristiche, non hanno interrotto la diplomazia informale). Al-Zahar è un medico chirurgo di nascita egiziana, parla un inglese fluente, gira in Mercedes ed ha perso due figli in operazioni israeliane che avevano lo scopo di ucciderlo. Il chirurgo chiarisce subito di non accettare critiche sulla Shari’a: le tradizioni islamiche meritano rispetto e l’Europa non può permettersi di criticare. “E’ un crimine islamizzare il popolo? Io sono musulmano, vivo secondo le mie tradizioni. Perché dovrei vivere sotto le vostre leggi? Noi abbiamo il diritto di impostare la nostra vita secondo la nostra religione e non secondo la vostra”. Anzi, considera Al-Zahar: “Voi non avete più una religione, siete secolarizzati”.

La prova della nostra deriva laicista si trova, a suo parere, nei costumi sessuali: “Voi non vivete come esseri umani, nemmeno come animali. Accettate l’omosessualità. Come potete criticarci?”. I musulmani sono infatti “gli unici che rispettano e onorano le donne. Voi non le rispettate, le trattate come animali”. In Occidente, ci svela il volto diplomatico di Hamas, le donne hanno “un marito e centinaia di migliaia di amanti. Voi uomini non sapete chi sia il padre dei vostri figli, a causa del vostro modo di rispettare le donne”. Insomma, “Noi vi conosciamo molto bene. Siete gente povera, povera di moralità. Non potete criticarci”. Meno che mai può farlo la Francia, rea di aver introdotto la controversa legge che proibisce alle donne l’uso del velo in pubblico. Soprattutto l’Occidente deve tenere la bocca chiusa finché si ostina ad appoggiare Israele: “Dovreste vergognarvi”.

È doveroso ammettere che Al-Zahar è un estremista ed Hamas un gruppo radicale, non tutti i musulmani la pensano in questo modo. Riguardo lo studio e l’applicazione della Shari’a, ricordiamo che sono almeno 4 le scuole di diritto. Ma la traduzione letterale è forse la più conseguente alla tradizione che vuole il testo sacro dettato al Profeta dall’arcangelo Gabriele. Non si tratta di parole solamente “ispirate”, come quelle della Torah ebraica o dei Vangeli cristiani, dunque umane, possibili di interpretazione, storicizzazione, lettura simbolica. La voce che parla nel Corano dice di essere un archetipo celeste, esistente prima ancora della creazione del mondo. È un messaggero di Dio che si rivolge a Maometto, la sua voce fa le veci di Allah, e su certe cose è molto chiaro; impone prescrizioni alimentari, sessuali, economiche e militari, oltre che spirituali.

Se l’Ebraismo ha interpretato ed ammodernato alcune delle regole veterotestamentarie (ad esempio quella sulla poligamia, caduta in disuso da diversi secoli), è più difficile per l’Islam mettere in discussione la parola non umana ma divina. Questa è la ragione per cui le eresie che hanno instaurato un rapporto più simbolico e mistico nei confronti del Corano sono sempre state perseguitate dai “legalisti”. Così è stato per i Sufi resi famosi nel nostro paese da alcune canzoni di Franco Battiato.

D’altronde è arduo interpretare simbolicamente alcuni versetti del Corano, soprattutto quelli che trattano le questioni di genere così care ad Al-Zahar. La Sura II (detta “della vacca”) recita “gli uomini sono un gradino più in alto” rispetto alle donne e stabilisce che l’eredità spettante al maschio è sempre doppia rispetto a quella per le femmine. Anche nel caso di testimonianze nei processi l’uomo vale doppio e per smentirlo ci vogliono almeno due donne. Al sesso debole è dedicata l’intera Sura IV: c’è scritto che le donne adultere vanno rinchiuse in casa fino alla morte (“o fin quando Allah apra loro una via”; fortunatamente son previsti interventi dall’alto…). Secondo la Sura XXIV (“della luce”) l’adulterio va invece punito con cento colpi di frusta.

Siamo insomma ben lontani dalla sensibilità dei Vangeli, dove Gesù Cristo salva l’adultera dalla lapidazione ricordando a tutti i potenziali aguzzini la loro stessa natura di peccatori. Si ripete spesso e correttamente che il velo integrale o parziale non è imposto dal Corano; però vi è scritto “le donne non mostrino troppo le loro parti belle”. Inoltre l’Islam permette non solo la poligamia (4 mogli per ogni uomo è il limite massimo) ma anche la schiavitù di fanciulle prede di guerra. Chi voglia approfondire la condizione della donna sottomessa alle forme più feroci dell’Islam può leggere le opere della somala Hayan Hirsi Ali, sceneggiatrice del film “Submission” che costò la vita al regista Theo Van Gogh, ucciso da un fondamentalista in una via di Amsterdam.

Noi decadenti europei, ha detto Al-Zahar, accettiamo l’omosessualità; non avviene lo stesso in molti paesi musulmani. I rapporti omosessuali sono stigmatizzati dall’arcangelo che detta a Maometto e possono essere puniti con la pena di morte in Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Somalia e Yemen. Non più in Afghanistan ed in Iraq dopo la sconfitta dei talebani e la caduta di Saddam Hussein. Prigione da un minimo di 3 anni al massimo dell’ergastolo o pene corporali si rimediano in Qatar, Algeria, Maldive. Altrove ce la si può cavare con una multa. È lecito chiedersi quali progetti coltivi in merito Hamas per il futuro stato palestinese.

Si tratta comunque di logiche conseguenze dei fondamenti della religione islamica: se non si ammette la Trinità e dunque l’incarnazione, l’essere umano, maschio o femmina, non è figlio di Dio e non viene riscattato dalla morte di Cristo in croce, ma una creatura posta ad una distanza infinita dalla divinità. La sua unica via di salvezza è la totale sottomissione. L’idea che Allah si faccia carne per amore delle sue creature è considerata una vera bestemmia e dunque la vita umana vale ben poco. Conta di più la morte che farà accedere al paradiso. Ecco perché, come disse Bin Laden, i veri fedeli islamici amano più la morte della vita. Ecco perché le donne valgono meno degli uomini: non è successo che una di loro abbia accolto il Verbo divino in grembo e poi partorito il Messia umano e divino. La donna del Corano sembra più una piacevole compagnia per l’uomo, come quella delle eterne vergini date in ricompensa ai martiri che raggiungono il paradiso.

C’è chi dice che si tratta solo di arretratezza culturale, che una mentalità simile non manca a casa nostra, si trova ancora nel Sud Italia e nella provincia profonda. Vero, ma non è giustificata dal Vangelo né dal Catechismo cattolico; si tratta invece di forme mentali patriarcali ben più antiche del cristianesimo che è venuto a sradicarle, ancora di origine pagana (basti considerare il ruolo subalterno della donna nell’antica Roma). Solitamente si definiscono medioevali barbarie come quelle espresse da Al-Zahar, ma è bene ricordare come a partire dal Medio Evo cristiano le donne europee abbiano assunto funzioni di rilievo nella storia politica, religiosa ed artistica (sante, fondatrici di ordini religiosi, regine…). La speranza è che così continuino le cose e l’Islam nella versione di Hamas non si diffonda in Medio Oriente e nel nostro continente.