I cittadini non sanno più a che Santo votarsi, ai baresi resta solo San Nicola

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I cittadini non sanno più a che Santo votarsi, ai baresi resta solo San Nicola

06 Dicembre 2011

“San Nicola, aiutaci tu”. Per un barese è molto più di un’invocazione: nasconde una fede profonda, simbolo di quel legame forte tra il Vescovo di Myra e la città che, con amore e dedizione, ne conserva le spoglie. Una città che non perde occasione di ricordare a se stessa la propria passione celebrando due volte l’anno questo legame spirituale. Il 6 dicembre – giorno in cui, secondo la tradizione cattolica, si celebra il dies natalis di Nicola – e l’8 e 9 maggio, quando la più genuina cultura popolare richiama alla memoria quei giorni del lontanissimo 1087.

Volevano salvare il corpo di quel Vescovo dagli infedeli i sessantadue marinai che si imbarcarono verso la città del Santo, caduta in mano mussulmana. I traffici con l’Oriente erano proficui, ma la Bari bizantina proprio non poteva accettare di lasciare i resti di Nicola lì, a Myra. Sotto la guida spirituale dei due sacerdoti baresi, Lupo e Grimoldo, trafugarono il corpo del Santo e, approdati a Bari, decisero di edificare la sua nuova dimora di fronte a quel mare simbolo dell’impresa. Il Santo patrono di forestieri, pescatori, avvocati, farmacisti, donne in cerca di marito e, facile da capire, marinai, da quei giorni riposa nella città che lo ha accolto, salvando, secondo la leggenda, la sua anima dalla furia infedele.

Nicola divenne, così, il patrono della città ed i baresi incominciarono ad invocarlo nei momenti difficili, a ringraziarlo per le gioie più profonde e a rispettarlo per i miracoli, rappresentazione della bontà, certo, ma anche eco della sua felicità. Lo stretto legame tra Bari e San Nicola si è cementato nei secoli ed oggi, riconosciuto dalle comunità cattoliche ed ortodosse come San Nicola di Bari, l’invocazione al Santo ha un valore tutto particolare, una candida richiesta d’aiuto che solo un Santo adottato con amore dalla Puglia può concedere.

La messa notturna, celebrata ogni 6 dicembre in quella Basilica che guarda ad Oriente, è un rito al quale i baresi rinunciano difficilmente: le parole scandite dall’altare, la notte in cui si celebra l’arrivo del protettore di forestieri e marinai nel Paradiso più celeste, acquistano un valore inestimabile, magico ed altamente spirituale. Visitare la cripta, così umida come solo al Sud può essere, e affidare i sogni e le proprie speranze al Santo che riposa a pochi passi, sono molto più di un rito al quale è difficile rinunciare: è l’esaltazione di una mentalità, di una delle tante vite possibili scelte dai baresi.

Stanotte la Basilica era stracolma, il freddo non era, poi, così tanto pungente e tutti, uno dopo l’altro, hanno affidato le loro speranze al Vescovo di Myra, oggi più che mai impegnato ad ascoltare problemi simili: forse non più donne in cerca di marito – si dice che a Nicola basti un anno per trovare uno sposo degno –, ma persone in cerca d’aiuto, investite dalla velocità dell’economia, ferite dall’asprezza della crisi. Quell’estrema richiesta d’aiuto, rivolta con gli occhi all’insù, che ha i colori dell’ultima spiaggia, ma che cela profondo rispetto ed immensa stima, quest’anno era tutta rivolta al desiderio di un Natale senza spread, ici ed iva, senza addizionali e con il sogno di un sistema sanitario efficiente, magari con un bilancio meno in rosso. Quest’anno, i sogni individuali hanno coinciso con quelli collettivi e l’invocazione – ricca di vocali aperte – “San Nicola, aiutaci tu” ha risuonato un po’ come se fosse la richiesta di un passaggio terreno, seppur veloce, per poter risollevare una terra che soffre.

La cioccolata calda, che tradizione vuole si beva nella notte del 6 dicembre, aveva oggi un sapore un po’ più amaro; guardare centinaia di baresi girare e girare il cucchiaino per far sciogliere lo zucchero, con gli occhi estasiati, felici per aver visto il Santo ed impazienti nel veder la loro richiesta esaudita, ha confermato il vecchio adagio: il Santo arriva, dove gli uomini sognano.