I dossier scottanti dell’industria italiana non sono solo Fiat e Alcoa

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I dossier scottanti dell’industria italiana non sono solo Fiat e Alcoa

09 Febbraio 2010

Non sono poche le emergenze che l’industria italiana (e, a cascata, tutto l’indotto) si trova ad affrontare in questo momento. I casi Fiat (Termini Imerese) e Alcoa (Portovesme) sono scoppiati violentemente in queste settimane, con manifestazioni, presidi davanti a Palazzo Chigi e tavoli di confronto che fino a ora non hanno spento il bottone rosso. Ma all’orizzonte ce ne sono degli altri. Aziende fagociate dalla crisi, messe ko dal crollo della domanda o da costi di produzione troppo alti, che si preparano a pagare pegno: dall’ex-Eutelia a Italtel, passando per la Glaxo e la Merloni. Emblematiche, al riguardo, le parole del numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia, che qualche giorno fa aveva riassunto così la situazione: "Oggi c’è Termini Imerese ed Alcoa ma ne potrebbero seguire altre".

Il caso Fiat. Dopo la conferma del Lingotto di voler cedere lo stabilimento di termini Imerese – che per motivi logistici e di efficienza non riesce a stare in piedi – il nuovo incontro al ministero dello Sviluppo economico è stato rinviato al 5 marzo. Circa un mese di tempo, dunque, per valutare le proposte alternative alla presenza Fiat arrivate al dicastero e per valutare le soluzioni a salvaguardia dell’occupazione. Sarà Invitalia, advisor della vertenza, a presentare probabilmente in quell’occasione una "short list" delle offerte (ieri Scajola ha parlato di circa 10 proposte).

Un altro dossier scottante riguarda la vertenza Italtel, la società di telecomunicazioni che ha confermato i 400 esuberi nell’intero gruppo e la crisi in corso alla Antonio Merloni, il gruppo elettrodomestico, in commissariamento straordinario da più di un anno, giunta ad un punto cruciale per la definizione di un accordo di programma che riqualifichi e reindustrializzi l’area, attraendo nuovi investitori. E altra bomba a orologeria è la Glaxo, multinazionale farmaceutica inglese che si appresta a chiudere il centro ricerche di Verona e a mandare a casa circa 600 lavoratori (Farmindustria e sindacati sono insorti contro la decisione di chiudere il centro ricerche e il governo si è impegnato ad intervenire).

Fiat, Alcoa, ex-Eutelia, Italtel, Glaxo: tutti casi di crisi aziendale sui quali il Governo è stato costretto a puntare il faro. Sul fronte istituzionale infatti, si profila un nuovo round di incontri istituzionali. Ad aprire l’agenda la vertenza Alcoa che ieri doveva riapprodare a Palazzo Chigi ma che, su richiesta della società, è stato rinviato a giovedì. Un incontro atteso, dopo il sostanziale nulla di fatto di martedì scorso. Un appuntamento dal quale ci si attende una parola definitiva da parte della multinazionale americana dell’alluminio sul destino dei due impianti di Portovesme e Fusina, 2000 occupati indotto compreso, alla luce del doppio impegno del governo di convertire il decreto isole entro il 22 marzo prossimo e di Bruxelles ad esaminare il provvedimento italiano in via prioritaria dal 10 febbraio. L’incontro sarà accompagnato da un nuovo presidio dei lavoratori in attesa di conoscere il destino degli stabilimenti.

E sempre lunedì sarà la volta della riapertura del tavolo al Ministero dello Sviluppo economico della vertenza sulla Antonio Merloni che dovrebbe stringere i tempi sull’accordo di programma da cui dipenderà il futuro dei circa 3 mila lavoratori a rischio. E anche questo incontro sarà accompagnato da una manifestazione proclamata unitariamente da Fim, Fiom e Uilm per fare pressing sul governo.

Il 22 febbraio prossimo, invece, sarà la volta dell’ex-Eutelia, Gruppo Omega, che ritornerà a Palazzo Chigi per aprire un tavolo istituzionale con il governo che dovrà fornire ai sindacati garanzie precise sulle commesse pubbliche necessarie ad Eutelia per proseguire l’attività. Per il 17 febbraio è attesa comunque la decisione del tribunale Fallimentare di Roma sul Commissariamento straordinario del gruppo.